Colombia, la Chiesa chiede un incontro con il governo sulla crisi umanitaria

Vatican News

Anna Poce – Città del Vaticano

“Siamo preoccupati che la risposta dello Stato alla grave situazione sociale, resa visibile attraverso le missioni umanitarie, sia solo una risposta di diniego che può contenere l’intenzione di mettere a tacere ciò che sta accadendo nel Chocó e nell’Antioquia occidentale”. È quanto si legge nella lettera inviata al presidente colombiano, il 21 gennaio 2022, dalle comunità religiose e dalle organizzazioni sociali ed etnico-territoriali del dipartimento di Chocó, diffusa ieri sul sito web dell’episcopato.

Un incontro per fermare la violenza

La missiva, inviata per richiedere un incontro con le autorità di governo, accompagnate dal Ministero pubblico (Defensoria del Pueblo e Procuradoria general de la Nacion) e dai garanti della comunità internazionale, compreso l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, arriva in seguito alla risposta del governo ai risultati, presentati il 18 novembre 2021 nella sede della Conferenza episcopale della Colombia, a Bogotà, di un rapporto sulle sei missioni umanitarie in Chocó e Antioquia occidentale. Nel dossier veniva mostrata una crisi umanitaria sempre più grave e complessa in questa parte del territorio, dove è la popolazione civile quella più colpita.

L’incontro, richiesto con urgenza, mira ad ottenere “un dialogo trasparente e rispettoso sui punti sollevati dalle organizzazioni sociali, etniche-territoriali ed ecclesiali nel documento rilasciato il 18 novembre, e ad approfondire le motivazioni e le azioni della società civile”. Ed anche a “concretizzare risposte complete, immediate ed efficaci da parte dei diversi organismi statali e governativi per fermare la violenza e affrontare la crisi umanitaria che colpisce, gravemente, la vita e la sopravvivenza delle comunità del Chocó, Antioquia occidentale e del Pacifico in generale”.

I dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari

Il conflitto interno colombiano, si è intensificato nell’ultimo anno: sono circa 73.900 sfollati nel 2021, con un aumento del 181% rispetto al 2020. Queste cifre, riportate il 14 febbraio dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), indicano che la situazione più critica è stata vissuta nella regione del Pacifico. A Chocó, Cauca e Nariño – i dipartimenti più colpiti – si concentrano oltre il 75% delle emergenze dovute a massicci sfollamenti e confinamenti. La maggior parte degli sfollati non dispone delle risorse necessarie per soddisfare i propri bisogni: protezione, alloggi temporanei, cibo, servizi sanitari, istruzione e accesso all’acqua potabile. L’Ocha ha rivelato che 65.600 persone hanno dovuto essere confinate nel Paese a causa della presenza e delle azioni dei diversi gruppi armati. Più di 85.700 persone hanno subito gravi limitazioni alla mobilità a causa dell’imposizione di coprifuoco e codici di condotta da parte dei sovversivi, con conseguenti problemi legati all’accesso a beni e servizi. Nei casi di confinamento, le comunità indigene sono le più colpite.