Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Nell’angoscia generale per le tensioni a Gerusalemme e gli orrendi attentati a Kabul, in Afghanistan, Papa Francesco, ieri, durante il Regina Coeli in piazza San Pietro, non ha dimenticato la Colombia, agitata da dodici giorni da manifestazioni antigovernative in diverse città. “Vorrei esprimere la mia preoccupazione per le tensioni e gli scontri violenti in Colombia che hanno provocato morti e feriti”, ha detto il Pontefice e, ascoltando le grida di alcuni ragazzi colombiani presenti nella Piazza, ha aggiunto: “Ci sono tanti colombiani qui preghiamo per la vostra patria”.
A Bogotà, incontro tra i leader religiosi e il presidente Duque
Parole “di speranza e di conforto” in un momento drammatico per il Paese che ancora fatica a trovare una pace stabile e duratura, dopo cinquant’anni di guerriglia. Ieri a Bogotà, i leader religiosi hanno incontrato il presidente della Repubblica, Ivan Duque Marquez, e al termine hanno rilanciato un appello comune al Governo nazionale per superare la crisi. “Temiamo un nuovo conflitto civile”, confida Camilo Zuluaga, colombiano e volontario del “Nodo Italia” a sostegno della Comisión de la Verdad, l’organismo a carattere extragiudiziale creato dallo Stato colombiano, dopo gli accordi di pace del 2016 tra governo e Farc. Presieduta dal gesuita Francisco De Roux, la Comisión nel 2021 dovrà redigere il rapporto sul conflitto armato, promuovere il riconoscimento delle vittime e concorrere a costruire un duraturo clima di rispetto, concordia e riconciliazione nel Paese. Anche se le recenti tensioni rendono il futuro sempre più incerto.
R. – Senz’altro le parole del Papa sono importanti, soprattutto nel silenzio generale della maggior parte dei capi di Stato e interpellano anche la Chiesa colombiana. Sono parole di speranza e di conforto in un momento molto difficile per la Colombia, dove una legittima protesta democratica, partita assolutamente senza alcun intento violento, è stata duramente repressa. Le cifre e le voci che arrivano dalla Colombia parlano di migliaia di feriti, oltre 500 persone di cui non sappiamo nulla, di abusi e torture da parte della polizia. Non ultima, la notizia che è stata attaccata la Guardia indigena, le popolazioni indigene scese a fare una protesta pacifica, di sostegno ai manifestanti. Sono stati attaccati da poliziotti e civili.
Qual è la paura più grande adesso?