Sesto anniversario della Giornata nazionale per la riconciliazione, istituita dalla Conferenza episcopale colombiana dopo la visita di Papa Francesco l’8 settembre 2017 a Villavicencio per sostenere il processo di pace nel Paese. A Cuba è iniziato il 2 maggio il terzo round di colloqui tra l’esecutivo colombiano e l’Esercito di Liberazione Nazionale
Sofiya Ruda – Città del Vaticano
Le delegazioni del governo colombiano e dell’ELN, la maggiore formazione guerrigliera ancora attiva nel Paese, hanno ripreso martedì 2 maggio i colloqui di pace a L’Avana con l’obiettivo principale di concordare un cessate il fuoco nelle prossime settimane e il raggiungimento di una tregua.
La pace totale di Gustavo Petro
“I colloqui sono al centro di quello che è il piano di governo di Gustavo Petro, che si è proposto di raggiungere una pace totale nel Paese che passa per la negoziazione con l’ENL, ma anche con altri gruppi paramilitari, le Farc, che ancora operano nel Paese”, spiega a Radio Vaticana – Vatican News Tiziano Breda, ricercatore nel programma IAI Attori Globali. Per la realizzazione della pace, sottolinea l’esperto, questo è un tassello necessario, su cui l’esecutivo sta puntando tutto il suo capitale politico. Nonostante le trattative, però, il conflitto armato sta continuando e il governo si trova spesso ad affrontare gli attacchi armati di questi gruppi della dissidenza, prosegue.
I principali attori dello scontro
“Il conflitto è talmente radicato in Colombia e si protrae da vari decenni, il che l’ha reso costellato di attori e di posizioni molto diverse”, aggiunge il ricercatore. Oltre al governo di Petro e i gruppi guerriglieri dell’ENL e delle Farc, ci sono anche gruppi di altra natura più strettamente legati al narcotraffico o a settori politici più conservatori, spiega. “Ci sono poi le forze di sicurezza che hanno un ruolo molto importante nel definire la direzione di questi negoziati e infine la società civile, senza ombra di dubbio la più colpita dal fuoco incrociato tra i gruppi armati e lo Stato e nel conflitto a volte tra i gruppi armati”.
Il dramma della popolazione civile
I civili si trovano, soprattutto nelle aree rurali in un fuoco incrociato, sottolinea ancora l’esperto: “Le forze della sicurezza sono spesso l’unica espressione dello Stato in quelle zone dove mancano servizi sanitari, infrastrutturali, educazione adeguata. Questi gruppi, da un lato, si propongono di creare un sistema di governance locale, però allo stesso tempo impongono la loro autorità attraverso l’uso della forza”.
I bambini impiegati nei conflitti
Durante i colloqui il capo negoziatore del governo colombiano ha affermato, dopo le ultime polemiche, che la sua delegazione continuerà a chiedere che la guerriglia elimini tutti i minori dalla guerra. Dal canto suo Il capo negoziatore dell’ELN ha negato che vi siano minori di 16 anni o guerriglieri forzati. Ha tuttavia riconosciuto che la povertà spinge talvolta i membri di alcune comunità a unirsi alla guerriglia. “Questa purtroppo è una pratica molto diffusa non solamente in Colombia – spiega il ricercatore – ma in generale dove ci sono presenze di gruppi criminali e armati. L’ELN e le Farc lo hanno ammesso di fatto nel processo di giustizia transizionale che è stato creato con gli accordi di pace del 2016”. La pratica continua ed è basata sulla necessità di avere personale in forze e sulla mancanza di alternative dei giovani che spesso finiscono volontariamente o forzosamente nelle mani dei gruppi armati, prosegue.
Il ruolo della Chiesa
La Santa Sede ha fornito sostegno e incoraggiamento durante gli storici accordi di pace del 2016 tra il governo colombiano e i guerriglieri delle Farc. Papa Francesco si è recato in Colombia dal 6 all’11 settembre 2017 per sostenere il processo di pacificazione nel Paese. “La Chiesa gioca sempre un ruolo molto importante in America Latina in quanto è una delle istituzioni e autorità morali più riconosciute. La Santa Sede e la Chiesa locale colombiana – conclude Breda – possono giocare un ruolo molto importante nel fomentare la partecipazione della società civile a questi negoziati e un’eventuale riconciliazione”.