Nel rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia si sottolinea quanto il mondo debba prendere misure più incisive per constratare il cambiamento cllimatico. Aumenta l’uso di rinnovabili (+40%), ma non è ancora abbastanza. Giuseppe Milano, segretario generale di Greenaccord: “La velocità con cui stiamo procedendo nella decarbonizzazione non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi internazionali 2030″
Leone Spallino – Città del Vaticano
Impossibile, con l’attuale utilizzo di combustibili fossili, raggiungere l’obiettivo di non superare il grado e mezzo centigrado di aumento della temperatura media globale. È questa una delle principali, e più preoccupanti, informazioni che vengono dal rapporto sull’outlook energetico del 2023, pubblicato dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea). L’Agenzia sostiene che siano necessarie misure drasticamente più incisive, pur riconoscendo che la quota di combustibili fossili in relazione alle fonti energetiche globali sia diminuita dall’80% al 73%. Questo però, non sarebbe ancora abbastanza per evitare di superare il tetto dell’aumento di un grado e mezzo deciso con gli accordi di Parigi nel 2015 e ribadito alla COP 26 di Glasgow, a novembre dello scorso anno. Così come non pare abbastanza l’incremento del 40% nell’utilizzo di fonti di energia rinnovabili. Per l’IEA, quest’anno di caldo record, rischia di minare il sistema energetico globale, pensato in relazione ad un clima più fresco. Per Giuseppe Milano, segretario generale di Greenaccord, “è chiaro che le politiche governative a livello locale, ma anche a livello internazionale, devono assumere un’altra velocità e un’altra visione. Specialmente in un momento come questo, dove le tecnologie rinnovabili sono sempre più accessibili.” In una situazione del genere, Milano aggiunge che “stride la scelta di alcuni governi di continuare a puntare su combustibili fossili e nucleare”.
Il fronte internazionale
L’Agenzia ha aggiunto che le tensioni legate alla crisi tra Israele e Palestina, potrebbero avere un impatto sullo spostamento da risorse quali gas e petrolio in favore di energie rinnovabili. Per il direttore esecutivo dell’IEA Fatih Birol, la situazione attuale può divenire simile a quella della crisi del petrolio degli anni ’70, generata dall’embargo dei paesi arabi verso l’Occidente in relazione alla guerra dello Yom Kippur. Se si dovesse manifestare una situazione del genere, l’IEA sostiene che l’incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili subirebbe un’accelerazione, argomentando che l’utilizzo di fonti quali quelle solari e eoliche comporterebbe un aumento della sicurezza energetica. “È una lettura condivisibile – aggiunge Giuseppe Milano – ed è praticamente già successo per quanto riguarda il gas con la guerra tra Ucraina e Russia. Specialmente coi tempi che corrono, l’insicurezza energetica è sicuramente un motivo in più per passare al più presto alle rinnovabili”. Per il segretario generale di Greenaccord “investire e scommettere su energie rinnovabili non è soltanto una questione di redditività, che sicuramente c’è, ma anche di pace: ci da infatti la possibilità di costruire una prospserità inclusiva”. Secondo l’IEA è infatti fondamentale proseguire con azioni internazionali condivise e importanti investimenti nel finanziamento di tecnologie pulite, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Saranno proprio misure simili a essere discusse, nella prossima conferenza delle nazioni unite sul clima, la COP 28, che inizierà a Dubai il prossimo 30 Novembre.
La società civile
Le misure che si rivolgono al cambiamento climatico, però, non passano solo dalle istituzioni: Giuseppe Milano, ricordando l’Esortazione Apostolica “Laudate Deum”, promulgata da Papa Francesco il 4 Ottobre, afferma che “ancora una volta, in continuità con la precedente Esortazione “Laudato si’”, si sottolinea in questo documento l’intima interconnessione tra giustizia sociale e giustizia ambientale, il che, naturalmente, non significa di dover delegare ai decisori politici il nostro compito di cittadini consapevoli”. Il segretario generale di Greenaccord prosegue poi spiegando alcuni comportamenti che possiamo tenere per avere un impatto positivo sul clima come “rivedere il proprio modo di spostarsi, per esempio scegliendo mezzi meno inquinanti, o consumare meno carne e avendo una dieta più sostenibile. Poi oggi si parla molto di edilizia sostenibile; anche la scelta di vivere in case efficienti da un punto di vista energetico è importante, perché l’edilizia è un settore molto energivoro. È chiaro che ciascuno di noi, da solo, può fare poco, però se si riesce a modificare il proprio microcosmo relazionale, si può effettivamente fare un’importante differenza”.