Cittadinanza

Vatican News

Alessandra Gerolin*

Oggigiorno emerge più che mai l’esigenza di porre al centro del dibattito pubblico una riflessione concernente il senso del vivere comune. Il cittadino, in quanto persona umana, è un soggetto relazionale, la cui identità si arricchisce nel continuo rapporto con le altre persone: il proprio bene, infatti, è identificabile solo nella consapevolezza dei beni comuni (A. MacIntyre), che – a loro volta – richiedono un ragionamento comune circa ciò che è bene essere ed è bene amare (C. Taylor).

Si tratta di sviluppare una riflessione condotta nell’ambito della naturale socievolezza dell’uomo, che, lungi dal costituire un rischio nei confronti della convivenza democratica, offre – anzi – quella linfa vitale senza la quale la democrazia si trasformerebbe in una “repubblica procedurale” (M. Sandel). All’interno di questa prospettiva “non è necessario contrapporre la convenienza sociale, il consenso, e la realtà di una verità obiettiva” dal momento che “tutt’e tre possono unirsi armoniosamente quando, attraverso il dialogo, le persone hanno il coraggio di andare fino in fondo a una questione” (Fratelli tutti, 212).

La ricerca della verità, infatti, non va temuta come potenziale minaccia nei confronti della convivenza democratica, dal momento che essa “è ‘lógos’ che crea ‘diá-logos’ e quindi comunicazione e comunione”; la verità – pertanto – “apre e unisce le intelligenze nel lógos dell’amore” (Caritas in veritate, 4). In quest’ottica, il primato della libertà, valore fondamentale nell’ambito della cultura contemporanea, viene riproposto a un livello radicale, in quanto condizione per la scoperta della verità e del bene (cfr. Gaudium et spes, 17).

Tale scoperta, fondamentale per il perseguimento di un “vero sviluppo umano integrale” (Caritas in veritate, 4), si realizza nella dinamica dell’incontro, a sua volta generatore di legami reali all’interno di quel percorso conoscitivo e affettivo che Papa Francesco caratterizza come la “cultura dell’incontro” (Fratelli tutti, 30). La convivenza sociale e politica, pertanto, acquista tutto il suo significato se basata sull’amicizia civile e sulla fraternità, che permettono al cittadino di riconoscersi parte di un popolo. Quest’ultimo rappresenta una realtà aperta “a nuove sintesi” ed è capace di assumere in sé “ciò che è diverso” senza, tuttavia, negare se stesso, ma piuttosto “con la disposizione ad essere messo in movimento e in discussione, ad essere allargato, arricchito da altri” (Fratelli tutti, 160).

*Docente di Filosofia morale

Ascolta il podcast del Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa

Potete ascoltare qui la serie di podcast sulla Dottrina sociale della Chiesa. La puntata è di Alessandra Gerolin, curatrice della voce “Cittadinanza” del Dizionario di Dottrina sociale.