Chiesa Cattolica – Italiana

Cinquant’anni fa la professione religiosa di Jorge Mario Bergoglio

Era il 22 aprile 1973: Jorge pronuncia i voti perpetui nella Compagnia di Gesù dove era entrato 15 anni prima. Per Papa Francesco il gesuita è un “decentrato” perché nella sua vita ha sempre Gesù al centro

Vatican News

Oggi ricorre il 50.mo anniversario della professione religiosa solenne di Jorge Mario Bergoglio nella Compagnia di Gesù: era il 22 aprile 1973. La data del 22 aprile è una delle date “classiche” in cui i gesuiti pronunciano i loro “ultimi voti” al termine del lungo periodo della loro formazione religiosa. E ciò perché il 22 aprile 1542 Ignazio di Loyola e i suoi primi compagni pronunciarono a Roma la loro professione solenne dopo l’approvazione da parte di Papa Paolo III del nuovo Ordine allora nascente. Bergoglio era entrato nella Compagnia di Gesù ben quindici anni prima, l’11 marzo 1958, ed era stato ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969.

Cristo al centro

Per Papa Francesco, come ha ricordato nell’omelia del 31 luglio 2013 nella Chiesa del Gesù a Roma, il gesuita è innanzitutto un “decentrato” perché è un uomo che ha Cristo “al centro”, ha il “Cristo sempre maggiore” (Deus semper maior). E a questa centralità corrisponde quella della Chiesa: “Sono due fuochi che non si possono separare”, perché non si può seguire Cristo se non “nella” e “con” la Chiesa:

Essere uomini radicati e fondati nella Chiesa: così ci vuole Gesù. Non ci possono essere cammini paralleli o isolati. Sì, cammini di ricerca, cammini creativi, sì, questo è importante: andare verso le periferie, le tante periferie. Per questo ci vuole creatività, ma sempre in comunità, nella Chiesa, con questa appartenenza che ci dà coraggio per andare avanti. Servire Cristo è amare questa Chiesa concreta, e servirla con generosità e spirito di obbedienza.

Lasciarsi conquistare da Dio

Un’altra caratteristica del gesuita, secondo Francesco, è che cerca Gesù sapendo che Lui lo ha “cercato prima” e lo ha “conquistato”:

Lasciarsi conquistare da Cristo. Io cerco Gesù, io servo Gesù perché Lui mi ha cercato prima, perché sono stato conquistato da Lui: e questo è il cuore della nostra esperienza. Ma Lui è primo, sempre. In spagnolo c’è una parola che è molto grafica, che lo spiega bene: Lui ci “primerea”, “El nos primerea”. È primo sempre. Quando noi arriviamo, Lui è arrivato e ci aspetta.

La grazia della vergogna  

Infine, una terza caratteristica è quello che Papa Francesco ha chiamato “la vergogna del gesuita”, la vergogna che porta all’umiltà:

Chiedere la grazia della vergogna; vergogna che viene dal continuo colloquio di misericordia con Lui; vergogna che ci fa arrossire davanti a Gesù Cristo; vergogna che ci pone in sintonia col cuore di Cristo che si è fatto peccato per me; vergogna che mette in armonia il nostro cuore nelle lacrime e ci accompagna nella sequela quotidiana del ‘mio Signore’. E questo ci porta sempre, come singoli e come Compagnia, all’umiltà, a vivere questa grande virtù. Umiltà che ci rende consapevoli ogni giorno che non siamo noi a costruire il Regno di Dio, ma è sempre la grazia del Signore che agisce in noi; umiltà che ci spinge a mettere tutto noi stessi non a servizio nostro o delle nostre idee, ma a servizio di Cristo e della Chiesa, come vasi d’argilla, fragili, inadeguati, insufficienti, ma nei quali c’è un tesoro immenso che portiamo e che comunichiamo.

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