CineMarmocchi: il primo “fungo dei film” nel parco del Giambellino

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Da quasi quattro mesi un grande fungo “magico” è spuntato a Milano, nel Giardino delle Crocerossine, il parco pubblico del quartiere Giambellino: è il CineMarmocchi, il primo e unico cinema dedicato ai bambini e ai ragazzi della metropoli lombarda. È nato grazie ad un crowdfunding civico promosso dal Comune di Milano, la raccolta fondi attraverso la quale sono stati ricavati 30 mila euro donati da 380 sostenitori. Ideato dall’associazione culturale Project W con Wanted Cinema, in collaborazione con il Municipio 6 del Comune di Milano e con Fondazione Ente dello Spettacolo della Cei, il piccolo cinema a forma di fungo è un vero e proprio polo culturale e ricreativo a misura di bambino.

Il maxi schermo acceso dalle pedalate dei ragazzi

Dopo la festa inaugurale del 3 luglio, che si può rivivere nel video linkato qui e postato sulla pagina Facebook di CineMarmocchi (dove si trova anche la programmazione), dal 14 è iniziata una programmazione estiva su un maxischermo all’aperto, alimentato da una “Bike power” ecologica, che funziona solo grazie alla pedalata di 12 spettatori su altrettante biciclette predisposte ad hoc. In questi giorni, tutte le sere, prosegue la programmazione autunnale, in attesa di spostarsi presto all’interno della casa-fungo.

L’inaugurazione del CineMarmocchi a Milano

Film e attività ispirate dalla multiculturalità

Che non è solo una sala cinematografica, come spiega a Vatican News Anastasia Plazzotta, fondatrice e amministratore della casa di distribuzione Wanted Cinema, ma un luogo dedicato alla socialità dove la programmazione dei film (anche in lingua originale con sottotitoli) e delle attività collaterali (spettacoli, mostre, laboratori all’aria aperta, letture, talk, concerti) prende ispirazione dalla multiculturalità che contraddistingue il quartiere. “Cinemarmocchi è costruito ‘alla Montessori’ – sottolinea – e punta sull’importanza dell’aggregazione, della socialità, della integrazione e non per ultimo sull’educazione al linguaggio cinematografico”. 

Biglietti a prezzi popolari ma anche “sospesi”

La programmazione, oltre alle proiezioni di film per bambini di tutte le età (nella maggior parte dei casi introdotte da spettacoli in linea con il tema del film), prevede anche laboratori per avviare i bambini allo yoga e alla conoscenza del linguaggio cinematografico attraverso il gioco. I biglietti per le proiezioni hanno un costo di 5 euro per gli adulti e 3 euro per i bambini, ma sono anche previsti biglietti famiglia al costo di 15 euro (da 4 persone in su) e “biglietti sospesi” offerti dai donatori per chi non può permettersi la spesa.

Tanti “funghi” così nei parchi dove mancano i cinema

“C’è bisogno di tanti ‘funghi’ come questo in tutti i parchi d’Italia, non dove un cinema c’è già, ma soprattutto nelle periferie” dice Anastasia nel video di presentazione di Cinemarmocchi. “È un’azione per le persone” commenta Alfred Von Escher, il progettista del cinema-fungo, artista e artigiano di origine svizzera. “Il Parco delle Crocerossine era solo un parco di periferia – spiega – Ora può diventare un parco delle persone. Vorremmo coinvolgere gli abitanti e far sì che questa casetta appartenga veramente a loro. Lo spazio pubblico si deve sentire come un prolungamento della propria casa, non solo per il decoro urbano, ma proprio per lo sviluppo della persona, e va difeso come se fosse casa propria. È bello che inizino a farlo i bambini”.

Una cultura per tutti e che dialoghi col territorio

Nel progetto-manifesto di CineMarmocchi, col quale hanno lanciato il crownfunding civico, i promotori spiegano di aver deciso di imbarcarsi “in questa follia spinti dal nostro amore per il cinema e dalla convinzione che avremo un futuro solo se la cultura tornerà a occupare un posto privilegiato nella vita di tutti i giorni, una cultura accessibile a tutti e ‘a portata di mano’. Una cultura di prossimità che sappia dialogare con il territorio”. Ed è per questo, annunciano “che cercheremo i nostri collaboratori nel quartiere e i film saranno in lingua originale con i sottotitoli per essere accessibili ai residenti, originari da tutte le parti del mondo”.

Milano e la riqualificazione del Giambellino

Per ospitare il primo CineMarmocchi d’Italia è stato scelto il quartiere Giambellino/Lorenteggio, che sta vivendo una fase di importante riqualificazione urbanistica e culturale grazie al sostegno del Comune di Milano e che, sottolineano ancora i promotori, “vedremo completamente trasformato nel giro di pochi anni. A breve, proprio a pochi minuti dal parco ci sarà la fermata della nuova linea blu della metropolitana, a pochi passi dalle fermate già utili di Inganni e Bisceglie. Aiutaci ora e vedrai il sogno realizzato domani! Anzi, quest’estate!”

CineMarmocchi all’ultima Mostra di Venezia

E così è stato. Il progetto CineMarmocchi è stato presentato da Anastasia e altre due promotrici, la responsabile marketing di Wanted Cinema Beatrice Moia e Simona Malagoli, direttrice operativa, all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, nello spazio di Fondazione Ente dello Spettacolo. Il presidente Feds monsignor Davide Milani ha motivato il sostegno della Fondazione al progetto, che punta “alla riqualificazione delle periferie attraverso il cinema come strumento educativo fondamentale per la formazione e l’integrazione dei più piccoli”. Per l’Ente dello Spettacolo quella con Wanted Cinema è un’alleanza importante, ha spiegato monsignor Milani, perché “è una società di distribuzione con uno sguardo davvero aperto sul cinema d’autore”.

Plazzotta: la risposta dei donatori ci ha commosso

Così Anastasia Plazzotta racconta come è nato il sogno di CineMarmocchi, nel pieno della pandemia e nel tempo della chiusura delle sale cinematografiche.

Ascolta l’intervista ad Anastasia Plazzotta (CineMarmocchi)

Anastasia Plazzotta, cos’è “CineMarmocchi” e come vi venuto questo sogno un po’ folle?

È uno spazio di cinema pensato per i ragazzi e per i bambini. Il sogno ci è cominciato a girare in testa quando ci siamo resi conto che non esisteva a Milano uno spazio dedicato solo ai ragazzi e ai bambini, pensato proprio per loro, colorato, a misura di bambino. E che c’era molto bisogno di una cosa del genere, soprattutto in un periodo pandemico, dove mancava il cinema, che per noi è sempre stato socializzazione, desiderio di stare insieme, di condividere l’esperienza e l’emozione in uno spazio buio che si anima. Quella magia lì mancava, in quel periodo tragico che abbiamo vissuto tutti rinchiusi nelle nostre case. I bambini, soprattutto, sono stati i primi ad essere penalizzati da questa situazione. Abbiamo cercato di reagire realizzando un progetto che veramente all’inizio era solo nelle nostre teste e siamo riusciti a farlo partecipando ad un bando, che poi siamo riusciti a vincere per ottenere quindi un finanziamento che ci ha permesso di costruire questo spazio a forma di fungo che è all’interno di un parco. Ci piaceva anche l’idea che ci fosse un rapporto anche con l’esterno: organizziamo tuttora corsi e lezioni anche all’aperto, tra l’altro in un quartiere difficile, il Giambellino, dove veramente non ci sono occasioni di socializzazione legate alla cultura neanche per gli adulti, quindi per i bambini non c’era proprio nulla. Nulla che potesse essere così interessante e soprattutto formativo: perché vogliamo anche creare tanti piccoli cinefili del futuro.

La risposta al vostro appello, al vostro crowdfunding, della gente qualunque, ma anche quella degli addetti ai lavori, vi ha un po’ stupito, è vero?

Sì, perché abbiamo semplicemente sparso la notizia e tutti hanno reagito un grandissimo entusiasmo, sia donando, sia regalandoci il loro tempo ed esperienza.  Faccio qualche esempio a caso: il critico cinematografico Paolo Mereghetti si è subito reso disponibile per fare le dediche al suo libro, personalizzate per i donatori; il regista Paolo Sorrentino idem sul suo poster, lo scrittore Roberto Saviano, poi attori e attrici che hanno voluto metterci la faccia e hanno girato dei video, che poi sono diventati un po’ virali, da condividere sui social, invitando a donare per un progetto così speciale. Siamo stati molto commossi, ci ha stupito e ci ha dato molta energia, molto forza perché anche per noi il periodo della pandemia è stato drammatico come per tutti. Ci ha dato la voglia e il desiderio di andare avanti, di continuare a fare il nostro lavoro e continuare a sognare se pure in un momento così buio per tutti.

Da quello che avete raccontato, sembra che voi crediate davvero nella capacità “terapeutica” del cinema, per guarire le periferie e le comunità un po’ abbandonate a se stesse. È così?

Sì, siamo proprio convinti del valore terapeutico del cinema. Noi proponiamo sempre un cinema che crea dibattito, che crea unità, un cinema buono, proprio per l’idea della condivisione che è essenziale. Questo fatto di stare insieme di fronte a uno schermo è terapeutico, crea dei legami, crea delle amicizie. Sì, ci crediamo.

Proprio per questo ci sarebbero altre comunità, altre periferie, altri bambini che avrebbero bisogno di un CineMarmocchi. Voi sperate di allargare l’esperienza, di coinvolgere altre realtà?

Assolutamente sì. Un tema importante da affrontare è quello dell’accessibilità: questi film devono essere accessibili per tutti, ma nelle periferie, soprattutto, non tutti possono pagare i biglietti. Per questo motivo noi abbiamo messo a disposizione, anche grazie alle donazioni, tantissimi biglietti “sospesi”, in modo che chiunque arrivi al CineMarmocchi e non abbia la possibilità di pagare il biglietto, comunque può entrare, può partecipare. Dev’essere una cosa inclusiva, per tutti, accessibile anche dal punto di vista linguistico. In un quartiere come quello ci sono persone di tante nazionalità diverse, e noi abbiamo pensato quindi anche di offrire del cinema in lingua originale, con i sottotitoli, pensando alle diverse culture e comunità che abitano in quel territorio specifico e a chi arriverà. In alcuni casi, in esperienze come questa, bisogna lasciare spazio alla gratuità, per garantire l’inclusione. La risposta da noi è stata incredibile: ai bambini, per coinvolgerli, abbiamo chiesto di darci una mano. Abbiamo detto loro: “Chi vuole partecipare a questa proiezione deve aiutarci. Venite! Aiutateci a pulire il parco”. È stata un’emozione, si sono messi a lavorare, velocissimi, tutti in fila e ad ognuno abbiamo dato un compito. Si sono sentiti responsabilizzati, hanno lavorato per entrare gratuitamente a vedere il film, e questo dà anche a loro una responsabilità, un senso civico di appartenenza ad uno spazio, ad una città. Credo che questi siano tutti valori importanti da trasmettere ai ragazzi.

A quattro mesi dall’inaugurazione, quali reazioni, quali ricordi tiene nel cuore, dei bambini e degli adulti del quartiere di fronte a questa vostra iniziativa?

Questa sicuramente è la più forte: il fatto che immediatamente si siano messi a disposizione, abbiano costruito una piccola squadra di lavoro. Un ragazzo è diventato il proiezionista per un giorno e ha anche imparato a utilizzare il proiettore. Poi è molto interessante anche la parte “green”, il senso di sostenibilità che siamo riusciti a far passare introducendo l’idea che si possa creare dell’energia pedalando e che attraverso l’energia umana tu possa azionare un proiettore e dare luce al cinema. Quando i bambini hanno capito questa aspetto si sono buttati subito sulle biciclette a pedalare e pedalare. Vedevano l’energia accumularsi e con quell’energia riuscire a fare cinema, ad accendere il proiettore. È stato emozionante per tutti.