Nel quinto anniversario dell’Esortazione Apostolica, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha coinvolto giovani da tutto il mondo nella produzione, per 12 settimane, di contenuti del documento per gli account Facebook e Instagram della Gmg. Una uditrice statunitense: per me fare quella esperienza nel 2018 è stata una occasione di grande formazione umana. Ai giovani dico: abbiate speranza e perseveranza
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Mantenere viva l’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù anche nello spazio digitale e fare proprio l’invito di Papa Francesco formulato nell’Esortazione apostolica post-sinodale Christus Vivit “Voi siete l’adesso di Dio, che vi vuole fecondi”: questo l’obiettivo della campagna social di 12 settimane – dal 25 febbraio al 25 aprile – lanciata dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita nel quinto anniversario della “lettera” ai giovani firmata da Papa Francesco il 25 marzo 2019 nella Casa Santa di Loreto, e in occasione del quale il Pontefice ha scritto oggi un messaggio. La Christus vivit è frutto dei lavori del Sinodo dei Vescovi del 2018 dedicato ai giovani, che è stato preceduto, per la prima volta, da un pre-sinodo con la partecipazione di ragazzi da tutto il mondo.
Giovani a lavoro per gli account della GMG
L’iniziativa intende far riscoprire l’attualità della Christus vivit e mantenere viva l’esperienza delle Giornate Mondiali della Gioventù e per questo il dicastero sta accompagnando nella produzione di contenuti per gli account ufficiali Facebook e Instagram della GMG (aperti a partire da quella di Madrid, nel 2011) il gruppo di giovani comunicatori che partecipano al progetto del Dicastero per la Comunicazione “Faith Communication in the Digital World”. Attraverso questo canale, con incontri e workshop, è possibile acquisire competenze sulla comunicazione digitale nella prospettiva della formazione spirituale, e contribuire ai progetti di alcuni organismi vaticani. Nella campagna social sono coinvolti anche diversi giovani che hanno partecipato alle GMG, animatori e ministri di pastorale giovanile. Ad oggi sono più di 2 milioni i follower della pagina Facebook in inglese e centinaia di migliaia quelli delle altre 20 pagine in diverse altre lingue (tra cui arabo, cinese, ucraino, vietnamita, coreano, russo). Gli account, tra i quali anche
Lei è stata uditrice al Sinodo dei giovani, nel 2018, che cosa ricorda di quell’esperienza?
Ricordo un’esperienza inaspettata di trovarsi in famiglia. Non è stata una cosa immediata, perché all’inizio non ci conoscevamo, sia fra gli uditori e uditrici, ma anche fra i padri sinodali e chi era presente, però ci è voluto veramente poco, qualche giorno. Quello che io mi porto dietro è questa esperienza di essere parte del corpo di Cristo, di vedere anche i tanti volti della sua Chiesa presenti in un’unica stanza, un’unica sala per tanto tempo. Quindi per me l’esperienza è stata altamente positiva, una ricca esperienza di Chiesa unita, nonostante le diverse parti del suo corpo.
Quali frutti sono scaturiti?
Personalmente credo che sia stato un grande dono di formazione umana. Da statunitense ho fatto esperienza della cultura italiana, vivendo in Italia, per fare la formazione nella mia associazione. Al Sinodo si è visto un insieme di doni, di necessità, di problematiche e credo che lavorare insieme, discutere si diversi temi, raggiungere qualcosa che sembrava veramente ispirato dallo Spirito Santo, è stato per tutti, dal più giovane al meno giovane, un frutto dello Spirito, un discernimento fatto insieme con la ricchezza che ognuno portava; perché, veramente, ognuno, ogni storia, ogni esperienza, ogni vissuto, portava qualcosa di grande alla conversazione che abbiamo potuto avere in quei trenta giorni. Quindi, il frutto per me è stato anche poter collaborare insieme allo Spirito Santo, con le persone che sono state chiamate al Sinodo, inclusi i giovani, che, per la prima volta nella storia della Chiesa, sono stati partecipi ad un evento del genere. Quindi ho avuto modo di sentire non solo la saggezza di chi era più avanti negli anni, ma anche quel desiderio forte e quel fuoco che abita in noi giovani.
Dopo il Sinodo, lei è stata coinvolta dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita in una serie di incontri e appuntamenti, ce ne può parlare?
Innanzitutto c’è stata una riunione, prima del Sinodo, con 300 giovani di tutto il mondo alla quale ho partecipato inserita nell’equipe dei media, quindi ho dato una mano anche sui social per coinvolgere i giovani di tutti i continenti nella preparazione del documento per i lavori del Sinodo. Successivamente al Sinodo c’è stato un forum per i giovani, a livello internazionale, per poter prendere tutti i frutti che ci sono stati negli anni precedenti al Sinodo e dal Sinodo stesso, per valutare in che modo far giungere questi frutti nelle diocesi, nelle parrocchie, fra gli amici. E questo per me è stato anche un grande dono, perché si vedeva il percorso che la Chiesa faceva insieme a noi giovani. Con questi giovani abbiamo potuto condividere la nostra esperienza del Sinodo, ma anche vedere come mettere in atto la Christus vivit, quali difficoltà avrebbero potuto esserci nelle Chiese locali, nei vari Paesi, nelle diverse diocesi e discuterne insieme, arrivare insieme ad un piccolo percorso da proporre nelle diocesi. Però credo che forse una delle più belle esperienze sia stata la preghiera insieme, come gruppo. Eravamo più o meno trecento giovani e la preghiera insieme era da brividi, si percepiva che lo Spirito Santo veramente stava lavorando insieme a noi e ci faceva fratelli e sorelle insieme nella fede.
Sono nate, poi, delle collaborazioni con il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.
Siccome ci conoscevano, come gruppo di uditori e uditrici, ci hanno chiesto di rilasciare interviste, abbiamo anche fatto un viaggio a Brindisi per parlare con alcuni giovani. So che diversi uditori e uditrici, nel proprio Paese, sono stati coinvolti in iniziative simili. La bellezza di questa esperienza di noi uditori e che siamo rimasti in contatto, quindi abbiamo condiviso proposte, cosa ciascuno potesse fare nel proprio Paese in base alla propria creatività. Per me ci sono stati questi momenti post-sinodali, qualche volta mi è stato chiesto di leggere in inglese delle letture durante qualche Messa presieduta dal Papa, altre volte ho incontrato gruppi di giovani a Roma e anche altrove.
Cosa può dirci degli altri giovani che hanno preso parte al Sinodo, sono rimasti dei contatti tra di voi?
Sono stata molto colpita da loro, ho tanta stima per ognuno di loro, perché veramente la loro esperienza è stato molto arricchente per me, credo per ognuno di noi. Grazie a questa conoscenza e a questo stare insieme e vivere insieme un Sinodo, abbiamo creato un gruppo whatsapp che è ancora molto attivo, dove ci aggiorniamo, condividiamo idee, proposte di apostolato, di coinvolgimento dei giovani nei nostri Paesi, dove ci confidiamo anche notizie belle: chi si sposa, chi ha un figlio. Io, quando mi sono consacrata ho condiviso il link della diretta, perché gli altri potessero vedermi. C’è chi è diventato il vescovo più giovane nel mondo. Ognuno, insomma, condivide anche la sua storia, come sta portando il Sinodo che abbiamo sperimentato insieme, richieste di preghiera. La comunicazione ci tiene insieme, ma ci ispira, anche, a continuare a portare il frutto del Sinodo e della Christus vivit specialmente nel mondo giovanile.
Lei è una laica consacrata, una Apostola della vita interiore, all’epoca del Sinodo dei giovani era ancora in formazione, che cosa le ha dato il Sinodo? In che modo l’ha arricchita nel suo percorso personale?
Al di là della formazione umana e dell’apertura del cuore e degli orizzonti, vivendo un’esperienza di Chiesa molto più grande di quello che di solito si vive, o forse non si vive, nel proprio piccolo, nella propria parrocchia, siccome uno degli apostolati più frequenti che noi Apostole della Vita Interiore facciamo è l’accompagnamento spirituale, il Sinodo mi ha dato l’opportunità di vedere cosa serve ai giovani di oggi, dandomi qualche spunto su come io vorrei, come voglio, vivere da apostola, perché i giovani sono stati anche molto specifici nelle loro richieste. E questo è evidente anche leggendo il paragrafo 246 della Christus vivit dove si può leggere ciò che i giovani vogliono. Ritornare a questo documento è come fare un esame di coscienza, chiedermi se sto vivendo la mia vita da consacrata a servizio dei giovani che incontro, rileggere quello che a loro serve in quest’epoca, in questo momento. Perché se è vero che giovani di cinquant’anni erano diversi e che ciò che serve al mondo giovanile oggi è differente, per me, come apostola, credo sia molto importante rifarsi questa domanda con ogni cambiamento. Perché se i giovani di cinque anni fa non sono gli stessi di oggi, forse alcune cose rimangono sempre, sempre hanno bisogno di Dio, se lo riconoscono o meno. Credo mi sia nata proprio lì, al Sinodo, la voglia di essere aggiornata su quello che serve a loro in modo da poterlo portare non solo nella mia preghiera, nella mia relazione con il Signore, ma anche nel mio apostolato, specialmente con i giovani.
Quest’anno ricorre il quinto anniversario dell’Esortazione post-sinodale Christus vivit. Quali contenuti considera dei punti di riferimento?
Me ne vengono in mente tre, nel paragrafo 112, nel quarto capitolo, il cui titolo è “Il grande annuncio per tutti i giovani”. In questo paragrafo 112 si dice: “Anzitutto voglio dire ad ognuno la prima verità: Dio ti ama”. Per me occorre ritornare a questo: ad ogni giovane che incontro devo iniziare a ricordare la prima verità, cioè che Dio ci ama, e che questo è un grande annuncio per tutti i giovani. Poi, nel paragrafo 178, si legge: “Amici, non aspettate fino a domani per collaborare alla trasformazione del mondo con la vostra energia, la vostra audacia e la vostra creatività”. Questo per me è importante perché dice di non aspettare, non aspettare di essere perfetti, di essere persone migliori, ma di accettarsi nella circostanza in cui ci si trova. I giovani hanno l’energia, l’audacia e la creatività per cambiare il mondo. Anche questo va ricordato ai giovani che incontro. E ancora il paragrafo 246 mi invita a lavorare su me stessa per poter essere una accompagnatrice degna per i giovani che seguo, perché spiega che una qualità di primaria importanza negli accompagnatori è riconoscere la propria umanità, il fatto di poter sbagliare come essere umani e quindi porsi dinanzi ai giovani senza pretese, affidandosi al Signore, anche per un proprio cammino, per poter continuare ad accompagnare loro, perché possano avere audacia, creatività ed energia nel mondo e per la Chiesa.
In occasione del quinto anniversario della Christus Vivit, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha avviato una campagna – partita il 25 febbraio e che terminerà il 25 aprile – che intende coinvolgere diversi giovani, perché ci si possa avviare alla GMG di Seoul, nel 2027. Che cosa si sente di dire ai giovani di oggi, e soprattutto ai giovani che si preparano a partecipare al prossimo incontro mondiale della gioventù?
Mi vengono in mente due parole: speranza e perseveranza. Credo che i giovani di oggi siano spesso tentati a perdere la speranza, a pensare che le cose non cambino, che la Chiesa non si aggiorni. Ma Dio ci offre questa speranza nel suo amore, nella sua misericordia e anche nell’incontro, perché l’uomo non è fatto per stare da solo. Quindi penso che una GMG, un incontro così forte di comunione e di fede, possa far rinascere quella speranza che c’è e che c’è sempre, ci sarà sempre. Però per giungere alla GMG serve la perseveranza, perché sicuramente i momenti down, i momenti difficili, ci saranno. Non sarà mai un percorso semplice, ma perseverare nella speranza è dono particolare che scaturisce da quella grazia che è la GMG, quel ritrovarsi insieme e ricordarsi che siamo tanti, non siamo gli unici a seguire Cristo e a voler accettare la propria croce per seguirlo. Quindi vorrei sottolineare che la nostra speranza è in Lui e che dobbiamo perseverare nel seguirlo.