A Roma, presso il centro culturale di Francia Saint-Louis, il convegno internazionale “Mettere la vita in gioco”, organizzato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dall’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede. Presenti atleti, manager, rappresentanti della pastorale sportiva. L’ambasciatrice Mangin: “Promozione della pace e rispetto dell’altro, binomio inscindibile nella dimensione sportiva e in quella spirituale”
Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
“Nessun atleta, così come nessuna persona, cammina da solo nella vita”. A mettere subito l’accento sulla stretta relazione tra sport e spiritualità è stato il cardinale Josè Tolentino da Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, che ha dato il via ieri, 18 maggio, ai lavori dell’intenso colloquio internazionale presso l’Istituto di cultura francese Saint Louis. La Conferenza di tre giorni dal titolo Mettere la vita in Gioco terminerà sabato 18 maggio con una staffetta della solidarietà aperta a tutti presso il Circo Massimo.
Citius, altius, fortius
“Più veloce, più in alto, più forte”: il cardinale de Mendonça ha voluto ricordare il centenario del motto olimpico ideato proprio da un ecclesiastico, il frate domenicano Henri Didon. La Chiesa – ha spiegato il capo Dicastero, citando San Giovanni Paolo II – si riconosce nei valori più umani dello sport e allo stesso tempo ha molto da offrire al mondo dello sport. Gesù è il vero atleta di Dio, che nel suo messaggio e nei suoi gesti ispira la vita e la disciplina di tutti gli sportivi. Anche Papa Francesco giunge a paragonare sport e santità quando dice: “Per me allenarmi è chiedere ogni giorno a Dio: ‘Che cosa vuoi che faccia, che cosa vuoi della mia vita?”.
Un esempio di sinodalità sportiva
Oltre una trentina i relatori che nei tre giorni del convegno si alternano sul palco dell’Auditorium di Saint Louis: rappresentanti del mondo dello sport, teologi, filosofi e sociologi, religiosi, con l’obiettivo di camminare insieme nell’approfondimento dei valori comuni e alla ricerca di nuovi elementi ispiratori. Non a caso ad aprire i lavori sono state proprio le testimonianze di chi vive nel quotidiano la dimensione spirituale dello sport. Silvia Salis, già olimpionica nel lancio del martello, ha messo l’accento sulla disciplina della rinuncia personale che caratterizza la vita dello sportivo in nome di un obiettivo più alto, il cui conseguimento non è scontato; il valore dell’ “affidarsi” completamente a qualcuno che sappia guidarti nelle difficoltà della vita e dello sport. Un tema che è stato approfondito anche da Arturo Mariani, atleta paralimpico della Nazionale italiana di calcio amputati e da Francesca Salvia, madre di due atleti professionisti.
Lo spirito olimpico
A traslare il tema del legame tra spiritualità e sport nel difficile contesto internazionale è stata l’ambasciatrice di Francia presso la Santa Sede, Florence Mangin, che ha ricordato gli imminenti Giochi Olimpici di Parigi 2024 e l’importanza determinante che lo sport può avere sulle relazioni internazionali anche nella loro fase più critica. La promozione della pace e il rispetto dell’altro rappresentano un binomio inscindibile tanto nella dimensione sportiva che in quella spirituale ed ecclesiale, ha affermato. Elementi che rappresentano i capisaldi di una profonda riflessione che può risvegliare la speranza anche nei momenti più bui della storia dell’umanità.