Chiesa Cattolica – Italiana

Chiara Lubich, vita spirituale e quotidianità nelle pagine del “Diario 1964-1980”

Ricorre oggi il 16.mo anniversario della scomparsa della fondatrice del Movimento dei Focolari. Di recente la pubblicazione in volume delle pagine intime scritte lungo l’arco oltre quindici anni: “La mia vocazione è farmi santa insieme con voi. Ho trovato il sistema del diario, scrivo gli sforzi che faccio”

Adriana Masotti – Città del Vaticano

“Abbiamo una vita intima ed una vita esterna. L’una dell’altra una fioritura; l’una dell’altra radice; l’una dell’altra chioma dell’albero della vita nostra”. Lo scriveva nel 1949 Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari o “Opera di Maria” di cui oggi si ricorda il 16.mo anniversario della morte avvenuta il 14 marzo 2008 a Rocca di Papa, Roma. Uno strumento prezioso per conoscere gli eventi esterni che hanno toccato per un ampio periodo la sua esistenza, ma soprattutto per comprendere come Chiara Lubich li ha vissuti, le loro ripercussioni sulla comprensione del carisma dell’unità ricevuto da Dio e riconosciuto dalla Chiesa, sul suo impegno nella costruzione del Movimento e nella formazione dei suoi membri, è il volume: Diario 1964-1980, pubblicato di recente dall’editrice Città Nuova. Il curatore è padre Fabio Ciardi della congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, professore emerito di Teologia spirituale e della vita consacrata.

Copertina del volume pubblicato dall’editrice Città Nuova

Il volume “Diario 1964-1980”

Il volume fa parte della Collana “Opere di Chiara Lubich”, un ampio piano editoriale che intende raccogliere in maniera sistematica il patrimonio del pensiero della fondatrice dei Focolari e rappresenta lo strumento letterario scelto per indagarne l’interiorità. Si presenta come “un diario spirituale” che ripercorre quasi giorno per giorno la sua vita nell’arco del periodo esaminato. Negli anni precedenti, prima del 1964, Chiara Lubich si era espressa sotto altri generi letterari, quello epistolare, per esempio, oppure attraverso pensieri e scritti di meditazione, come messo in risalto lo scorso anno dalla pubblicazione di una vasta raccolta di lettere scritte tra il 1939 e il 1960. Nel Diario, invece, in evidenza è il costante colloquio con Dio che l’ha chiamata e il suo lavorare, vivere e soffrire per portare avanti le ispirazioni che mano a mano coglieva nelle circostanze più diverse.

“Fra due giorni compio mezzo secolo di vita. Come passa presto il tempo! (…) Di una cosa sono contenta ed è che Dio , per questo Ideale , è stato ed è tanto amato. Questo sì! Questa gioia lasciatemela in cuore. (20 gennaio 1970)”

Atzori: pagine scritte per essere donate

Maria Caterina Atzori del Movimento dei Focolari, è laureata in Lettere classiche con indirizzo glottologico e ha conseguito la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense di Roma. Fa parte del “Centro Chiara Lubich”, dove si occupa di studi e ricerche sugli scritti della fondatrice sotto l’aspetto linguistico-letterario ed è membro del Comitato direttivo della Collana “Opere di Chiara Lubich”. Ha conosciuto personalmente Chiara e lavorato a stretto contatto con lei. Nell’intervista ai media vaticani ci aiuta ad entrare nelle pagine del Diario 1964-1980 e quindi a conoscerne l’autrice e gli aspetti centrali della proposta di vita che nasce dalla sua spiritualità, e che Chiara chiama l'”Ideale”, e quindi le ragioni profonde della sua scrittura.

“Ho letto alcune lettere che focolarini e focolarine mi hanno scritto. Come sono i tuoi figli, Maria, Madre nostra! Sono felice di aver detto il mio “sì” perché tu, Maria, e la Chiesa, avete una nuova famiglia con un nuovo sangue spirituale che potrà formare dei santi.”

Ascolta l’intervista a Maria Caterina Atzori

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2024/03/13/10/137776332_F137776332.mp3

Maria Caterina Atzori, gli scritti di Chiara Lubich contenuti in questo volume corrispondono al diario che lei tenne tra il 1964 e il 1980. Nell’introduzione lo si definisce un “diario spirituale”. Quali sono le caratteristiche di questa forma di scrittura, in generale e in questo caso specifico?

Ognuno di noi prooabilmente in qualche momento della vita ha scritto pagine di diario personale. Il diario rientra nella narrazione autobiografica perché coinvolge innanzitutto l’interiorità della persona, ha quindi di per sé una dimensione intima molto profonda. È una scrittura spontanea, immediata, perché si scrive fondamentalmente per sé stessi. Il diario di Chiara Lubich è stato definito un “diario spirituale” perché in esso si avverte un’attenzione particolare “all’azione dello Spirito nella propria vita quotidiana e nella sua Opera”, come spiega anche padre Fabio Ciardi, il curatore della pubblicazione. Queste pagine consentono di seguire il cammino spirituale della fondatrice del Movimento dei Focolari lungo tutti quegli anni, quasi giorno dopo giorno. Temi ricorrenti sono quelli che andranno sempre più stagliandosi come punti fermi della sua spiritualità: Dio Amore, Gesù in mezzo, Gesù Abbandonato, Maria, la passione per la Chiesa. E ancora: l’amore al fratello, il valore dell’attimo presente, la vita di focolare, la tensione alla santità, il desiderio di contribuire a realizzare il testamento di Gesù “Che tutti siano uno”, insomma, il suo carisma dell’unità spiegato a 360 gradi. Sono pagine di diario intime e, contemporaneamente, scritte per essere donate e condivise con gli altri, perché sgorgate da una spiritualità profondamente comunitaria.

Una delle prime domande che mi sono venute in mente riguardo a questo Diario è per quale ragione Chiara prendeva nota di ciò che avveniva intorno a lei in riferimento al suo Movimento in costruzione, per chi scriveva e se c’era un momento particolare della giornata che dedicava a questo impegno…

Non sappiamo in quale momento Chiara scrivesse il diario. Io immagino al mattino presto o subito dopo la meditazione, ma è solo una mia ipotesi. C’è comunque un dato di fatto: il volume ha alle origini diverse agende autografe, conservate nell’Archivio Chiara Lubich. Chiara utilizzava agende annuali normali, dove annotava in modo più o meno esteso riflessioni spirituali, programmi della giornata, incontri, corrispondenza ricevuta, pagine significative del Vangelo, dei Papi, di libri di sante e di santi che via via leggeva e con i quali si confrontava per cogliere poi sempre di più la specificità del suo carisma. Poi queste pagine sono state trascritte, anche per renderle disponibili – secondo il desiderio di Chiara stessa – per i membri del Movimento a lei più vicini. Infatti, se è vero che una intrinseca qualità del diario è la sua dimensione “intima”, è pur vero che per Chiara anche questa dimensione “intima” si apre verso chi le è prossimo, cioè i fratelli. Mi ha chiesto per chi scrive e per quale motivo. Ricordo una conversazione che Chiara fece nel 1965: i focolarini e le focolarine aumentavano continuamente di numero e lei avvertiva l’impossibilità di arrivare a tutti personalmente. In quell’occasione, lei stessa rivela il motivo per cui scrive il diario: “Per un dovere – dice – La mia vocazione è farmi santa insieme con voi. (…). Ho trovato il sistema del diario, scrivo gli sforzi che faccio…”. Anche questi per metterli in comune. Infatti, lei sottolinea che “una cosa che non va fatta circolare stagna, è una cosa stagnante, e allora si perde”. Dunque: la sua è vita del Vangelo vissuta che si fa parola, scrittura: per essere comunicata e donata.

Chiara Lubich ritratta in un momento della sua giornata dedicato alla scrittura

Qual è stato il primo momento in cui Chiara ha cominciato a scrivere e perché ha smesso dopo il 1980?

Vorrei precisare che Chiara comincia a scrivere molto presto, giovanissima, utilizzando vari generi letterari, ad esempio quello epistolare. Il Diario 1964-1980, ora pubblicato, è solo uno dei 14 volumi previsti per la Collana “Opere di Chiara Lubich”, un progetto del Centro Chiara Lubich che – in collaborazione con l’editrice Città Nuova – intende “comporre un corpus di opere” destinato a un ampio pubblico e finalizzato a presentare in modo ordinato, per generi letterari, il patrimonio di riferimento del pensiero di Chiara, attingendo sia a quanto è stato già pubblicato, sia a scritti inediti. Per quanto riguarda il Diario e le sue date: documenti d’archivio attestano che, pur esistendo pagine di diario già negli anni precedenti, tuttavia è il 1964 l’anno in cui Lubich incomincia a scrivere il diario in modo evidentemente consapevole. E lo fa da New York, dove arriva il 28 marzo del 1964 per incontrare i focolarini, “perché siano meno soli in questo sterminato Paese”. Da lì scrive il diario anche per il desiderio “di condividere il proprio vissuto” con quanti – sparsi nel mondo – già vivono la spiritualità dell’unità. Chiara continuerà a scrivere il Diario fino agli ultimi anni della sua vita, ma il 1980 segna comunque una svolta. Infatti, inizia da allora una nuova fase della sua produzione scritta, strettamente legata a conversazioni telefoniche quindicinali che collegano in simultanea i vari Centri del Movimento nel mondo, fatte con i più moderni mezzi di comunicazione per incrementare l’unità fra tutti. In queste Conversazioni, ora pubblicate in un altro volume della Collana “Opere”, Chiara offriva sempre un pensiero spirituale, ed è qui che dal 1980 cominciano a confluire alcune pagine di diario di quegli anni.

Che Chiara emerge da queste pagine? Quale la sua tensione, la volontà, i sentimenti prevalenti?

In Chiara la vita “interiore” alimenta la vita “esteriore” e viceversa ed è questa visione unitaria che dà unità al diario stesso e ci fa capire chi è Chiara. Nell’Introduzione al volume Fabio Ciardi lo evidenzia in modo molto efficace, scrive: c’è “una costante volontà di “vivere dentro”, di vivere in Dio, “nel soggiorno trinitario, preludio della vita che verrà”; e di “vivere fuori”, in completa donazione, comunicando fuori la vita di dentro. Sono aspetti complementari strettamente collegati: emerge una Chiara vista nella sua quotidianità fatta di gioie, di dolori, di amore a Gesù Abbandonato sempre rinnovato, di attenzione al fratello chiunque esso sia, e una Chiara più “pubblica” – ma sempre la stessa Chiara – fondatrice di un’Opera che ha raggiunto i cinque continenti: ne sono testimonianza, per esempio, le pagine che raccontano le prime udienze con Papa Paolo VI, l’apertura di nuovi focolari e la nascita delle varie “cittadelle” nel mondo, il dialogo avviato con i cristiani di varie Chiese, la fitta corrispondenza, i suoi numerosi viaggi per fondare e strutturare l’Opera che stava nascendo dal suo carisma. 

Due pagine autografe del Diario

Lei ha conosciuto bene Chiara. La ritrova in questi scritti? Che cosa la colpiva di più di lei quando ha avuto modo di frequentarla?

Sì, la ritrovo in ogni pagina. Di lei mi ha colpito prima di tutto la “luce”. Poi, conoscendola di persona, la sua autenticità e semplicità. Chiara mi ha spiegato il senso della vita. Mi ha detto, con la sua vita e con i suoi scritti che la vita è amore, che c’è un Dio che è Amore, che ha già assunto tutti i dolori del mondo, anche quelli che ci toccano oggi, e che a noi resta da fare una cosa sola: rispondere al suo Amore. Poi ho avuto il dono, al Centro Studi del Movimento dei Focolari, di avere un contatto personale diretto con Chiara e di potermi confrontare con lei anche sui suoi scritti, visti non soltanto come fonte di spiritualità e di vita, ma anche come testi che trasmettono una nuova visione del mondo che vale la pena approfondire anche attraverso studi specifici. Nel mio caso ho cominciato ad approfondire i suoi scritti dal punto di vista linguistico-letterario.

Una foto di Chiara Lubich in età giovanile

C’è una pagina del Diario che l’ha colpita in modo particolare e che ci vuol leggere?

Sì, è una pagina del 22 gennaio 1966, compleanno di Chiara. Lei scrive così: 

Oggi compio 46 anni. Il doppio di quando ho iniziato a vivere l’Ideale. Sono contenta perché d’ora in poi sarà più il tempo vissuto con l’Ideale che quello senza. Ma ho bisogno, o mio Dio, di ributtare la mia vita nel tuo cuore. Ho bisogno di incenerire il mio essere nelle fiamme ardenti dello Spirito Santo che, per tutta l’eternità e fin d’ora, dobbiamo ringraziare per averci indicato questa via dell’amore: amare, amare sempre, amare tutti. Alla fine di ogni giornata poter dire: ho sempre amato.

Poi, nello stesso giorno, commentando il passo della lettera ai Galati di san Paolo: “… e ha dato la sua vita per me” (Gal 2, 20), Chiara annota ancora:

Ognuno di noi può ripetere quanto dice l’Apostolo: per me. Mio Gesù, se sei morto per me, per me, come posso dubitare della tua misericordia? E se a quella posso credere con la fede che m’insegna che un Dio è morto per me, come posso non rischiare ogni cosa per contraccambiare questo amore? (…) Per me. Per me, Gesù, tutti quei dolori? Per me quel grido? (…) Tu mi hai generato al Cielo come mia madre alla terra. Tu pensi sempre e solo a me come a ciascun altro. Tu mi dai il coraggio della mia vita cristiana più che se avessi l’universo intero alle spalle che mi spinge. Per me. Sì, per me. Ed allora, Signore, lascia che ti dica anche io, soprattutto per gli anni che mi rimangono: per Te. 

Ecco, questa pagina ha cambiato anche la mia vita.

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