Adriana Masotti – Città del Vaticano
Il 14 marzo del 2008 Chiara Lubich moriva a Rocca di Papa circondata dall’affetto e dalla gratitudine di tanti che avevano trovato in lei una madre e una maestra nell’impegno a vivere secondo il Vangelo. Nel 1943, Chiara aveva dato inizio, senza quasi accorgersene, ad una corrente spirituale che si concretizzò in seguito in un Movimento, quello dei Focolari, al cui centro c’era la preghiera di Gesù al Padre: “che tutti siano uno”. Un mondo unito, una sola famiglia umana dove tutti si riconoscono fratelli e sorelle, è stata la costante prospettiva di Chiara secondo lo specifico ‘carisma dell’unità’ riconosciutole dalla Chiesa e che poi ha coinvolto nel mondo persone di tutte le età, le culture, le condizioni sociali.
Chiara Lubich e le novità del XX secolo
Dal 2008, ogni anniversario della scomparsa della fondatrice è per gli aderenti ai Focolari un’occasione per approfondire la sua figura e la portata del suo pensiero in tutti i suoi aspetti e le sue implicazioni, nella convinzione che di lei molto non sia stato ancora compreso appieno. Una più matura comprensione della sua dottrina è anche l’obiettivo del volume pubblicato di recente da Città Nuova editrice “Oltre il Novecento. Chiara Lubich e la storia, la letteratura e la società del nostro tempo”. Chiara ha attraversato buona parte del Novecento e vissuto l’avvio del Terzo Millennio, cogliendo i tratti distintivi di un cambiamento d’epoca. Nel libro esperti in diversi ambiti culturali e scientifici compiono approfondite incursioni nella sua esperienza collocandola nel contesto del XX secolo e rintracciando anche significative consonanze con altri protagonisti dell’epoca contemporanea che hanno aperto nuove prospettive per la vita personale e collettiva dell’umanità. Lo spiega, al microfono di Vatican News, Donato Falmi, direttore delle collane “Opere di Chiara Lubich” e “Studi e documenti” dell’editrice Città Nuova e curatore, insieme a Lucia Abignente, del testo “Oltre il Novecento”.
Donato Falmi, Chiara Lubich è stata una delle figure più rilevanti della Chiesa del XX secolo. La sua visione del mondo, la sua dottrina spirituale con tutte le implicazioni nell’ambito economico, sociale politico, si comprende con più profondità se considerate nel contesto storico in cui Chiara è vissuta. L’intento del volume “Oltre il Novecento” è contribuire a questo?
Il volume è nato, anche se poi ha una sua esistenza propria, da un convegno che ha concluso l’anno centenario della nascita di Chiara Lubich, il cui intento era proprio quello di incontrare e conoscere meglio chi è stata Chiara Lubich e chi è ancora Chiara nell’oggi della Chiesa e della nostra società. Per questo abbiamo cercato di leggerla, non in se stessa soltanto ma, partendo dalla sua esperienza, di leggerla proprio nel contesto di alcuni aspetti storici del suo tempo e nel confronto con altre personalità del ‘900, abbiamo cercato quindi di andare a vedere il contributo che lei ha dato in collegamento con tutta la storia del XX secolo.
In che modo la visione di Chiara di un mondo unito si inserisce in un momento di grandi trasformazioni dove, come scrive Pasquale Ferrara nell’introduzione al libro, la dimensione locale e quella globale cominciano a vivere un rapporto di tensione e di complementarietà?
Quello che è potuto emergere è che Chiara legge Il Novecento per gli aspetti più straordinari che questo secolo, anche drammatico, ha avuto. Innanzitutto, il ‘900 è un secolo che ci introduce in una nuova epoca perchè per la prima volta ci troviamo di fronte a fenomeni culturali che abbracciano l’intero pianeta. Faccio un esempio: Chiara interviene, insieme ad altri, in quel periodo del secolo che passa sotto il nome di Sessantotto. Il ’68, credo che, pur con le sue luci e le sue ombre, abbia avuto tra le sue caratteristiche fondamentali il fatto che per la prima volta una nuova generazione – perché sono i giovani a muoversi – ha di fronte a sè non problemi locali, ma ha di fronte a sè il pianeta. E’ una generazione che si interessa di tutto, scende in piazza per chiedere la soluzione di problemi che stanno geograficamente lontano migliaia di chilometri. E Chiara interpreta questo bisogno di sentire che tutta l’umanità è interconnessa e quindi anche la sua visione politica, sociale ed economica, che parte dal dettato cristiano del “che tutti siano uno”, è una visione che abbraccia proprio l’intera umanità, che vede i popoli come veramente fratelli, le culture come sorelle, così come le Chiese e le comunità ecclesiali e le religioni stesse, andando a scoprire tutto ciò che unisce. E’ il grande messaggio che ci viene dal Vaticano II, da Papa Giovanni XXIII che ci dice appunto di cercare ciò che unisce, di provare a costruire su quello. Ecco, Chiara si muove proprio in questa direzione.
Il Novecento, appunto, è il secolo del Concilio Vaticano II, della riscoperta dei laici nell’ambito della Chiesa, dell’emergere di un’idea della Chiesa come comunione, un po’ quello che si diceva prima…
E’ così, abbiamo messo in luce quanto la proposta di vita cristiana fatta da Chiara sia certamente ecclesiale e quindi abbraccia tutte le vocazioni della Chiesa, ma ha una connotazione fortemente laicale perché è proprio basata sul messaggio fondamentale di Gesù che viene poi realizzato col Battesimo. E’ una vocazione universale a mettere Dio al primo posto, a considerarci tutti fratelli e sorelle e che mette soprattutto in evidenza ciò che sembrava nella Chiesa, in particolare nella Chiesa cattolica, un pochino in secondo piano. Ed è appunto Il laicato, il laicato riscoperto, come dice Chiara espressamente: il laico è il cristiano e quindi ha in sé tutta la dimesione della spiritualità e quindi della vita evangelica, ma anche tutta la dimensione umana nella quale è inserito. Ora, questo è stato, credo, importantissimo perché il Concilio si era appunto interrogato su quale fosse il modo migliore per la Chiesa per essere nel mondo, in dialogo col mondo e Chiara dà questo contributo, dice: noi vogliamo essere presenti nella società a tutti i livelli, non ritirarci per essere cristiani, ma anzi affondare il più possibile in tutte le problematiche sociali proprio per essere cristiani.
Chiara Lubich è stata una scrittrice molto prolifica con discorsi, interventi, contributi su diverse tematiche, molti scritti a carattere spirituale. Anche di questo aspetto si parla nel volume cercando anche qui un confronto con altre esperienze letterarie del secolo…
Chiara ha detto con grande onestà che lei in un certo senso non ha mai scritto libri, ed è vero, ma è anche vero che Chiara ha comunicato incessantemente per tutta la sua vita. Negli anni giovanili lei in realtà ha scritto molto e ha scritto soprattutto lettere perché questo era lo strumento più comune per poter condividere e mantenersi in contatto con altri. Quindi abbiamo voluto trovare alcuni aspetti dello scrivere di Chiara che avessero dei legami significativi, ad esempio, con la letteratura mistica femminile, ma non solo, anche con la letteratura di impegno, perché nel cuore del Novecento in Italia, e non solo, si sviluppa una letteratura che vuole contribuire al rinnovamento della società e Chiara può essere messa in rapporto con questo tipo di letteratura. Abbiamo esaminato alcuni suoi scritti anche sotto l’aspetto poetico, ma cercando sempre di far prevalere il criterio di situare sempre di più Chiara nel contesto in cui ha operato e ha vissuto e, attraverso quel contesto, capire meglio quello che ha comunicato.
La quarta parte del libro “Oltre il Novecento”, si intitola “dialoghi profetici”: Chiara è messa a confronto con sei personalità contemporanee: da Simone Weil a Ghandi. Mi ha incuriosito l’accostamento a Michail Gorbačëv…
Sì, perchè Chiara vive intensamente la caduta del muro di Berlino, vive intensamente tutto ciò che è seguito a questo fatto nell’Europa orientale, proprio perché si era impegnata molto nell’Europa dell’est, per molti anni alcune focolarine e focolarini erano andati a vivere lì, e allora abbiamo pensato di vedere che collegamento ci può essere con una delle personalità politiche che sono state determinanti per quella svolta storica, appunto Gorbačëv. Certo, quelli di Chiara e di Gorbačëv, sono due percorsi molto diversi eppure sono due percorsi che hanno in comune il desiderio di un’umanità rinnovata che cammina insieme.
Chiara Lubich ha vissuto invocando con le parole e nei fatti una conversione di marcia nella storia dell’umanità. Nell’introduzione al volume si parla di una sua opera di sensibilizzazione alla ‘gestazione’ di un mondo nuovo. Così come oggi continuamente fa Papa Francesco. La fraternità oggi è entrata nel discorso politico, poi però si accende una guerra come quella in Ucraina e sembra che tutto sia da rifare…. Come possiamo concludere questa intervista alla luce del carisma di Chiara e di fronte al dramma che stiamo vivendo?
Mi ricordo che quando ci fu l’episodio degli aerei che hanno abbattuto le due Torri Gemelle a NewYork, per Chiara fu un momento drammatico perché vedeva in qualche modo contraddetto, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, quello che lei aveva sempre sostenuto. Da anni lei aveva invitato i giovani a dedicare un minuto di preghiera o di silenzio, ogni giorno alle 12, proprio per la pace e questo fatto veniva a interrompere questa fiducia nella pace. Oggi penso che Chiara si troverebbe nella stessa situazione a dover di nuovo dire: “le ragioni della pace sono superiori a quelle della guerra, continuiamo a credere che la pace è possibile”. Io ho ben presente come Chiara abbia continuamente sollecitato in noi la fiducia nella possibilità che l’unità di tutta la famiglia umana si realizzerà nonostante tutto e anche la risposta che si sta producendo in questi giorni in tutto il mondo di solidarietà, ma anche di preghiera per la pace, ne è una conferma.