Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Una guerra, quella che si sta combattendo da più di due mesi in Ucraina, nella quale informazione e disinformazione sono fondamentali, e dove purtroppo sta prevalendo la post-verità e l’estetica delle notizie sostituisce la realtà. E un conflitto la cui onda lunga arriva anche in America Latina, dove si sta ampliando in modo “scandaloso” la forbice della disuguaglianza tra i pochi ricchi e i tantissimi poveri, e che sta portando il neo-populismo a dominare in politica e la polarizzazione degli estremismi a fare danni anche nella vita delle comunità cristiane. E’ il quadro non certo luminoso della situazione nei Paesi del Centro e Sud America oggi, dove alle drammatiche conseguenze della pandemia si sono aggiunte quelle del conflitto in Ucraina scatenato dall’invasione russa del 24 febbraio.
Guerra Lopez: solo il Papa cerca la pace con mezzi pacifici
Lo ha tratteggiato il segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina (Cal), il messicano Rodrigo Guerra Lopez (nominato nel luglio 2021), nel suo intervento al centro dell’incontro interdicasteriale sul tema “L’impatto della guerra ucraina sull’America Latina”, promosso dalla Cal e introdotto dal presidente, il cardinale Marc Ouellet. Il filosofo Guerra Lopez, fondatore e primo direttore dell’Osservatorio Sociale del Celam, la Conferenza dei vescovi dell’America Latina, membro anche della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ha sottolineato che oggi “tutti dicono che sono a favore della pace, ma l’unico che dice che si può raggiungere con mezzi pacifici è Papa Francesco”. Ed ha individuato, ribadendolo anche nell’intervista con Vatican News al termine dell’incontro, come luce in questo quadro a tinte fosche, la voce del Papa, ben espressa nell’enciclica Fratelli tutti, “che ci invita a recuperare la fratellanza come metodo di azione politica”.
Il primo punto della sua relazione ha riguardato l’informazione e disinformazione in questa guerra. Come viene raccontato, in America Latina, il conflitto in Ucraina?
È molto importante capire che lo scenario postmoderno in cui viviamo è caratterizzato dall’elemento della post-verità, che è l’attitudine nella quale la verità finisce messa da parte, e dove la superficie, il momento estetico delle informazioni sostituisce la realtà, la verità ontologica che invece deve essere sempre difesa dalla persona che risponde alla sua vocazione naturale. Noi in questo momento siamo davanti allo scenario crudelissimo della disinformazione. La battaglia della disinformazione è anche uno scenario di guerra, e per questo tutti le parti devono collaborare per riscoprire la verità, perché solo con la verità è possibile la giustizia e solo con la verità e la giustizia è possibile ristabilire la pace. La pace, infatti, non si può costruire con mezzi perversi, violenti, o fondati sulla disinformazione, ma solo con mezzi pacifici. Quando si introduce come mezzo per ottenere la pace la guerra, questa semina un nuovo conflitto che può esplodere. Noi nella Pontificia Commissione per l’America Latina credo che dobbiamo essere particolarmente coscienti di questo, per aiutare le nostre Chiese particolari nell’apparentemente lontana Chiesa dell’America Latina a contribuire con una cultura della pace. Se la nostra regione latinoamericana supera i conflitti interni, può essere un buon esempio per un mondo diviso, conflittuale e violento come quello che vediamo adesso nello scenario europeo. Credo che per questo dobbiamo assumere la responsabilità di essere buona notizia e collaborare con l’invito di Papa Francesco a lavorare per la pace, utilizzando il dialogo paziente e misericordioso con tutti come metodo di azione politica reale e azione ecclesiale e pastorale autentica.
Nella sua analisi lei ha detto che per gli Stati Uniti, in questo momento, la guerra può essere un modo per rilanciare la propria economia attraverso la fornitura di armi all’Ucraina. Questo succede anche in America Latina?
La guerra nella storia dell’umanità ha agito sempre come un fattore di catalizzazione di alcune iniziative di riattivazione economica. La riattivazione grazie alla Seconda Guerra Mondiale ha aiutato gli Stati Uniti a superare la depressione economica degli anni Venti del Ventesimo secolo. Credo che in questo momento di recessione economica che gli Stati Uniti stanno affrontando, la guerra senza dubbio favorisca una riattivazione economica. Nell’America Latina la cosa è diversa, perché davanti alle opportunità che possiamo avere per esempio in materia di petrolio, gas naturale e commodities, le nostre infrastrutture non sono sufficientemente preparate per affrontare questa tristissima opportunità di fare business. L’America Latina, al contrario, soffre e soffrirà alcuni degli effetti più negativi di un conflitto come la guerra in Ucraina. Molti potenziali investitori sono attualmente frenati dalla guerra e tutti possiamo capire questa situazione, ma dobbiamo offrire fiducia in risposta. Fiducia da fa crescere grazie alla forza delle nostre convinzioni e al desiderio di pace in America Latina: non siamo un popolo bellicoso, e la solidarietà latino-americana deve emergere come un segno, una buona notizia per tutti. E la Chiesa ha una responsabilità in questo scenario: tutti i vescovi dell’America Latina devono riflettere su come la nostra cultura latinoamericana può contribuire a ristabilire un clima di pace e di fiducia sulla scena mondiale. In questo modo la regione più cattolica del pianeta, con il 45 per cento dei cattolici di tutto il mondo, che è l’America Latina, può contribuire a fermare un conflitto che è in Ucraina, ma che colpisce tutti nel mondo. Nel mondo tutto è in relazione, dice Papa Francesco nella Laudato si’, e in questo momento è ancora più vero, perché siamo Fratelli tutti e siamo interconnessi in diversi modi. Quindi tutti dobbiamo lavorare per costruire un’atmosfera di pace.
Nella sua relazione, lei ha toccato anche il tema degli effetti politici di questo conflitto, come il riavvicinamento alla Russia dei regimi populisti, soprattutto di sinistra, ma anche di questo effetto un po’ particolare per il Venezuela, dove gli Stati Uniti si erano impegnato a sostenere l’opposizione democratica. Ma ora che hanno bisogno del petrolio che può garantire il governo di Maduro hanno cambiato posizione…
La posizione degli Stati Uniti è complessa, perché ha offerto una mano amica all’ opposizione politica, ma nelle ultime settimane ha aperto una via di comunicazione ufficiale con il governo del presidente Maduro, con l’intenzione di comprare petrolio. Che è importante, ma più importante del petrolio è la consapevolezza degli Stati Uniti, della necessita che il Venezuela sia un Paese indipendente, e non condizionato dalla Russia. Credo che gli Stati Uniti abbiano un ruolo particolare e difficile da giocare nel mondo globale, che è anche pericoloso. Perché la necessità del rinnovamento democratico di tutte le nazioni latino-americane non deve essere considerata una questione secondaria. Infatti tutti dobbiamo lavorare con una convinzione e una direzione chiara a favore di una maggiore libertà per tutti. Questo non è un invito a favorire la posizione di una parte politica o di un’altra, ma a capire che tutti, inclusi alcuni governi di sinistra, devono scoprire una nuova modalità di azione politica, meno conflittuale, più amichevole all’interno del proprio Paese e anche nelle relazioni internazionali con Paesi geopoliticamente importanti come gli Stati Uniti. Sono cosciente che gli Stati Uniti non hanno più il ruolo che avevano in passato, ma hanno comunque un ruolo importante per la stabilità del continente americano nel suo insieme.
Veniamo ora all’ aumento della povertà nell’America Latina. Lei ha ricordato che si era fermato tra il 2000 e il 2010, poi c’è stato questo incremento dal 2014, cresciuto con la pandemia alla quale si è aggiunta ora la guerra. E spiegato che la crisi delle microimprese, non sostenute dai governi, come invece è accaduto in Europa, sta causando una sempre più grande e scandalosa disuguaglianza tra i ricchi e i poveri…
Il tema dei poveri in America Latina è un tema antico, non è legato solo alla guerra o alla pandemia. Ma dobbiamo riconoscere che il numero dei poveri dal 2014 al 2022 è cresciuto. Le cause sono diverse, ma per sintetizzare, alcune decisioni di alcuni governi neopopulisti – di destra o di sinistra – in America Latina non sono sempre le migliori. In alcuni casi c’è il tentativo di colpire il settore produttivo che principalmente, nell’America Latina, è fatto di micro e piccole ditte e imprese. Un settore che ha sofferto e sta soffrendo enormemente dal 2014 ad oggi. Ad esempio, durante la pandemia, molte iniziative imprenditoriali sono morte perché non hanno ricevuto alcun tipo di sostegno governativo: il disastro economico delle micro e piccole imprese in America Latina è incredibile. Per questo credo che tutti, principalmente noi cristiani e cattolici, abbiamo la responsabilità di lavorare per creare nuove fonti di lavoro per il settore più povero della nostra regione. E questo non è facile perché occorre anche una maggiore consapevolezza che il settore produttivo non è un nemico ma è, in un certo senso, responsabile della principale politica sociale, che è la creazione di posti di lavoro.
Infine sulla situazione della Chiesa, lei ha sottolineato l’effetto che sta avendo il conflitto nella ripresa di vigore dei gruppi cattolici più estremisti e anche dei predicatori neo-pentecostali. Può chiarirci cosa sta accadendo e come affrontare questa nuova sfida?
La polarizzazione contemporanea è presente anche in America Latina: gruppi di sinistra radicale e di estrema destra stanno occupando lo spazio del centro che alcuni anni fa offriva una possibilità di metabolizzare e attenuare le posizioni estremiste. Adesso l’estrema destra e alcune sinistre hanno fagocitato la posizione del centro e in alcuni paesi dell’America Latina questo è molto pericoloso, perché la violenza diventa un’opzione allettante per alcuni di questi gruppi. Credo che per questa ragione dobbiamo ascoltare con attenzione Fratelli tutti, e la voce del Papa che ci invita a recuperare la fratellanza come metodo di azione politica. Facendo in modo che il centro cresca e sia nuovamente occupato da posizioni ragionevoli, che credono nel dialogo e nella ricerca del consenso, e non nella violenza. La pace può essere costruita solo attraverso la pace. A questo proposito, è importante riconoscere che c’è una sfida pastorale all’interno della Chiesa. Alcuni gruppi di estrema destra hanno ideologizzato una parte del movimento pro-vita e pro-famiglia in America Latina. Bisogna comprendere analiticamente il fenomeno e poi proporre una strategia pastorale pertinente, non di confronto polemico, ma di misericordia, pazienza e comunione. Occorre un nuovo apostolato di comunione per recuperare la consapevolezza che l’ideologia non è il nostro punto di riferimento e di unità come cattolici, ma la fede in Gesù Cristo vissuta nella Chiesa e sotto la guida di Papa Francesco. Il Papa è il segno sensibile ed empirico dell’unità ecclesiale e questo deve essere riscoperto come un fattore essenziale quando il cattolico, in quanto cattolico, difende la vita dal concepimento alla morte naturale o promuove la verità e la bellezza del matrimonio eterosessuale in America Latina e nel resto del mondo.