Francesca Sabatinelli e Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Le elezioni presidenziali, che si sono tenute il 27 dicembre scorso e che hanno sancito la nomina alla più alta carica della Repubblica Centrafricana, Faustin Archange Touadera, non hanno risolto le tensioni che già covavano da tempo. Nelle ultime ore i miliziani hanno sferrato due attacchi simultanei alle porte della capitale Bangui. Secondo il ministro dell’Interno, Henri Wanzet Linguissara, entrambi gli attacchi sono stati respinti, ma altri sarebbero in corso. Mobilitato l’esercito per fronteggiare i ribelli, mentre per i civili l’unica scelta è quella di rimanere chiusi in casa. La situazione politica sta, dunque, avendo pesanti ripercussioni umanitarie. Le violenze generate da gruppi armati nelle ultime settimane hanno costretto alla fuga verso Paesi limitrofi di circa 30 mila persone. In proposito, oggi riunione d’emergenza a New York del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. L’aggravarsi della situazione umanitaria è confermata da suor Federica Farolfi, missionaria comboniana da diversi anni in missione nel Paese africano:
Situazione umanitaria gravissima
Nella Repubblica Centrafricana in questo momento si vive una situazione umanitaria catastrofica – denuncia la religiosa. “Da quando i ribelli appartenenti alla coalizione Cpc, (Coalizione per il cambiamento, che riunisce sei gruppi ribelli di diverse estrazioni ndr) hanno deciso di conquistare il Paese con le armi, la popolazione sta attraversando un momento molto, molto difficile”. Nelle città conquistate, è la testimonianza, si vivono saccheggi delle case, dei negozi, delle farmacie degli ospedali. I ribelli obbligano inoltre molti giovani ad arruolarsi nelle loro fila. Vengono addirittura saccheggiate le ong, che dovrebbero portare aiuti indispensabili alla popolazione. “I ribelli – aggiunge suor Federica – sparano di giorno e di notte per far sentire la loro presenza e per terrorizzare la gente nelle città conquistate”. Le persone, continua il racconto della religiosa, sono costrette a fuggire e a “trovare protezione presso le chiese e i conventi, altri fuggono nella savana, altri ancora nella Repubblica Democratica del Congo, dove vivono in condizioni molto precarie, senza alloggio senza cibo e senza alcuna assistenza sanitaria”.
Un Paese in abbandono
La popolazione è stata costretta ad abbandonare le proprie attività lavorative, i campi, le case e tutto ciò che garantiva il loro sostentamento. “La situazione nella Repubblica Centrafricana – prosegue la missionaria – continua ad essere molto critica, la gente si rende conto che il benessere della popolazione non rappresenta la priorità. La dignità delle persone è oltraggiata dal perdurare della violenza, i giovani non possono più andare a scuola, i corsi scolastici, che erano già ricominciati, sono stati sospesi bruscamente dall’arrivo dei ribelli. La popolazione sta vivendo nella paura, nel terrore, senza alcuna difesa da quando questi gruppi ribelli hanno iniziato ad attaccare le città ad est del Paese per poi arrivare ovunque”. La popolazione, dunque, è assolutamente in balia della violenza, senza difesa e anche le forze che dovrebbero proteggerla si stanno ritirando, assistendo impotenti a ciò che succede. “Le persone qui in questo momento – riporta suor Federica – dicono che non si può arrivare al potere, annientando la popolazione, non si può pretendere di essere alla guida di una Nazione senza saper proteggere la gente”.