Fabio Colagrande – Città del Vaticano
Ha raggiunto il traguardo delle cento puntate “Anima Latina: radio colloquia de lingua ecclesiae”, il programma della Radio Vaticana dedicato alla divulgazione del latino e della cultura classica, che dall’8 giugno 2019 va in onda ogni settimana subito dopo il notiziario in lingua latina “Hebdomada Papae”. Da ottobre i due programmi, voluti da Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani, sono in onda dalle 12.30 dopo l’Angelus del Papa.
Un milione di followers per Franciscus
Entrambi sono realizzati dal Dicastero della Comunicazione, in particolare da Radio Vaticana/Vaticannews, grazie al fondamentale contributo dell’Ufficio Lettere latine della Segreteria di Stato vaticana. Dal gennaio 2013 lo stesso Ufficio, composto da sei scriptores, si occupa anche di tradurre nella lingua di Cicerone i tweet dell’account in lingua latina di Papa Francesco, che proprio nelle scorse settimane ha raggiunto e superato un milione di followers. Due traguardi dunque – le cento puntate di “Anima Latina” e il milione di “sectatores” dell’account Twitter “Franciscus” – che dimostrano l’interesse degli utenti del web e degli ascoltatori per una lingua antica, forse data troppo presto per morta e che resta quella ufficiale della Chiesa.
Accademici, artisti ma anche studenti
In più di tre anni di trasmissioni, il programma “Anima Latina”, ha ospitato al microfono tutti i redattori dell’Ufficio Lettere latine, assieme a studiosi e accademici del calibro di Ivano Dionigi, Antonio Salvi, Mario De Nonno, Luigi Miraglia, Salvatore Settis, Nicola Gardini e i compianti Cletus Pavanetto e Fabrizio Bisconti. Ma hanno detto la loro sull’attualità del latino anche studiosi di storia del cristianesimo, archeologi, linguisti, manager, enigmisti, artisti come Roberto Vecchioni, Dario Cassini, Beppe Frattaroli, assieme a docenti delle scuole superiori, ai loro studenti e ai vincitori di “certamina” per giovani latinisti.
La lingua dell’umiltà
Ospite della centesima puntata, mons. Waldemar Turek, responsabile dell’Ufficio Lettere latine, che ha ricordato come i risultati raggiunti da questo gruppo redazionale, anche attraverso la radio e i social, siano frutto di un lavoro di squadra. Il latino – ha raccontato – è la “lingua dell’umiltà”, in quanto anche i più esperti possono cadere improvvisamente in errore e debbono perciò sempre contare sui colleghi. “Siamo grati – ha commentato mons. Turek – di poter collaborare, in particolare, con la Radio Vaticana svolgendo un compito che fino a tre anni fa non faceva parte della nostra normale attività, ma che ci ha permesso di entrare in rapporto con tutti quegli ascoltatori per cui il tesoro delle lingue classiche è sempre significativo”. Monsignor Turek ha sottolineato come una primissima collaborazione tra l’Ufficio che ora dirige e l’emittente pontificia si era realizzata già tra il 2001 e il 2009 quando il latinista statunitense padre Reginald Foster era stato protagonista del programma della redazione inglese “The Latin lover”.
La sfida dell’attualità
Dal 2019 i latinisti della Segreteria di Stato traducono inoltre ogni settimana i testi del notiziario latino di Radio Vaticana/Vaticanneews “Hebdomada Papae”. “In pratica – commenta Turek – abbiamo continuato la tradizione della Radio pubblica nazionale finlandese che proprio fino al giugno di tre anni fa aveva trasmesso un notiziario settimanale in latino intitolato Nuntii Latini”. Affrontare queste sfide comunicative rappresenta un arricchimento per gli scriptores dell’Ufficio Lettere latine che sono però abituati a confrontarsi con l’attualità. “Nel nostro ufficio di latinisti – spiega Turek – ci cimentiamo ogni giorno a tradurre anche concetti tipici del nostro tempo, approfittando di varie occasioni e dei documenti che dobbiamo preparare per il Papa e per la Curia romana”. “In particolare siamo ormai abituati al linguaggio di Papa Francesco che affronta temi un tempo per noi inconsueti come l’ecologia, la sostenibilità ambientale, l’economia, l’informatica o i mass-media”. Ad aiutare i redattori è anche il Lexicon recentis latinitatis pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana sin dai primi anni Novanta, sotto la guida dell’abate austriaco Karl Egger. Il lessico contiene oltre quindicimila parole in italiano moderno tradotte in latino. “Per noi è sempre un punto di riferimento ma dovrebbe essere aggiornato”, nota mons. Turek. “Questa collaborazione con Radio Vaticana/Vaticannews – commenta ancora il responsabile dell’Ufficio Lettere latine – è stata per noi un’ulteriore occasione per approfondire il linguaggio di oggi, ma anche per tornare ad approfondire il latino classico e quello curiale, visto che in molte trasmissioni abbiamo dovuto tradurre e spiegare parole, etimologie, proverbi e modi di dire della tradizione antica o del gergo ecclesiale”.
Democratizzare la cultura classica
“Iniziative come queste, che tentano di democratizzare la conoscenza del latino e senza che quest’operazione corrisponda in nessun modo a un suo svilimento, sono sempre benvenute”, ha commentato Roberto Fusco, scriptor dell’Ufficio Lettere latine e docente presso la Pontficia Università Salesiana, anche lui ospite del programma. “Nel Novecento c’è stata un’epoca, in Italia e forse anche in Europa, in cui si è creato un collegamento fra l’alta società, l’establishment, e lo studio di queste materie classiche che ha finito un po’ per nuocere alla loro divulgazione”, ha aggiunto. “Togliere il latino e le lingue classiche da questi paludamenti elitari, creati in passato, credo sia l’unica via per dare nuova linfa vitale a queste discipline”.
Latino, “magister” di resistenza
Ha partecipato alla centesima puntata di Anima Latina anche l’insigne latinista Ivano Dionigi, presidente uscente della Pontificia Accademia di Latinità e fondatore del Centro Studi per la permanenza delle lingue classiche dell’Università di Bologna. “Oggi i media vivono dell’effimero, del quotidiano”, ha spiegato Dionigi. “Dunque la longevità di un programma come questo è un bel segnale di continuità e di resistenza del latino al tempo e alle mode”. “Del resto il latino è da sempre un maestro unico di resistenza. Ha conosciuto storicamente tante fasi, linguisticamente ha convissuto con tutte le lingue nazionali, ideologicamente non ha fatto distinzione tra pagani e cristiani, culturalmente ha veicolato politica, religione, scienza e poesia e geograficamente è arrivato là dove non erano arrivate neppure le aquile romane”. “Oggi, con la vostra emittente, voi date continuità a questa resistenza del latino. Per chi conosce il latino tutto ciò rappresenta un bell’effetto di nostalgia e per chi non lo conosce un effetto di grande curiosità”, ha concluso l’ex-Rettore dell’Alma Mater Studiorum.