Chiesa Cattolica – Italiana

Cei, nuova campagna 8×1000. Baturi: la carità è asfittica se non incide sullo sviluppo

Presentati nella Filmoteca vaticana gli spot realizzati per il sostegno alla Chiesa cattolica. Costi ridotti, più concretezza, accento sul sollievo che procura un gesto di solidarietà non solo su chi è nel bisogno ma anche su chi lo fa. Il segretario generale dei vescovi italiani: “C’è un dialogo con tutte le componenti della società, governo, organizzazioni sindacali e confessionali: continueremo a mettere al centro il tema decisivo del lavoro precario”

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Otto storie di speranza e di coraggio: sono quelle raccontate con gli spot della nuova campagna Cei dell’8×1000 presentata stamattina 27 aprile, presso la Filmoteca vaticana. Mettono in luce il valore della gratuità e gli sforzi di una Chiesa in uscita, che si prende costantemente cura dei più deboli, donando opportunità e fiducia ai più vulnerabili.

Speranza di intercettare soprattutto “i lontani” dalla Chiesa

Una colonna sonora più serena, che non pone l’accento solo sul bisogno ma soprattutto sul momento di sollievo del gesto di carità. È stata una delle scelte tecniche usate per realizzare i video: i drammi a cui si riferiscono sono di grande portata e si intuisce che le situazioni di fragilità sono profonde ma si è voluto intercettare anche il bisogno comune di leggerezza che, probabilmente dopo la pandemia, si avverte un po’ ovunque. Un milione di euro la spesa, che è stata ridotta rispetto agli anni passati. “Alle volte abbiamo avuto voglia di restare nei luoghi dove facevamo le riprese e cominciare a darci da fare per queste persone vulnerabili aiutare dalle Caritas, lavorare per loro”, racconta Massimiliano Traschitti dell’agenzia Wunderman Thompson Italia che si è aggiudicata la gara indetta dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. Si è consapevoli che le risorse stanno calando da quindici anni, ha ammesso il responsabile del Servizio Massimo Compagnoni, tuttavia la Chiesa cattolica resta il primo destinatario dell’8×1000 e la speranza è “che alla campagna aderiscano soprattutto i più lontani e scettici”, afferma. “Certamente da quando c’è la dichiarazione dei redditi telematica le cose sono molto cambiate – osserva – e quindi per favorire gli anziani si è pensato anche ad una rete di volontari nelle parrocchie per aiutarli e informarli sulle procedure”. 

Uno degli spot della campagna

La firma deve essere frutto di una scelta, non in automatico 

“Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia” è il claim della campagna di quest’anno che mette in relazione forte la vita quotidiana dei cittadini con le opere della Chiesa. “Si è voluto porre l’accento sul fatto che firmare per l’8×1000 alla Chiesa cattolica fa bene, non è solo una necessità. Firmare non deve essere un gesto che si fa in automatico, deve invece presupporre un ragionamento e una scelta”, afferma monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, che parla di 80 milioni di euro l’anno investiti in oltre 600 progetti grazie ai fondi ricavati dalle dichiarazioni dei cittadini. E a Vatican News spiega: “Fa bene perché c’è gioia nel donare, dà una responsabilità e un compito a favore della felicità, allarga gli orizzonti, fa bene alla democrazia italiana perché favorisce un assetto di welfare comunitario, solidale, fa bene alla Chiesa che non pretende privilegi ma si affida al giudizio dei contribuenti e fa vedere ciò che riesce a realizzare in Italia e nel mondo,  fa bene ai destinatari: i poveri hanno infatti un volto e un nome – precisa – così come coloro che assistono i preti e i preti stessi che hanno bisogno di un po’ più di solidarietà e di affetto”.

Ascolta monsignor Baturi

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/04/27/15/137042822_F137042822.mp3

Baturi: necessario il rigore per garantire fiducia e trasparenza

E a proposito delle vicende finanziarie poco limpide che purtroppo alle volte coinvolgono l’operare delle gerarchie ecclesiastiche, sempre ai nostri microfoni il presule sottolinea: “Il rigore è necessario perché se ci sono abusi vanno repressi e bisogna correggere comportamenti che permettono il loro ripetersi. Ci vuole una comunicazione di dati, di storie di vita, di impressioni di impatto. Continuiamo a pensare che questi scandali, che segnano la vita della Chiesa e l’addolorano, non sono in grado di deturpare il volto complessivo della Chiesa e dell’uso dell’8×1000 a vantaggio veramente di tante persone e anche del bisogno religioso di chi vuole sentirsi parte di un corpo più grande, di una comunità che può trarre vantaggio da un uso ben ponderato di queste risorse”. 

L’atto di carità è asfittico se non incide sullo sviluppo

Rispondendo ancora ad alcuni giornalisti, a margine della presentazione, Baturi si sofferma sulla questione spinosa del lavoro in Italia, nell’imminenza della Festa del primo maggio: la situazione è veramente grave, osserva, perché il lavoro è ciò che dà dignità all’uomo, dà un senso alla sua vita. Ed evidenzia che ci sono dei percorsi che preoccupano moltissimo la Chiesa: dall’uso della tecnologia alle delocalizzazioni, fino all’uso della manodopera a basso prezzo. “C’è un dialogo della Chiesa con tutte le componenti della società – assicura -, con il governo, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni confessionali e continueremo a mettere al centro questo tema decisivo”. Il vescovo ha inoltre espresso la speranza in un patto “affinché la centralità del lavoro guadagni la sensibilità di tutti”. Interrogato sul rischio di una sostituzione della Chiesa allo Stato, nel momento in cui viene smantellato il Reddito di cittadinanza e ancora non si prefigurano nuove politiche attive per il lavoro, Baturi riflette: “La logica della Chiesa è quella del Buon Samaritano: piegarsi sull’uomo che ha bisogno è inevitabile per venire incontro alle sue necessità, ma un atto di carità non è mai puntiforme, coinvolge l’idea stessa di società. Se non c’è possibilità di incidere sullo sviluppo, l’atto di carità si rivela asfittico”. Citando l’attività della Caritas a favore delle povertà, Baturi fatto notare che “occorre differenziare tra le politiche attive di inserimento o reinserimento al lavoro, laddove è possibile, e la necessità di aiutare i poveri cronicizzati. C’è una povertà intergenerazionale che sta crescendo e che rende più difficile riscattarsi, soprattutto per i giovani. Per questo bisogna collegare la povertà economica alla povertà educativa, scommettendo anche sull’educazione e l’istruzione”.

Un gesto d’amore fa sentire bene

Dopo la pandemia, il ritorno in Africa per documentare la solidarietà 

Le storie raccontate per dare conto di dove va a finire la carità dei contribuenti toccano le corde profonde dell’emotività e restituiscono la concretezza dell’impegno. Dalla Casa della Carità, che a Seregno offre ospitalità ai più fragili senza fissa dimora, alla mensa delle Parrocchie solidali di Brindisi, una mano tesa rivolta a quanti sono a rischio di esclusione sociale. Dalla Casa Santa Elisabetta, un condominio solidale nel cuore di Verona per donne sole con minori ad Opera Seme Farm, una filiera etica che, nel Salento, promuove i prodotti del territorio generando valore ed occupazione, passando per il Centro di ascolto diocesano di Albano, un luogo accogliente e familiare per chi ha bisogno di assistenza alimentare e non solo. Queste alcune delle esperienze raccontate negli spot i cui dettagli (anche con il rendiconto storico) sono disponibili qui. Una esperienza particolarmente forte è Un popolo per tutti, a Roccella Jonica, che rappresenta un approdo sicuro per i migranti in fuga e in cerca di un futuro migliore. Qui gli operatori hanno filmato una settimana prima della tragedia di Cutro. Le risorse provenienti dall’8×1000 vengono sfruttate anche per opere di ricostruzione, come ad Ancona, dove la chiesa di Santa Maria della Piazza, gioiello romanico, è sottoposta ad un intervento di restauro conservativo. E poi c’è l’orizzonte alle realtà fuori dall’Italia: 10milioni di euro sono arrivati in Ucraina solo per contenere i primi effetti della guerra, oltre 22 milioni a Siria e Turchia colpite dal terremoto. La pandemia ha fatto registrare il calo più importante delle risorse destinate all’8×1000, tuttavia ora che sembra quasi definitivamente aggirata, si è volati all’estero per documentare come a Tosamaganga, in Tanzania, con il supporto delle firme la speranza sia giunta in aula e in corsia. Qui i medici del Cuamm sono presenti da oltre 50 anni e si prendono cura delle persone più vulnerabili, soprattutto delle mamme e dei bambini. “La rete di aiuto è enorme”, sottolinea monsignor Baturi, “la generosità degli italiani è altrettanto enorme”.

La solidarietà con gesti semplici

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