Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Dal 1988 a Cascia si raccontano storie di perdono e d’amore, di donne che si sono contraddistinte per avere ricalcato le virtù di Santa Rita e per avere vissuto come una missione l’impegno in difesa della dignità, dei diritti, e dei doveri dell’uomo. A loro, alla vigilia della memoria liturgica della Santa dei casi impossibili, il Monastero delle monache agostiniane e il Comune della cittadina umbra conferiscono il Riconoscimento Internazionale Santa Rita per divulgare messaggi di pace, giustizia e solidarietà. Ad oggi sono 119 “le donne di Rita”, quelle donne che, come Rita, hanno perdonato, sofferto e amato, si sono aperte all’altro, con gesti concreti di solidarietà e carità; donne di ogni età, condizione, nazione, religione, i cui valori sono quelli che hanno caratterizzato l’esistenza di Santa Rita. Quest’anno il Riconoscimento viene assegnato a Gina Garrisi, Annalori Gorla e Monika Kornecka che a Cascia, come simbolo del profumo delle loro virtù, lasceranno, ciascuna, una rosa, piantata nel roseto cittadino. La consegna nel pomeriggio, al termine della Messa nella Basilica di Santa Rita presieduta dal priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino padre Alejandro Moral Antón.
Le donne di Rita
Geltrude Garrisi – conosciuta come Gina -, di Caltabellotta, è una “donna di Rita” perché ha accolto e accettato con amore la malattia della figlia primogenita, per averla assistita con dedizione e fede e per essersi, al contempo, prodigata per malati e sofferenti, coltivando la sua devozione a Santa Rita e promuovendo, insieme ad altre donne, la Pia Unione Primaria Santa Rita di Caltabellotta.
Anna Lorenza – per tutti Annalori – Gorla, di Milano, è la vedova di Giorgio Ambrosoli, che, nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, è stato ucciso l’11 luglio 1979 per non aver ceduto a minacce e pressioni che volevano costringerlo a celare irregolarità e trame illecite. Ritira il Riconoscimento perché, come Santa Rita, si legge nella motivazione, “ha saputo volgere la sua dolorosa esperienza personale e familiare ad impegno fattivo per costruire il bene comune”. Annalori Gorla, da anni, infatti, promuove i valori della giustizia e dell’equità sociale, tramandando l’eredità morale del marito ai suoi figli e ai giovani che incontra nella sua instancabile attività sociale.
Infine, Monika Kornecka, polacca, di Cracovia, riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita perché ha perdonato l’uccisore del figlio fermando il clima di odio e di vendetta creatosi attorno alla sua famiglia. Dawid, 23 anni, è stato assassinato da un ubriaco, nel tentativo di difendere la fidanzata e un’amica dalle molestie dell’uomo. Con la forza della fede, Monika, è riuscita a perdonare chi l’ha privata del figlio e a cominciare una nuova vita dedicandola agli altri; ha lasciato il suo lavoro da commercialista, ha deciso di spendere la sua vita per i bambini malati e sofferenti e oggi si dedica anche ai malati di Covid-19. Continua, inoltre, a pregare per l’assassino del figlio che si trova in carcere al quale, in una lettera, insieme al marito, ha assicurato il suo perdono.
Un Riconoscimento che rende visibili testimonianze d’amore
Il Riconoscimento Internazionale Santa Rita porta alla luce storie quotidiane, testimonianze d’amore, sofferenze e dolori che richiamano gli episodi di vita di Rita Lotti, quella piccola donna vissuta fra il XIV e XV secolo, oggi la Santa dei casi più difficili alla quale migliaia di fedeli chiedono intercessioni. Ed è proprio la vita di Rita, spiega la badessa del Monastero di Cascia, suor Maria Rosa Bernardinis, a spiegare il senso del Riconoscimento:
R. – Il Riconoscimento Santa Rita è racchiuso proprio nella sua stessa vita. La sua vita, la sua esperienza, hanno lasciato un segno indelebile nella storia. Tante donne si ispirano al suo ideale, e, anche nei momenti tragici, sanno trovare il conforto. E nello stesso tempo trovano delle motivazioni per risorgere, anche, loro nelle loro situazioni difficili. Per cui, ecco, questo è per riconoscere che anche oggi ci sono “Rite”.
Quali valori e quali principi vuole far conoscere e divulgare il Riconoscimento?
R. – Sono proprio i valori di Rita. Parlo di una fede forte, che di fronte alle prove, invece di raffreddarsi si rafforza sempre più, e della sua grande capacità di amare e di rispondere all’amore di fronte all’odio. La sua speranza è fondata su salde fondamenta, su quella città futura che noi costruiamo giorno per giorno. Il suo profumo di umiltà fa sentire anche la carità profonda. Sant’Agostino dice che il fondamento della carità è l’umiltà. Noi vediamo, lo notiamo anche, che molte donne possono fare questa esperienza perché hanno un fondamento umile e sentino amica, sorella, Rita, in questo percorso, in questo cammino, la sentono vicina. E lei diventa, così, uno specchio, anche se lo specchio resta sempre, comunque, Gesù, cui noi ci specchiamo, cui noi facciamo riferimento. Come lo ha fatto Rita, anche noi. Però, la gente, le persone, le donne – ma non solo le donne, ho visto anche tanti uomini – trovano in lei quella forza, quel coraggio … e quindi quei valori che ha vissuto lei, li sentono anche loro, e hanno questa forza di risorgere, nella loro vita, nella loro esperienza, nei loro dolori, nei loro drammi.
Cosa dicono al mondo di oggi le donne che quest’anno ricevono il Riconoscimento?
R. – Gina, Annalori e Monika, le tre donne premiate di quest’anno, sono degli esempi di vita, come è stata Santa Rita. Per questo a noi piace chiamarle “le donne di Rita”, in questo senso, come assonanza di vissuto. Sono animate, illuminate dalla forza dello Spirito. Certe esperienze, certe prese di posizione, non vengono da uno sforzo umano, sono solo risposta a un’apertura, a una grazia, dello Spirito. E quindi abbiamo, ecco, Gina che accogliendo la disabilità della figlia con amore, sa infondere coraggio e speranza a chiunque la incontri, non sente il peso di questo farsi dono verso la figlia disabile. Poi abbiamo Annalori, che ha saputo superare la vendetta, il senso di rancore, l’odio nel cuore e anche aiutare i figli a fare questo percorso, divenendo così un modello di giustizia, come è stato il marito Giorgio Ambrosoli, che è stato assassinato nel 1979. Quindi, ecco, abbiamo una donna che ha superato l’odio perdonando. E anche Monika. Monika viene da Cracovia. Ha perdonato l’uccisore del figlio, non si è chiusa nel suo dolore, ma ha voluto aiutare altre persone, e quindi ha trasformato questa esperienza di dolore in forza di amore e di vita. Ecco, sono donne semplici, e allo stesso tempo straordinarie, proprio perché come Rita hanno saputo rispondere all’amore di Dio con l’amore, hanno dato questa testimonianza vitale. È sempre difficile trovarle, perché sono umili, non hanno pensato cosa poteva nascere da quella situazione, per loro è stata un’esperienza di dono, di dono d’amore che nasce da un cuore che comprende che l’odio, oppure la rabbia, il rancore, il risentimento, non portano a nulla. E invece, con la Grazia di Dio, da ciò che è morte nasce vita. E lo vediamo nell’esperienza di queste donne. Son sempre difficili da trovare perché restano nascoste, umili. Sono gli altri che le vedono qualche volta e ce le segnalano.
Quale messaggio vuole dare il Monastero di Cascia attraverso il Riconoscimento Internazionale Santa Rita?
R. – Il nostro obiettivo è quello di mostrare, e di mostrare al mondo intero, che oggi è possibile vivere facendoci guidare nel concreto delle nostre scelte, delle nostre relazioni, da quei valori che sono stati di Santa Rita, che Rita ha vissuto e ci ha lasciato come esempio. Per cui, ecco, l’amore, il perdono, la pace, la giustizia, la solidarietà, sono forze di attrazione anche oggi. Il suo messaggio è arrivato fino a noi, proprio, potente e prezioso; sta a noi, quindi, farlo nostro e metterlo in pratica. È la strada che lei ci indica di seguire e lungo la quale tenerci per mano per non lasciare solo nessuno. E quindi è un aiutare. Ci troviamo, anche noi, come Monastero, tante volte – tante sorelle che si dedicano all’ascolto per aiutare le persone – a trovare, dall’esperienza di Rita, una soluzione ai drammi, una speranza per risorgere da situazioni di tenebra, di sofferenza, di lutto, di dolore.
La festa di Santa Rita e la maratona delle celebrazioni in streaming
Con la consegna del Riconoscimento Internazionale Santa Rita prendono il via a Cascia le celebrazioni per la festa di Santa Rita, che nella serata di oggi prevede il Transito e l’arrivo della “Fiaccola della pace e del perdono”, segno del “Gemellaggio di fede e di pace” fra la cittadina umbra e Tolentino. Giunto alla 63.ma edizione, il Gemellaggio, che ogni anno unisce Cascia ad un’altra città, quest’anno è dedicato all’anno della Famiglia Amoris Laetitia voluto da Papa Francesco e per tale motivo propone Santa Rita – modello di vita familiare – e San Nicola – uomo di pace e riconciliazione – come fari di speranza, segni della misericordia di Dio e della vittoria contro ogni male. Il Gemellaggio fra Cascia e Tolentino vuole anche evidenziare la devozione alla Santa dei casi impossibili così viva nella città di San Nicola – fra i santi ai quali Rita rivolgeva le sue preghiere – e il comune impegno per la ricostruzione dopo il sisma del 2016. Domani, ricorrenza del dies natalis di Rita, fedeli e devoti potranno partecipare anche in streaming alle liturgie grazie alla cosiddetta “maratona della festa” su festa.santaritadacascia.org. Durante le 8 ore di diretta sarà possibile scrivere e condividere intenzioni di preghiera a Santa Rita, scaricare “rose virtuali” e fare donazioni per il Monastero e l’Alveare, la struttura voluta dalle religiose agostiniane per accogliere minori provenienti da famiglie in difficoltà. Il Solenne Pontificale, con la supplica a Santa Rita e la tradizionale benedizione delle rose, i fiori che simboleggiano la taumaturga, sarà presieduto dal cardinale Angelo Comastri.