Francesca Sabatinelli e Devin Watkins – Città del Vaticano
“Rispetterò i doveri e l’eredità di Elisabetta, consapevole delle grandi responsabilità e guidato dal Parlamento”. Carlo III, nel suo secondo discorso da sovrano, subito dopo la proclamazione a Re, si dice travolto da un’ondata di affetto, rende omaggio a Camilla, regina consorte, ribadendo quanto detto ieri, cioè di contare sul sostegno dell’amata moglie e poi annuncia che il giorno dei funerali della Regina, probabilmente il 19 settembre, sarà festività nazionale.
God save the King
Carlo III è stato proclamato in pubblico dal balcone del palazzo di St. James a Londra, stamattina alle 10 ora britannica, quando in Italia erano le 11, a meno di 48 ore dall’annuncio della morte della madre, Elisabetta II. Subito dopo sono stati esplosi colpi di cannone a salve in diverse parti della città, mentre il funzionario incaricato annunciava dal balcone il “God save the King”. A partecipare a St. James all’accession ceremony, la cerimonia di ascesa al trono, per la prima volta trasmessa in diretta tv, sono stati anche gli ex premier britannici da Tony Blair a Gordon Brown, da David Cameron a Theresa May a Boris Johnson. Domani saranno lette altre proclamazioni di Carlo III in Scozia, Irlanda del Nord e Galles
L’inarrestabile omaggio alla regina
Intanto, a due giorni dalla morte di Elisabetta nel castello scozzese di Balmoral, i sudditi e non solo continuano a rendere omaggio alla sovrana, davanti Buckingham Palace, così come alle varie residenze reali nel Regno Unito, perché, spiega al microfono di Vatican News l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Christopher John Trott, continua a essere un momento di profonda tristezza per i cittadini britannici in tutto il mondo:
Ambasciatore Trott, mentre il Regno Unito e Commonwealth piangono la defunta Regina Elisabetta II, può condividere con noi le sue riflessioni sulla sua eredità e su questo momento di passaggio verso il nuovo monarca, Re Carlo III?
Ho avuto l’onore di servire come ambasciatore di Sua Maestà in diversi Paesi negli ultimi 15 anni, per cui questo è un momento di profonda tristezza ed è un sentimento che provano moltissimi britannici in tutto il mondo. Penso che la Regina Elisabetta II abbia dato al Regno Unito un senso autentico di stabilità, un senso autentico di chi eravamo, un senso di unità e il suo decesso ha unito le persone nel lutto. Attualmente mi trovo a Londra e ovunque si percepisce questo senso di tristezza. Mi ha molto commosso il messaggio del Papa per il decesso di Sua Maestà e penso rispecchi quanto lei abbia investito personalmente nel costruire le relazioni presso la Santa Sede, dal suo primo incontro con Pio XII nel 1951 a quello più recente con Papa Francesco nel 2014.
Come lei ha detto, la defunta Regina, nel corso della sua vita ha incontrato cinque Papi, uno da Principessa. Cosa può dirci del suo rapporto con i Pontefici e con la Santa Sede?
Penso che nutrisse molto rispetto per ognuno dei Papi da lei incontrati, e penso che quello con Papa Francesco sia stato un incontro davvero cordiale e spontaneo, animato da reciproco rispetto che si riflette nel messaggio che Papa Francesco ha inviato alla sua morte. Credo che questo aiuterà anche le relazioni più formali tra Stato e Stato, che io rappresento.
A livello più personale, come era il rapporto della Regina Elisabetta con il Corpo diplomatico e con gli ambasciatori come lei? Può raccontare qualche aneddoto personale?
Un ambasciatore tecnicamente è il rappresentante del capo di Stato presso un altro capo di Stato. Pertanto, come ambasciatore sei sempre consapevole di essere un rappresentante di Sua Maestà e che è lei a confermare la tua nomina. E questo reca il grande onore, all’inizio di ogni nuova sede come ambasciatore, di poterti recare in visita da Sua Maestà la Regina – si chiama “cerimonia del baciamano”, anche se non la mano non si bacia più – assieme alla propria consorte per avere una conversazione personale con Sua Maestà. E in ogni occasione lei si è mostrata non solo sempre molto cordiale ma anche incredibilmente ben informata e interessata alla nostra famiglia.
Ora che il re Carlo terzo le è succeduto, come pensa che seguirà le orme della madre nei rapporti con la Santa Sede?
L’ho sentito ripetere nella dichiarazione fatta ieri alla nazione molte delle cose dette da sua madre nel corso degli anni circa la sua responsabilità, il suo dovere, il desiderio di servire il suo popolo. Carlo III ha parlato della sua fede nello stesso modo in cui la Regina parlava sempre della propria, come anche del fatto che era guidata dalla sua fede nelle decisioni che prendeva. E penso la Santa Sede abbia sempre considerato ciò una cosa straordinaria. Penso che ciò non farà altro che ribadire l’importanza delle relazioni bilaterali, perché c’è qui Re Carlo che riconosce di essere re di un Paese multiconfessionale, ma che parla del suo radicamento nella fede cristiana. Vorrei citare qualche parola del messaggio di Natale 2002 della regina, quando disse: so quanto dipendo dalla mia fede perché mi guidi attraverso i tempi buoni e i tempi cattivi; ogni giorno è un nuovo inizio. So che l’unico modo di vivere la mia vita è di fare ciò che è giusto per guardare avanti, fare del mio meglio in tutto ciò che porta il nuovo giorno e riporre la mia fiducia in Dio. E ho l’impressione che questo sia anche il modo in cui ora Re Carlo si appresti ad affrontare il suo ruolo.