Nella Giornata dedicata al tema, il resoconto dell’organismo caritativo sulla situazione italiana ed europea in vista del Rapporto sulla povertà 2023 che verrà presentato tra un mese: cresce la richiesta di aiuto, nel 2019 erano circa 190 mila persone, salite nel 2022 a 256 mila. Inflazione, aumento dei prezzi, guerra in Ucraina tra le cause che generano per tanti emergenza alimentare, energetica e abitativa
Camilla Dionisi e Leone Spallino – Città del Vaticano
Il 17 ottobre è la Giornata mondiale di lotta contro la povertà e, in occasione della ricorrenza, Caritas Italiana offre un quadro del fenomeno e delle possibili risposte per contrastarlo. Il 17 novembre prossimo, sarà proprio Caritas Italiana a presentare il Rapporto sulla povertà 2023, in occasione della Giornata mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco per il 19 novembre. Particolare riguardo avranno i temi della povertà minorile, della povertà energetica e del lavoro povero.
Giulio Bertoluzza, ricercatore all’Università di Trento e collaboratore di Caritas Italiana sul tema delle politiche di contrasto alla povertà, spiega: “Gli interventi sul territorio sono attuati a livello di singoli nuclei familiari, delle persone che chiedono un aiuto alla rete Caritas, ma è anche importante per noi guardare il livello macro, quello del fenomeno della povertà e quello delle politiche possibili per dare delle risposte”.
I dati dal 2019 ad oggi
Negli ultimi anni c’è stata una costante crescita del numero di persone che si rivolgono alla rete Caritas per cercare sostegno nelle difficoltà quotidiane. Il numero di coloro che ricevono assistenza è, infatti, aumentato progressivamente. “Da circa 190 mila persone nel 2019, siamo arrivati fino a 256 mila nel 2022” spiega Giulio Bertoluzza. “Questo aumento è dovuto in parte ad alcuni fenomeni specifici del 2022, come l’accoglienza delle persone che sono arrivate dall’Ucraina a causa del conflitto. È chiaro, però, che sul territorio abbiamo un numero alto di persone che sempre di più fa riferimento alla rete Caritas”. È il fenomeno dell’inflazione, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo, ad aver giocato un ruolo molto importante. “Ci sono stati aumenti generalizzati – sottolinea Bertoluzza – soprattutto di quei beni primari su cui i poveri fanno più affidamento e di cui hanno più necessità. Come si evince dalla relazione di Banca d’Italia, l’inflazione ha impattato maggiormente sulle famiglie povere”.
L’impatto del conflitto in Ucraina
Come indica ancora Bertoluzza, la povertà è un fenomeno molto complesso: è davvero difficile avere un quadro complessivo, e anche a livello europeo, presenta comunque luci ed ombre. “Anche a livello internazionale, sono importanti i modi attraverso i quali si reagisce alla povertà” spiega. “Penso in particolare alle misure di reddito minimo che in Europa funzionano abbastanza bene e che in Italia stiamo ancora sperimentando, implementando e modificando con una certa frequenza”. Aggiunge il ricercatore che in Italia non c’è un conflitto attivo di cui si è partecipi: le ripercussioni producono tuttavia degli effetti visibili anche in Italia. “Le situazioni di conflitto, come quelle che coinvolgono l’Ucraina, ma non solo, generano degli shock tali per le popolazioni per cui, molto più velocemente che nelle situazioni ordinarie, si viene catapultati nella dimensione dell’insicurezza e della povertà. Basti pensare – conclude – a quanto sia semplice perdere la casa o il proprio lavoro”.
Una povertà strutturale
La povertà osservata non sembra avere le caratteristiche di una condizione temporanea ma piuttosto strutturale e di lungo termine. “Le dinamiche strutturali sono complesse e coinvolgono molti elementi” soggiunge Bertoluzza. “Non riguardano il singolo individuo, la singola famiglia, le responsabilità individuali, oppure le azioni che un individuo può o può non compiere per uscire dalla povertà, ma riguardano la società nel suo collettivo e le risposte e gli interventi di cui una nazione si dota per fare fronte a questo problema”. Secondo quanto rivela Caritas Italiana, dunque, sono necessari interventi pubblici e del privato sociale che affrontino gli aspetti immediati della povertà, come quella alimentare, energetica e abitativa. Allo stesso tempo, è essenziale concentrarsi sulle persone in situazione di povertà economica e costruire una base di sicurezza dignitosa per loro e le loro famiglie da cui poter ripartire.