Isabella Piro – Città del Vaticano
Si svolgerà dal 17 al 20 dicembre prossimi la visita in Vaticano di una delegazione delle popolazioni indigene del Canada, per incontrare Papa Francesco. Lo annuncia la Conferenza episcopale canadese (Cccb) in una nota in cui sottolinea che l’obiettivo dell’iniziativa è quello di “favorire incontri significativi di dialogo e di guarigione”. Della delegazione faranno parte, infatti, anche rappresentanti delle ‘prime nazioni’, sopravvissuti delle così dette “Scuole residenziali” di un tempo, attive dall’800, ovvero la rete di istituti formativi amministrati dalla Chiesa cattolica e destinati all’istruzione di studenti aborigeni. Istruzione spesso accompagnata da violenze, coercizioni, nonché veri e propri abusi.
L’apertura del Papa ad un incontro
“Papa Francesco – scrivono i vescovi canadesi – è profondamente impegnato ad ascoltare direttamente i popoli indigeni, esprimendo la sua sentita vicinanza, affrontando l’impatto della colonizzazione e il ruolo della Chiesa nel sistema delle scuole residenziali, nella speranza di rispondere alla sofferenza delle popolazioni native e ai continui effetti del trauma intergenerazionale”. I presuli si dicono quindi, “profondamente gratificati dallo spirito di apertura del Santo Padre”, il quale “generosamente” terrà “incontri personali con ciascuno dei tre distinti gruppi di delegati – First Nations, Métis e Inuit – nonché un’udienza finale con tutti i delegati insieme il 20 dicembre”.
Al contempo, la Cccb informa che la delegazione vedrà la partecipazione di “un gruppo diversificato di ‘Anziani/Custodi della conoscenza, sopravvissuti alle scuole residenziali, e di giovani provenienti da tutto il Paese”, i quali saranno accompagnati da “un piccolo gruppo di vescovi e di leader indigeni”. Ulteriori dettagli sulla delegazione, la cui pianificazione “è in corso”, saranno resi noti successivamente. Infine, i vescovi di Ottawa riaffermano la loro “sincera speranza che questi prossimi incontri portino ad un futuro condiviso di pace e di armonia tra i popoli indigeni e la Chiesa cattolica in Canada”.
Una lunga preparazione
La preparazione di una visita in Vaticano da parte di una rappresentanza dei popoli nativi era stata annunciata dalla Cccb già il 10 giugno scorso. In quell’occasione, i vescovi avevano spiegato che la visita era in preparazione “da oltre due anni”, ma che era stata sospesa a causa della pandemia da Covid-19. Ora, l’incontro annunciato assume un valore ulteriore, alla luce dei recenti fatti di cronaca: tra la fine di maggio e il mese di giugno, sono avvenuti due tragici ritrovamenti di spoglie di numerosi alunni delle scuole residenziali. Il primo caso ha riguardato i resti di 215 studenti della “Kamloops Indian Residential School”, attiva dalla fine ‘800 alla fine degli anni ’60, mentre il secondo episodio è stato quello relativo a 715 tombe anonime ritrovare nei pressi della “Marieval Indian Residential School”.
Avvenimenti drammatici sui quali Papa Francesco si è soffermato all’Angelus del 6 giugno, esprimendo tristezza e solidarietà per l’accaduto rimarcando: “Le autorità politiche e religiose del Canada continuino a collaborare con determinazione per fare luce su quella triste vicenda e impegnarsi umilmente in un cammino di riconciliazione e guarigione. Questi momenti difficili rappresentano un forte richiamo per tutti noi per allontanarci dal modello colonizzatore e anche delle colonizzazioni ideologiche di oggi e camminare fianco a fianco nel dialogo e nel rispetto reciproco e nel riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutte le figlie e i figli del Canada”.
Da ricordare, infine, che negli ultimi giorni si sono verificati attacchi incendiari contro quattro chiese cattoliche situate nella provincia di British Columbia, all’interno dei territori delle comunità native. Gli inquirenti stanno indagando per capire se gli assalti siano collegati al ritrovamento delle spoglie dei nativi.