Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Un impegno finanziario collettivo a livello nazionale, affinché si possa accompagnare con iniziative di vario genere, la guarigione e la riconciliazione per i sopravvissuti coinvolti nelle scuole residenziali in Canada, dove furono portati con la forza i figli dei popoli nativi, le loro famiglie e le loro comunità. Se lo assumono i vescovi del Canada che in un comunicato parlano della “espressione tangibile della loro volontà a camminare con i popoli indigeni di questa terra lungo il sentiero della speranza”
30 milioni di dollari in cinque anni
Con un obiettivo di 30 milioni di dollari per un massimo di cinque anni, questo progetto includerà iniziative in ogni regione del Paese, con un incoraggiamento particolare alle parrocchie del territorio canadese, affinché partecipino ed amplifichino lo sforzo. Monsignor Raymond Poisson ha quindi espresso la speranza che questi sforzi possano sostenere progetti significativi in tutto il Canada e possano altresì segnare una significativa differenza nell’affrontare il trauma storico, e anche attuale, causato dal sistema scolastico residenziale.
Necessario fare di più per la guarigione
“Quando i vescovi del Canada si sono riuniti in plenaria la scorsa settimana – sono le parole del vescovo Poisson – c’era un unanime consenso sul fatto che le entità cattoliche avevano bisogno di fare di più e in modo di fronte alla sofferenza vissuta nelle scuole residenziali del Canada. Questo sforzo, dunque, composto da iniziative diocesane locali, aiuterà a sostenere programmi e azioni dedicati a migliorare la vita dei sopravvissuti delle scuole residenziali e delle loro comunità, garantendo le risorse necessarie per assisterle nel percorso di guarigione”.
Uniti in un percorso di speranza
I finanziamenti per i progetti saranno determinati in base alla zona, in consultazione con le popolazioni Prime Nazioni, Métis e Inuit in ogni regione. I vescovi del Canada si incaricheranno di sviluppare principi e strategie nazionali, tempistiche, così come la comunicazione pubblica di queste iniziative collettive. Il vescovo William McGrattan ha sottolineato l’importanza di lavorare insieme ai popoli indigeni sugli obiettivi locali, i tempi e la distribuzione dei fondi. “I vescovi del Canada – ha quindi detto – sono stati guidati dal principio che non dovremmo parlare delle popolazioni indigene senza parlare con loro. A tal fine, i colloqui in atto con la leadership locale saranno strumentali nel discernere i programmi che sono più meritevoli di sostegno”. Non c’è un singolo passo, ha quindi aggiunto, “che possa eliminare il dolore provato dai sopravvissuti della scuola residenziale, ma ascoltando, cercando relazioni e lavorando in modo collaborativo, laddove siamo in grado, speriamo di imparare a camminare insieme in un nuovo percorso di speranza”.
30 settembre, prima Giornata nazionale per le vittime
Il comunicato della Conferenza episcopale canadese segue le scuse nazionali rilasciate dai vescovi venerdì 24 settembre e a pochi giorni dalla prima giornata nazionale di verità e riconciliazione per i bambini scomparsi e i sopravvissuti delle scuole residenziali, in programma il 30 settembre. Nei mesi scorsi sono state ritrovate oltre mille tombe anonime con resti di bambini autoctoni nei pressi delle scuole residenziali, ossia scuole istituite intorno alla fine dell’800 dal governo canadese e affidate alle Chiese cristiane locali, tra cui quella cattolica. A causa di malattie, fame, freddo, si calcola che almeno 4 mila di questi bambini e adolescenti trovarono la morte in un periodo lungo circa 80 anni.