Cambiamenti climatici: la chiave è rendere resilienti persone ed ecosistemi

Vatican News

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Comprendere le sfide scientifiche e sociali del cambiamento climatico e sviluppare soluzioni per rendere le persone e gli ecosistemi resilienti. L’adattamento agli attuali eventi estremi meteorologici dovrebbe essere considerato un aspetto centrale nelle azioni della politica in ambito climatico., in particolare per garantire il benessere delle popolazioni vulnerabili, quasi tre miliardi di persone nel mondo. Sono queste alcune delle direttrici lungo cui si articola la Conferenza organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze, in programma in Vaticano il 13 e il 14 luglio e incentrata sul tema: “Resilienza di persone ed ecosistemi in condizioni di stress climatico”.

Gli ecosistemi e l’adattamento al cambiamento

I cambiamenti climatici sono una delle minacce più gravi per l’umanità, con effetti potenzialmente devastanti sulle persone, sull’ambiente e sull’economia. La resilienza è una delle leve fondamentali per affrontare le sfide legate al clima. Il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) definisce la resilienza come la capacità di un sistema sociale, o ecologico, di assorbire le alterazioni mantenendo la stessa struttura di base e gli stessi modi di funzionamento. La resilienza è anche la capacità di adattamento allo stress e al cambiamento.

Il programma della Conferenza

Resilienza, crisi climatica, biodiversità ed equità sono i fronti su cui si confrontano docenti, ricercatori, “policy makers” e leader religiosi durante l’evento organizzato in Vaticano. Il programma della Conferenza si snoda in due giornate. L’evento si apre, il 13 luglio, con gli interventi del presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, Joachim von Brauu, e del cardinale Peter Turkson, cancelliere della medesima Accademia. Alla triplice sfida della biodiversità, del clima e della disuguaglianza si lega poi la riflessione della professoressa Jane Lubchenco, docente presso il Department of Integrative Biology della Oregon State University negli Stati Uniti. Susan Solomon, docente di Chimica dell’atmosfera, si sofferma sul tema della mitigazione, su scelte pratiche per evitare o limitare impatti negativi sull’ambiente e sulle persone. Un altro focus, a cura del professore di fisica teorica in Germania Hans Joachim Schellnhuber, riguarda i limiti della resilienza regionale e globale. Le opzioni economiche per la trasformazione e la resilienza sono il fulcro dell’intervento del professore Stefano Zamagni, docente di economia all’Università di Bologna. All’armonia tra economia, ambiente e società è poi dedicata la riflessione del docente Mohan Munasinghe, fondatore del Munasinghe Institute for Development, in Sri Lanka.

Resilienza, natura ed etica

Sempre nella giornata del 13 luglio. monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, già cancelliere della Pontificia Accademia, affronta il tema della resilienza come sviluppo del potenziale della natura e della scoperta scientifica. Joshtrom Kureethadam, docente presso la Pontificia Università Salesiana, incentra il proprio intervento sulle dimensioni etiche e morali della resilienza. Gabriela May Lagunes, della UC Berkeley School of Information, si sofferma sul concetto di resilienza e sulle prospettive per i giovani. La scienza dell’adattamento per i Paesi meno sviluppati è il perno della riflessione di Joyce Kimutai (African climate Development Initiative dell’Università di Cape Town). Weijian Zhou (Accademia cinese delle scienze) affronta la questione della gestione ecologica dell’ambiente in Cina. L’intervento di Robert Stoner, della Massachusetts Institute of Technology negli Stati Uniti, è incentrato su una priorità: quella di porre fine alla povertà energetica. Virgilio Viana (Amazonas Sustainability Foundation, Brasile) invita a riflettere su possibili soluzioni per la resilienza ai cambiamenti climatici in Amazzonia. L’ultimo intervento della giornata del 13 luglio, quello di Robin Fears (Inter Academy Partnership), intreccia questioni climatiche e priorità legate alla promozione della salute.

“Dalla metà del secolo scorso, superando molte difficoltà, si è andata affermando la tendenza a concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune. Un mondo interdipendente non significa unicamente capire che le conseguenze dannose degli stili di vita, di produzione e di consumo colpiscono tutti, bensì, principalmente, fare in modo che le soluzioni siano proposte a partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni Paesi. L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune. (Dalla Lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco)”

Resilienza, sistemi alimentari e accesso all’acqua

Nella giornata del 14 luglio la Conferenza nella Casina Pio IV prosegue con l’intervento, incentrato su soluzioni basate sulla natura, di Barbara Widera, della Facoltà di Architettura presso l’Università di Scienze e Tecnologie a Wrocław in Polonia. Il tema dei sistemi alimentari resilienti accompagna poi la riflessione di Joachim von Braun e di Alisher Mirzabaev, dell’Università di Bonn in Germania. Sull’accesso all’acqua e sulla resilienza è incentrato l’intervento di Mukherji dell’international Water Management Institute. L’ambito agroforestale è lo sfondo della riflessione di Aster Gebrekirstos Afwork (World Agroforestry Center, in Kenya). Cheikh Mbow (dell’Università di Pretoria, in Sudafrica) si sofferma sui centri di ricerca e formazione per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Victor Galaz (dell’Università di Stoccolma, in Svezia) dedica il proprio intervento al tema delle istituzioni economiche e finanziarie per un futuro in cui prevalga il valore dell’equità. La riflessione di Clara Latini (UN Sustainable Development Solutions Network – Youth) prende in esame le sfide attuali e il tempo della pandemia. Kira Vinke (German Council on Foreign Relations, Germania) affronta il tema della migrazione climatica. Ultimo atto della Conferenza l’intervento conclusivo di Joachim von Braun, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze.

“Per affrontare i problemi di fondo, che non possono essere risolti da azioni di singoli Paesi, si rende indispensabile un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile. Dalla Lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco)”

La lezione della pandemia

Il Covid ha messo a nudo criticità e vulnerabilità non solo del tessuto sociale, ma anche degli ecosistemi, sempre più sconvolti dai cambiamenti climatici. Clara Latini fa parte di “UN Sustainable Development Solutions Network – Youth”, una rete globale che mobilita i giovani per dare forma a un mondo sostenibile per le future generazioni. A Vatican News sottolinea che il mondo della politica, sia a livello locale sia a livello globale, è chiamato a dare risposte concrete in grado di prevenire e arginare crisi potenzialmente devastanti per l’uomo e per la nostra Casa comune. “Le alternative ci sono, ma è una corsa contro il tempo”.

Ascolta l’intervista a Clara Latini

Quali nuove lezioni economiche sulla resilienza si possono apprendere da una esperienza così difficile come quella del Covid e della pandemia?

Abbiamo visto, prima di tutto, come il Covid non si sia rivelata una crisi solo a livello sanitario. Abbiamo notato anche effetti nell’ambito socio-economico e abbiamo visto crescere i tassi di disuguaglianza, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Questi sono altri problemi che, anche in seguito alla recente guerra in Ucraina, vanno a determinare una situazione ancora più fragile. Quello che viene consigliato ai governi, in questo caso, è di prepararsi ad eventuali crisi di diverso tipo. Ed è necessario focalizzarsi su come affrontare adesso la crisi climatica.

Che cosa ci ha insegnato la pandemia sull’adattamento di persone e di ecosistemi agli affetti prodotti dai cambiamenti climatici?

Quello che abbiamo notato con la pandemia è il cosiddetto effetto a cascata. Abbiamo visto come sia importante valutare la natura e i nostri ecosistemi, soprattutto per quanto riguarda gli eventi di “spillover effect” che vanno ad intaccare la biodiversità. Questi avvenimenti saranno, in futuro, sempre più frequenti. Avremo problemi legati ad altri “spillover effect”, ad altre epidemie e, probabilmente, dovremo affrontare crisi relative all’agricoltura e alla siccità. È importante, dunque, vedere come poter affrontare questi problemi. Ed è importante avere alternative sostenibili nell’ambito dell’energia. Credo che focalizzarsi su come si possa ottenere energia sostenibile, nei prossimi decenni, sia uno degli argomenti più importanti da affrontare.

Volgiamo lo sguardo verso i prossimi decenni: ci sono, nonostante le ombre, delle luci e dei margini per arginare queste conseguenze così nefaste?

Ci sono le possibilità e le alternative. Ma è una corsa contro il tempo. La temperatura, ormai, si è alzata di un grado. Dobbiamo assolutamente evitare che ci sia un ulteriore incremento. Se si dovesse registrare un aumento di un grado e mezzo o addirittura di due gradi, sarebbe troppo per i nostri sistemi. Credo che sia, soprattutto, un problema di volontà a livello politico. Quest’anno si è tenuta la Conferenza di Stoccolma. Dopo varie discussioni a Bonn a giugno, sarà decisivo quello che verrà discusso nel prossimo summit del G20 e, soprattutto, in occasione della Cop27 che si terrà in Egitto. Abbiamo visto le linee guida della presidenza della Cop. Speriamo di poter vedere uno sforzo in più e degli obiettivi più ambiziosi da poter raggiungere. È importante, da parte della società civile, fare in modo che quanti possono prendere delle decisioni, a livello locale e a livello internazionale, siano a conoscenza di quanto è cruciale la questione climatica.