È a Kharkiv il nuovo progetto dell’associazione La Memoria Viva, attraverso il quale verranno distribuiti un centinaio di pasti caldi tutti i giorni a chi è fuggito dalla guerra e ha fame. Claudia Conte, testimone e ambasciatrice di questa nuova missione: “Non dobbiamo parlare solo di armi e di guerra, ma anche di solidarietà e dell’importanza di aiutare i civili che soffrono con azioni concrete”
Camilla Dionisi – Città del Vaticano
Si tratta della 40esima missione che l’associazione La Memoria Viva porta avanti per sostenere donne, bambini e anziani a cui la guerra ha tolto tutto: è il Café bontà italiana aperto a Kharkiv, in Ucraina. Si tratta di un grande ristorante che offre ai civili del territorio un pasto caldo tutto italiano, come pasta al sugo di pomodoro, ma anche altre pietanze. Si sta avvicinando il secondo inverno dallo scoppio della guerra in Ucraina e molti sfollati hanno paura di lasciare il proprio Paese, come spiega Roberto Falletti, presidente de La Memoria Viva. In questo modo, le piccole comunità che alloggiano a Kharkiv, che si trova a 12 km dal fronte, hanno un pasto caldo gratuito, un grande gesto di solidarietà per ricordare che la guerra non è fatta solo di armi, ma anche di persone che perdono tutto. Secondo Claudia Conte, attivista per i diritti umani, testimone e ambasciatrice di questa nuova apertura: “Occorre riportare l’attenzione sulla crisi umanitaria e parlare dell’importanza di aiutare i civili con azioni concrete. Quindi commuoversi, ma anche muoversi, agire e sostenere il progetto Cafè bontà italiana inviando del cibo”.
Costruire la via della pace
L’associazione La Memoria Viva, già a tre giorni dallo scoppio del conflitto, nel febbraio 2022, è partita con dei tir per portare beni di prima necessità sul posto. Si trattava di beni alimentari, medicinali e coperte per i civili, quindi donne, bambini, anziani, disabili, tutte le persone più vulnerabili che poi sono le vere vittime di questa guerra. “I volontari sono persone veramente coraggiose, che partono rischiando la vita in ogni momento, come Roberto Falletti, presidente dell’associazione” racconta Conte. “I primi tempi, quando scoppiò il conflitto, la missione principale era quella di portare in salvo in Italia le persone che ne avevano più necessità, ad esempio i malati bisognosi di cure. La missione attuale invece è quella di fronteggiare questa crisi umanitaria in Ucraina di cui non si sente più parlare nei media. Sentiamo parlare di armi nucleari – continua l’attivista – di conquiste territoriali e di occupazione militari, ma non c’è solo questo, come ci ricorda Papa Francesco: dobbiamo costruire la via della pace. La missione del cardinale Zuppi in questo è da esempio, perché ha cercato attraverso il dialogo e i suoi viaggi di trovare delle vie diplomatiche per arrivare alla pace”.
La situazione a Kharkiv
Come spiega Claudia Conte, anche se ancora non si intravede una fine a questa guerra, uno dei volti della pace è la solidarietà. “L’invito è quello di appoggiare chi sostiene le persone, come La Memoria Viva che sta avviando questo nuovo progetto a Kharkiv. La città è ancora libera, ma i servizi segreti ucraini dicono che nella strategia russa c’è l’intenzione di occupare nuovi territori”. Kharkiv è a 30 km dal confine di stato con la Russia e a 12 km dal fronte. Le persone vivono nelle metropolitane e si nascondono nei bunker. “Gli abitanti – continua Conte – non vogliono sfollare e andare via perché sono ancorati alle loro terre e alle loro tradizioni. In questo modo sono in costante pericolo di vita a causa dei bombardamenti. È tutto distrutto e La Memoria Viva, con grande coraggio, va a trasportare quello che viene richiesto, ossia medicine specifiche e cibo ai civili attraverso dei viaggi notturni veramente complessi”.
Un gesto di solidarietà per l’Ucraina
L’appello dell’associazione La Memoria Viva è quello di far arrivare cibo come pasta, pane, riso, pomodoro e tutto quello che può servire per dare da mangiare alle persone che ne necessitano, proprio perché a Kharkiv non c’è più niente. “Questo è un primo passo importante che potrebbe portare un po’ di calore e un po’ di speranza alle persone che non hanno nulla” sottolinea Claudia Conte. “Ho visitato il centro dove adesso ci sono i mutilati di guerra, persone che hanno perso gli arti a causa delle mine, e parliamo di ragazzi di soli vent’anni. Hanno bisogno di sentire che non sono soli”. Conte ha visto dal vivo la tragedia che vivono i civili in Ucraina. “Hai davanti agli occhi i morti, la devastazione della città, nonché la perdita di un patrimonio culturale, storico e artistico che non tornerà mai indietro. Parlare di ricostruzione è importante, ma ancora c’è la guerra”. La conclusione è che “bisognerebbe seguire di più le parole di Papa Francesco e del cardinale Zuppi: cercare delle vie diplomatiche per portare la cessazione di questo conflitto”.