Emanuela Campanile – Città del Vaticano
Il Brasile resta in bilico e dovrà aspettare altri 28 giorni – dopo i 46 di una complessa campagna elettorale – prima di festeggiare il nuovo presidente. Sfida dunque rimandata tra Luiz Inácio Lula da Silva e Jair Bolsonaro e per i 156 milioni di aventi diritto al voto.
Il Super Domingo
L’appuntamento di domenica 2 ottobre, definito il “Super Domingo”, non ha portato al potere nessuno dei due principali candidati, che non hanno preso più del 50% dei voti. Lula da Silva, leader del Partito dei lavoratori, non ha confermato i pronostici di vittoria della vigilia, nonostante il vantaggio del 48,35% di voti. Mentre il suo avversario, il presidente di destra uscente, Bolsonaro, ha ottenuto il 43,27%.
L’icona della sinistra sudamericana
L’icona della sinistra sudamericana dopo aver governato il Brasile dal 2003 al 2010, per i detrattori non è riuscito a scrollarsi di dosso la macchia della corruzione agli occhi di una buona parte della società, nonostante promette di combattere la fame, di far uscire il Paese dal suo isolamento diplomatico e di cancellare l’immagine di un Brasile paese nemico dell’ambiente, a causa della massiccia deforestazione dell’Amazzonia.
L’ex capitano dell’esercito
Bolsonaro, vincitore inaspettato alle elezioni del 2018 per la sua retorica populista, ha incentrato la campagna elettorale sui valori morali e sugli attacchi al suo avversario, che definisce “ladro” ed “ex detenuto”. In questi quattro anni di presidenza, l’ex capitano dell’esercito ha applicato una politica neoliberista in campo economico.