Il presidente della associazione si dice incoraggiato dal discorso di Francesco agli Stati Generali della Natalità a rilanciare l’attivismo famigliare, sia sul fronte del welfare sia su quello culturale: “Aiuti economici, servizi e conciliazione lavoro-famiglia sono gli strumenti necessari per aiutare giovani uomini e donne ad aprirsi alla vita ma serve anche un clima che rimetta al centro della società la dignità della persona e la comunità”
Marco Guerra – Citta del Vaticano
La partecipazione di Papa Francesco all’apertura della seconda giornata degli Stati Generali della Natalità è stata accolta come un omaggio prezioso per tutte le persone impegnate nel mondo dell’associazionismo familiare.
Il Forum delle Famiglie, uno dei motori organizzativi dell’evento, coglie nelle parole del Pontefice sulla speranza che alimenta la generatività un incoraggiamento ad andare avanti per promuovere e salvaguardare i valori e i diritti della famiglia. Francesco ha ribadito che la famiglia non è il problema ma soluzione in questa società afflitta dall’individualismo, ma tutta la riflessione del Papa sulle sfide poste dall’inverno demografico è stata ascoltata con grande interesse in platea, anche il neo presidente del Forum delle Famiglie, Adriano Bordignon, eletto lo scorso marzo alla guida della realtà che riunisce tutte le associazioni famigliari italiane di ispirazione cattolica. Lo abbiamo intervistato per comprendere l’importanza di quella cornice culturale e spirituale che rende più efficace il lavoro di advocacy del Forum.
Papa Francesco è venuto ad omaggiare anche la terza edizione degli Stati generali della natalità, cosa le ha suscitato il discorso del Pontefice?
La presenza di Francesco qui oggi è stata una benedizione per noi, ci ha dato l’indicazione di continuare a seguire questa strada, distinguendo tra ottimismo e speranza. La Speranza è qualcosa di generativo che richiede un accompagnamento di impegno, ed è proprio la strada che noi vogliamo seguire. Dare fiato al desiderio di bene dei giovani.
Voi incarnate la speranza tutti i giorni come Forum delle Famiglie che rappresenta anche i nuclei più numerosi, che cosa significa operare nella speranza?
Ci aiuta a far fronte nelle difficoltà, la strada non è in discesa ma c’è una forza che ci spinge e dona energia nuova ogni giorno. Questo è quello che desideriamo per i giovani e quello che ci è stato tramandato dalle generazioni precedenti e sta nel cuore di chi ama questo Paese e cerca di renderlo un posto migliore, dove sia bello nascere, crescere e diventare anziani. Papa Francesco ci ha spronati a non sederci sul divano ma a renderci protagonisti del cambiamento.
Francesco ha anche detto che le famiglie sono la soluzione e non il problema. Aprirsi alla vita porta ricchezza per tutti?
Negli stereotipi viviamo due dinamiche. La prima è che la famiglia è il luogo dei problemi: la stampa dà evidenza alla famiglia quando c’è povertà educativa e problemi di vario genere; invece la famiglia è il luogo delle buone relazioni dove si cresce come esseri umani, è un “laboratorio di umanizzazione”, come dice il Papa. Le famiglie possono essere protagoniste del cambiamento perché sono gli unici soggetti che ragionano con prospettive di lungo periodo.
La famiglia è anche il primo ammortizzatore sociale, a che punto è il welfare italiano?
La famiglia è data per scontata e non ci rendiamo mai conto come sarebbe la nostra società senza famiglie. In realtà però non è un pozzo senza fondo la famiglia. In questo periodo di siccità sappiamo che “le falde” vanno alimentate. Come Forum non vogliamo mancette e regalie ma essere messi nelle condizioni di fare il meglio per i nostri figli. Serve un ecosistema culturale, operativo e di servizi che sostenga le famiglie. Agli Stati Generali abbiamo presentato molte proposte.
Quindi c’è ancora molto da fare dopo l’assegno unico?
L’assegno unico è un primo passo significativo che noi abbiamo stimolato, certo non basta deve essere più generoso e universale. Chiediamo anche una riforma della fiscalità che riconosca la composizione dei nuclei familiari. Poi c’è la questione dei servizi territoriali, perché fare un figlio non è un fatto privato ma una scelta d’amore. Abbiamo dei grandi gap da appianare in tema di lavoro femminile e di conciliazione lavoro famiglia. Una altra sfida è quella di mettere nelle capacità i giovani di uscire di casa e di diventare protagonisti delle loro vite.
Quindi la conciliazione lavoro famiglia è importante quanto i benefit economici?
È indubbio, dobbiamo mettere in condizione le persone di sviluppare tutte le loro possibilità, non siamo nati per essere dei consumatori e per essere solo lavoratori ma per essere persone generative sia dal punto di vista biologico sia da quello della cura della civitas e del mondo, quindi dobbiamo avere un tempo generativo per la famiglia.
Poi c’è anche l’aspetto culturale che incide, questa società esalta l’individualismo. È ora di tornare a narrare la bellezza della famiglia?
Servono azioni pratiche ma anche dei passaggi culturali, serve un riconoscimento di stima per le famiglie per quello che sono pur con le loro fragilità. Serve mettere in condizione i germi di bene di fruttificare, e il tema della vita, della dignità intrinseca della persona, della solidarietà e di essere parte di una comunità sono parti centrali di questo discorso culturale. Sono temi che si stanno diluendo di fronte l’individualismo, l’utilitarismo e la società liquida che stiamo vivendo.