Bonini: il Papa dimostra che la parola pace è un obiettivo concreto

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

La pace, la fratellanza. Il dialogo e la giustizia. Sono alcuni dei passaggi centrali del discorso che il Papa ha pronunciato nell’incontro con le Autorità, la Società civile ed il Corpo diplomatico nel Palazzo presidenziale iracheno. Il primo discorso del suo viaggio apostolico che, iniziato oggi, si concluderà lunedì 8 marzo. Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa, lo ha analizzato ai microfoni di Radio Vaticana – Vatican News.

Una lunga attesa 

“Le persone che come me hanno una certa età – afferma Bonini – ricordano bene che il programma del Giubileo del 2000 doveva iniziare proprio da Ur, quindi Francesco – citandolo espressamente – riprende il testimone di Giovanni Paolo II e lo fa con un pellegrinaggio che comincia con un tono di dialogo. Un tono alto che ha chiamato tutti a dialogare e costruire veramente la pace. Da decenni questa è la terra di una serie di guerre che si sono costruite una sull’altra, ed oggi ci troviamo in un periodo di relativa pace. Le macerie dell’Is – aggiunge – covano ancora sotto la cenere”.

Da Abu Dhabi a Baghdad

Il Papa, citando il Documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019, ha affermato: “Dio ci conceda di camminare insieme, come fratelli e sorelle, nella forte convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace, della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune”. Quindi Francesco ha sottolineato l’importanza del dialogo e del rispetto della giustizia. Secondo Bonini “dialogo, diritto e consapevolezza della propria identità” devono procedere insieme. “Il rispetto degli interlocutori è la base del dialogo ed è questo il vero, grande nodo. In questo momento c’è uno straordinario bisogno di dialogo e le differenze, in particolare quelle religiose, possono essere una risorsa. Per riuscirci gli interlocutori, come fa il Papa, devono potersi guardare negli occhi senza remore e senza pregiudizio. Un dialogo iniziato ad Abu Dhabi e strutturato, come ha detto il presidente iracheno, intorno ad Abramo. Francesco – prosegue il rettore della Lumsa – dà l’esempio e speriamo che possa avere risposte adeguate”.

La crisi irachena 

“Dopo una crisi, non basta ricostruire, bisogna farlo bene: in modo che tutti – ha affermato ancora il Papa nel suo discorso- possano avere una vita dignitosa. Da una crisi non si esce uguali a prima: si esce o migliori o peggiori”. Parole queste che Francesco ha utilizzato anche intervenendo, in più di un’occasione, sulla crisi globale legata alla pandemia. “Il Papa – sottolinea Bonini – ha pronunciato due o tre volte la parola ‘migliori’. Ogni interlocutore deve cercare di migliorarsi, non possiamo accontentarci di essere uguali a prima. Dobbiamo essere meglio in assoluto, non è un comparativo. Non migliori di qualcuno, ma guardando se stessi in profondità. Credo che questa possa essere davvero la modalità per un dialogo e per concretare l’idea di fratellanza”.

Pace e fratellanza

Francesco ha chiesto che tacciano le armi, “si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze! Si dia spazio a tutti i cittadini”, affinché “nessuno sia considerato cittadino di seconda classe”. Per Bonini “la pace e l’inclusione possono essere due obiettivi fondamentali per l’Iraq. Il Papa dimostra che la parola pace non è un ritornello retorico, ma un obiettivo concreto. Da realizzare tutti insieme, rispettandosi reciprocamente. L’idea del sano pluralismo religioso, etnico e culturale è fondamentale. Direi che l’obiettivo – conclude – è realistico, ma misurare quanto sia lontano attiene alla nostra capacità politica, nel senso alto del termine che, giustamente, tanto piace a Papa Francesco”.