di Dale S. Recinella
Mentre io e Susan ‘navighiamo’ con cautela sull’acciottolato sdrucciolevole di pioggia ad Assisi, la nostra guida francescana richiama l’attenzione su una porta a battente di legno, incernierata saldamente nel muro della residenza medievale davanti a noi. Nel 1200 questo edificio a tre piani di pietra grigia apparteneva alla nobile famiglia Offreduccio, la casa d’infanzia dell’incredibile donna ormai nota al mondo come Santa Chiara d’Assisi.
La nostra supponenza americana, distante quasi un millennio e un oceano, tenta di sanificare la memoria della coraggiosa diciottenne Santa Chiara, depurandola da qualsiasi idea offensiva per il nostro status quo della classe media. Un’impresa del genere è una missione fallita in partenza, sconfitta di sicuro dalla ribellione adolescenziale di Chiara contro lo status quo del suo tempo e del suo luogo, che culminò nella sua partenza a tarda notte, uscendo dalla sua casa attraverso la porta del morto.
Nel complesso mosaico della società feudale italiana del XIII secolo, alcune delle superstizioni storiche di quell’epoca coesistevano abbastanza pacificamente accanto alla sbocciata fede della gente comune. Tale era l’inevitabile inclusione nel progetto di ogni casa, appartenente a famiglie nobili, di una porta del morto. Questo portale era solitamente bloccato da terra e detriti fino a quando non era necessario l’accesso per il suo unico scopo corretto: dare passaggio a una bara per un membro della casa appena deceduto.
La nostra mente moderna lotta per capire la valanga di significati profondi, stratificati nell’immagine di un’adolescente benestante, sicuramente destinata al matrimonio e molto corteggiata, che fugge dalle trappole materiali e dalle protezioni della bella vita della sua società, dichiarandosi morta in questo mondo con un atto così rivoluzionario. Nessun discorso o dichiarazione avrebbe potuto comunicare in modo più incisivo il totale rifiuto di Chiara dei privilegi che le erano stati concessi. E poiché era cattolica e la sua presa di posizione rivoluzionaria era radicata nella sua fede cattolica, essa culminò con la tonsura: la rasatura dei suoi bei capelli biondi tanto ammirati.
Ho sempre trovato la storia della conversione radicale di Santa Chiara molto più impegnativa persino di quella di San Francesco. La famiglia di Francesco era di mercanti, in ascesa verso l’alta borghesia. La famiglia di Chiara era già saldamente radicata nella ricchezza e nel privilegio della nobiltà delle classi patrizie. Mi ci sono voluti molti anni per capire che la ricchezza lasciata, che sia già in mano o che si profili all’orizzonte, non è il punto. L’intuizione cruciale è capire verso cosa – o per dirla in modo più appropriato – verso Chi, sia Francesco che Chiara stavano muovendosi: verso il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Pensieri pesanti su cui riflettere, anni dopo quell’esperienza di Assisi, mentre attraverso l’entrata lunga quattrocento metri del carcere dove avvengono le esecuzioni in Florida, dirigendomi verso l’ultima ala, conosciuta come casa della morte. Le guardie mi lasciano accedere al piano terra e nel corridoio che corre lungo le sbarre frontali delle celle, dove sono ospitati coloro a cui è già stata fissata la data e l’ora in cui lo Stato li ucciderà.
Oggi c’è solo un detenuto rinchiuso nella casa della morte. È un uomo grande e grosso, conosciuto nel gergo carcerario come Big Bob. Mi ha chiesto di essere il suo assistente spirituale per la sua esecuzione. La guardia dell’ala annuncia la mia presenza e richiude la massiccia porta d’ingresso dietro di me.
“Allora, sei venuto!” Big Bob mi chiama mentre sono ancora a una decina di metri dalla sua cella. “È bello vederti.” Mi fermo davanti alla sua porta per stringergli le mani attraverso le sbarre. “Sapevi che sarei venuto se me lo avessi chiesto.” “Fantastico”, cambia rapidamente argomento, quasi sussultando mentre parla. “Ma ho una richiesta.” “Sentiamo.” “È davvero triste stare quaggiù tutto solo. Unicamente le guardie e io. Quindi, voglio che tu venga a passare del tempo con me. Ma non voglio sentire quelle solite storie su Dio e non voglio pregare. Puoi farlo?” “Non sono sicuro di sapere come farlo, Robert. Sono qui come tuo assistente spirituale”.
C’è un lungo silenzio imbarazzante mentre facciamo il punto sulla reciproca determinazione in questa situazione di stallo. Reagisco per primo. “Robert, voglio essere qui per te. Ma come ben sai, non siamo qui da soli. Ci sono molte persone connesse con noi da audio e video, in tempo reale”. Faccio un cenno verso le videocamere e i microfoni montati nel soffitto. “O ti faccio visita come assistente spirituale o no. E in caso contrario, verrò scortato rapidamente alla porta d’ingresso della prigione”.
Fa un passo indietro al lato della sua cuccetta, si lascia cadere sull’angolo del materasso con profonda costernazione e sospira abbattuto: “Beh, ci ho provato”. “Che ne dici se faccio un tentativo?”, chiedo ancora, in piedi davanti alla porta della sua cella. “In qualsiasi momento, hai il diritto di dire: ‘Abbiamo finito!’ e mi accompagneranno fuori”. “Certo, mi terrai una conferenza o qualcosa del genere?” “No, ti farò alcune domande su di te, sui tuoi anni trascorsi nelle zone rurali della Florida e sul perché odi i cristiani”. “Ricordi che odio i cristiani, vero?”, ora è tornato davanti alla porta. “Ricordo che odi i cristiani, che è una cosa radicata in te. Ma non mi hai mai detto perché odi i cristiani. Forse potresti iniziare dicendomi perché hai chiesto me come tuo assistente spirituale nella casa della morte.” “Quando sono venuti e mi hanno domandato se volevo un assistente spirituale quaggiù, mi sono ricordato che mi portavi sempre i biglietti da inviare a mia mamma per il suo compleanno e per la festa della mamma e i biglietti di Natale per la mia famiglia. Quindi, ho pensato che se avessi acconsentito a non parlare di Dio, saremmo stati bene”. “Capito. Robert, suppongo che molte persone abbiano parlato con te per gran parte della tua vita.”
Faccio cenno al sergente della squadra della morte che avrò bisogno di una sedia, implicando il fatto che Big Bob e io abbiamo trovato qualcosa di cui parlare. “Ma scommetto che non molti di loro ti abbiano chiesto com’è stato essere te stesso. Voglio sapere com’è stato essere te: crescere poverissimo e disprezzato in mezzo a ricchi cristiani nella Florida rurale”. “Li odio tutti e odio anche il loro Gesù!” “Beh, Robert, conosco già almeno due eccezioni.” “Che eccezioni? Non ci sono eccezioni!”
Mi fermo brevemente prima di rispondere, sperando che i nostri numerosi ascoltatori a distanza si rendano conto che si tratta di una discussione amichevole e non di un litigio. Un litigio di qualsiasi tipo, su qualsiasi argomento, concluderebbe rapidamente una visita alla casa della morte.
“Robert, ti considero mio fratello. Credo che forse tu non odi me.” “Ma voglio odiarti quando difendi i cristiani”. È chiaramente arrabbiatissimo. Anche così, torna sul nostro argomento. “Hai detto due eccezioni. Allora, secondo te, chi è l’altra eccezione?” “Penso che l’altra eccezione sia Gesù Cristo”. Alza le mani in assoluto silenzio, scuotendo la testa incredulo. Chiaramente una spiegazione è d’obbligo. “Robert, non puoi odiare qualcuno di cui non sai nulla. E non hai idea di chi sia Gesù. Non l’hai mai incontrato”. È troppo sbalordito per parlare. Dovrò insistere su questo argomento. “Hai mai sentito parlare di C.S. Lewis?” La sua alzata di spalle e la totale mancanza di interesse esprimono un no, e non voglio sentire parlare di lui ora.
“C.S. Lewis è uno dei più grandi autori cristiani della nostra epoca moderna. Amava raccontare una parabola che getta una grande luce sulla nostra situazione qui. Posso condividerla con te?”
Big Bob non dice di sì ma nemmeno di no. Penso tra me e me che nella casa della morte un semaforo giallo valga quanto uno verde. Non c’è fretta: abbiamo molto tempo a disposizione per la nostra visita. Quindi, narro la storia come meglio posso con grande mimica e una generosa spolverata della mia gestualità di retaggio italiano.
C’era una donna molto fiera di essere una cristiana modello, fino al punto di offrire la decima parte di tutte le sue entrate. Non usava mai un linguaggio volgare, non arrivava mai tardi in chiesa e non se ne andava mai presto. Era molto orgogliosa di assicurarsi che tutti quelli che venivano nella sua piccola chiesa fossero abbastanza bravi da potervi entrare. Accadde che un giorno un mendicante di strada si sedette in un banco in fondo alla sua chiesa. Era visibilmente sporco e i suoi vestiti erano stracci. Temendo che la sua presenza avrebbe scoraggiato prospettive più socialmente accettabili dal venire nella sua chiesa, lei domandò al pastore di rispedire in strada il mendicante. Era piuttosto orgogliosa di se stessa per aver protetto la sua chiesa da partecipanti meno degni. Alla fine, arrivò il suo momento di tornare al Signore. Morì pacificamente piena delle aspettative di ottenere finalmente la sua ricompensa per tutti i vizi da cui si era astenuta nella sua vita terrena.
“Sì, sembra proprio una cristiana”, ringhia Big Bob, dandomi la prima indicazione di essere stato attento. Ebbene, quando questa donna retta viene ammessa in paradiso, si immobilizza. Con suo shock e disgusto, il mendicante puzzolente che aveva fatto espellere dalla sua chiesa è seduto proprio lì per terra all’interno della porta del paradiso. “Questo non va bene!”, urla. “Questo sudicio straccione deve essere rimosso immediatamente. Chi l’ha fatto entrare qui?’ “Dio l’ha fatto entrare qui”, spiega il suo angelo scorta. “È una decisione di Dio.” “Ebbene, di’ a Dio che non rimarrò nello stesso paradiso di quest’uomo. O quest’uomo dovrà andarsene o lo farò io.”
Quando il suo angelo scorta ritorna, la donna giusta chiede di conoscere la risposta di Dio. “Dio ha detto che sei la benvenuta a stare in paradiso e lo è anche quest’uomo. Se scegli di andartene, c’è un’uscita proprio laggiù. Conduce all’altro luogo chiamato inferno. Ma l’uscita si apre solo dall’interno verso l’esterno. Una volta che te ne vai, non torni in paradiso.’
Senza un attimo di esitazione, la donna giusta si precipita fuori dall’uscita del paradiso verso l’inferno.
“Sì, suona esattamente come i cristiani che ho conosciuto”, Big Bob riassume la sua esperienza di vita in una singola frase. “Allora, qual è il tuo punto?” “Il punto è che non puoi odiare Gesù per il modo in cui i suoi seguaci non soddisfano i desideri di Dio. I desideri di Gesù sono in perfetta sintonia con i desideri del Padre suo che è nei cieli. Ma noi esseri umani a volte scegliamo di andare contro quei desideri. Non è colpa sua. Dipende da noi”.
Nei tre giorni successivi, ascolto le esperienze di Bob quando è cresciuto povero in mezzo a ricchi cristiani nella Florida rurale. I ricchi cristiani che credono che la loro fortuna sia dovuta al fatto che Dio li ami più di quanto ami i poveri. Che credono che Dio abbia maledetto i poveri e che la sua volontà sia che i poveri soffrano, che Dio abbia predestinato i poveri all’inferno e che chiunque cerchi di alleviare le loro sofferenze vada contro la volontà di Dio.
Alla fine mi passa la patata bollente. “Allora, qual è il tuo consiglio spirituale, fratello Dale? Qualcosa di folle, per esempio che dovrei perdonarli?” Ride forte in modo sprezzante. “Beh, Robert, so che sei un ragazzo di campagna in tutto e per tutto. Pesca! Caccia! Zuffe! Ma sono cresciuto italiano di prima generazione in un quartiere di città. Ho imparato per le strade di Detroit: non arrabbiarti, vendicati!” “Davvero, fratello Dale! Ti rendi conto di dove sono? Come faccio a vendicarmi da qui?” “Dammi un secondo. Ascoltami.”
Si siede pazientemente e mi permette di condividere un breve racconto della decisione di Santa Chiara di lasciarsi alle spalle l’ipocrisia delle persone ‘rispettabili’ uscendo dalla porta del morto. “Robert, tra circa due settimane sarai scortato attraverso quella porta, proprio lì, nella camera delle esecuzioni. Quella è la tua porta del morto.” “Non voglio parlarne”. “Nemmeno io. Ma dobbiamo parlare di cosa ti sta aspettando dall’altra parte della porta della morte.” “Non ho paura dell’inferno. Non ho paura di niente”. “Robert, non voglio parlare dell’inferno. Sto parlando di sistemare le cose tra te e tutti i cristiani fuorviati che ti hanno tormentato in questa vita”.
Si alza in piedi con impazienza e mi abbaia attraverso le sbarre: “Hai due minuti e poi sei fuori di qui!” “Questo è tutto ciò di cui ho bisogno. Ricordi la retta donna cristiana di cui ci ha parlato C. S. Lewis? Immagina tutti quei cristiani fuorviati che hanno reso la tua vita un inferno vivente. Immagina che ognuno di loro si presenti alle porte del paradiso per reclamare la sua ricompensa eterna. E quando entrano in paradiso, tu sei lì per salutarli”. “Che cosa? Sei pazzo? È possibile?” “Non è solo possibile, è garantito.”
Il sergente della casa della morte appare all’improvviso: “Mi spiace, ragazzi, il tempo è scaduto”. Concludo velocemente. “Robert, tornerò dopo il fine settimana. Avrò bisogno della tua decisione allora.”