Mentre il presidente americano firma la legge che sancisce il superamento della fase critica della pandemia, durata tre anni, l’azienda statunitense Moderna assicura che potrebbero arrivare entro il 2030 i primi sieri personalizzati a mRna per curare cancro e malattie cardiovascolari e autoimmuni. Il professor Cauda: la vaccinazione ha accelerato in maniera significativa i tempi e ha fornito un’esperienza notevole ai ricercatori
Sofiya Ruda – Città del Vaticano
L’emergenza nazionale degli Stati Uniti per rispondere alla pandemia di Covid-19 si è conclusa lunedì 10 aprile, con la firma da parte del presidente Joe Biden di una risoluzione bipartisan del Congresso per chiudere lo stato di emergenza durato tre anni. Lo ha reso noto la Casa Bianca in un comunicato. Tutte le normative entrate in vigore durante la pandemia termineranno l’11 maggio. Una “national emergency” – si legge – che ha permesso al governo di adottare misure radicali per rispondere al virus e sostenere i sistemi economici, sanitari e assistenziali del Paese. Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, negli ultimi tre anni sono morte più di 1,13 milioni di persone negli Stati Uniti a causa del coronavirus, di cui 1.773 nella settimana conclusasi il 5 aprile.
Moderna, entro il 2030 vaccini per cancro e malattie cardiache
Intanto, l’azienda americana Moderna ha annunciato che potrebbero arrivare entro il 2030 i primi vaccini personalizzati a mRna contro cancro, malattie cardiovascolari e patologie autoimmuni. L’esperienza derivata dai vaccini contro il coronavirus è stata di straordinaria importanza, come ha affermato a Vatican News – Radio Vaticana il professor Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. La vaccinazione contro il Covid-19, precisa, ha accelerato in maniera significativa i tempi e ha fornito un’esperienza notevole ai ricercatori. La tecnologia a mRna, inoltre, risale alla fine degli anni Ottanta ed era nata per l’oncologia.
Pandemia versus endemia
L’esperto sottolinea che per quanto riguarda l’Europa e gli Stati Uniti non si deve più parlare di ‘pandemia’, ma di ‘endemia’. Questo non vuol dire che il virus non continuerà a circolare, ma è chiaro che bisogna guardare a questa situazione epidemiologica con occhi diversi. Riguardo alla vaccinazione contro il Covid-19, Cauda sottolinea che in futuro andrà, come per quella influenzale, riservata ai fragili in prima istanza, ma naturalmente bisognerà adeguare l’approccio sulla base della situazione epidemiologica. L’ultimo atto che sancirà la fine della pandemia lo dirà l’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Io non credo che per questo atto formale si richiederanno molti mesi – conclude – ma penso che avverrà in tempi relativamente brevi. Bisogna che gli Stati e le organizzazioni traggano da questa pandemia una lezione importante: di essere preparati”.