Benedetto XVI: “Non ci sono due Papi, il Papa è uno. Dimissioni? Credo di aver fatto bene”

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“Dimettermi è stata una decisione difficile. Ma l’ho presa in piena coscienza, e credo di avere fatto bene”. A otto anni esatti dalla fine del suo pontificato, terminato il 28 febbraio 2013, Benedetto XVI ripensa a quella decisione storica e rivoluzionaria senza alcun pentimento o nostalgia del papato. In un colloquio con Massimo Franco pubblicato sul Corriere della Sera, Ratzinger risponde anche alle critiche dei suoi più stretti collaboratori del tempo, all’interno della Curia romana, che non hanno per nulla accettato la scelta delle dimissioni definendola “un’immane sciagura”. “Alcuni miei amici un po’ ‘fanatici’ – afferma il Papa emerito – sono ancora arrabbiati, non hanno voluto accettare la mia scelta. Penso alle teorie cospirative che l’hanno seguita: chi ha detto che è stato per colpa dello scandalo di Vatileaks, chi di un complotto della lobby gay, chi del caso del teologo conservatore lefebvriano Richard Williamson. Non vogliono credere a una scelta compiuta consapevolmente. Ma la mia coscienza è a posto”. E ribadisce: “Il Papa è uno solo”.

Ratzinger, sulla soglia dei 94 anni, ha scelto di trascorrere l’ultima stagione della sua lunga vita in Vaticano, nel Monastero Mater Ecclesiae, insieme alle sue fidatissime e premurose quattro Memores Domini, le consacrate di Comunione e Liberazione, al suo inseparabile segretario particolare, monsignor Georg Gänswein, che formalmente è anche prefetto della Casa Pontificia, e a suor Birgit Wansing che quotidianamente lo aiuta a rispondere alla notevole corrispondenza che gli arriva. Una scelta, quella di restare in Vaticano anche da Papa emerito, dettata dalla consapevolezza che “sempre chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata”, come ebbe a dire nella sua ultima udienza generale, il 27 febbraio 2013. E aggiunse: “Il sempre è anche un per sempre, non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di San Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio”.

Benedetto XVI, nonostante sia molto fragile e indebolito nel fisico, mantiene la mente lucidissima e continua a seguire gli eventi principali del pianeta. Dalla nascita del governo di Mario Draghi: “Speriamo che riesca a risolvere la crisi. È un uomo molto stimato anche in Germania”. All’ultimo anno del mandato del presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, alla salute del suo predecessore, Giorgio Napolitano, con il quale anche da emerito ha mantenuto una sincera amicizia. Alla pandemia, mentre nel Monastero Mater Ecclesiae è già stata somministrata a tutti la seconda dose del vaccino, come del resto avvenuto per Papa Francesco. Al presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, recentemente guarito dal coronavirus: “L’ho appena rivisto e mi ha detto che ora sta molto meglio. L’ho trovato bene”. Fino all’imminente viaggio in Iraq di Bergoglio, in programma dal 5 all’8 marzo prossimi: “Credo che sia un viaggio molto importante. Purtroppo cade in un momento molto difficile che lo rende anche un viaggio pericoloso: per ragioni di sicurezza e per il Covid. E poi c’è la situazione irachena instabile. Accompagnerò Francesco con la mia preghiera”. Lo sguardo di Benedetto XVI si estende, infine, Oltreoceano soffermandosi sul nuovo inquilino della Casa Bianca, Joe Biden: “È vero, è cattolico e osservante. E personalmente è contro l’aborto. Ma come presidente, tende a presentarsi in continuità con la linea del Partito democratico. E sulla politica gender non abbiamo ancora capito bene quale sia la sua posizione”.

Come ha sottolineato monsignor Gänswein ai microfoni di Fabio Marchese Ragona nella sua trasmissione Stanze Vaticane in onda su TgCom24, “Papa Benedetto sta bene per la sua età, è molto fragile fisicamente, ma la testa e lo spirito sono molto vivaci. Ha un ritmo fisso nelle sue giornate e questo gli dà un aiuto. Prega spesso e molto per delle persone che hanno perso qualcuno per il Covid o per persone che stanno soffrendo in questo momento per la malattia del Covid”. E ha aggiunto: “Il Papa emerito dopo otto anni è ancora convintissimo della sua scelta che fu presa in coscienza, coram Domino, davanti a Dio, ed è convinto che era ed è una decisione giusta”. Quanto alla possibilità che possano esserci altri Papi emeriti dopo Ratzinger, monsignor Gänswein commenta: “Non sono un profeta, ma la possibilità della rinuncia esiste da quando esiste il papato. Non ha senso secondo me fare delle profezie riguardo a Papa Francesco o ai Papi che verranno. Credo che se la decisione della rinuncia si prende in modo molto realistico per motivi importanti, questa diventa una cosa naturale, molto lecita. Diventa una situazione in cui non c’è nessun momento di straordinarietà”.

Proprio recentemente Francesco ha confidato di immaginare la sua morte “come Papa, in carica oppure emerito. E qui, a Roma. In Argentina non torno”. Precedentemente aveva sottolineato che “il Papa emerito non è una statua in un museo. È una istituzione. Non eravamo abituati. Sessanta o settant’anni fa il vescovo emerito non esisteva. Venne dopo il Concilio. Oggi è un’istituzione. La stessa cosa deve accadere per il Papa emerito. Benedetto è il primo e forse ce ne saranno altri. Non lo sappiamo”. E aggiunse: “Io credo che Papa Benedetto XVI abbia fatto questo gesto che di fatto istituisce i Papi emeriti. Ripeto: forse qualche teologo mi dirà che questo non è giusto, ma io la penso così. I secoli diranno se è così o no, vedremo. Lei potrà dirmi: ‘E se lei non se la sentirà, un giorno, di andare avanti?’. Farei lo stesso, farei lo stesso! Pregherò molto, ma farei lo stesso. Ha aperto una porta che è istituzionale, non eccezionale”.

Twitter: @FrancescoGrana