Federico Piana- Città del Vaticano
“Oggi il cammino comune è diventato ancora più essenziale”. Ad essere convinto che è proprio nell’attuale contesto storico e culturale che l’unità dei cristiani debba essere ricercata in un clima di maggiore collaborazione reciproca, è monsignor Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa Armena Apostolica a Roma. “Il mondo -spiega il religioso ortodosso in occasione della Settimana di Preghiera per l’Unità che si concluderà il prossimo 25 gennaio- è pieno di sfide come guerre, conflitti religiosi, migrazioni, pandemie e povertà. Solo uniti possiamo affrontarle e rendere il mondo migliore”:
Nel prossimo futuro, quali saranno le tappe necessarie per il proseguimento del cammino ecumenico?
Negli ultimi decenni, grazie proprio al movimento ecumenico, sono caduti numerosi muri che, nei secoli, erano stati innalzati fra tante chiese. Però il percorso è ancora lungo. Per esempio, c’è bisogno di formare una nuova generazione di servitori della Chiesa, sia religiosi che laici: dovranno essere aperti al dialogo e alla collaborazione con tutti i discepoli del Signore per il bene comune. Queste persone dovranno essere in grado di valorizzare ciò che ci unisce e di comprendere le differenze reciproche.
Il Papa ha spesso fatto riferimento alla necessità che questo cammino si compia dal basso, tra il popolo fedele di Dio. Quanto è necessaria questa condizione per l’unità?
La mia esperienza di 28 anni come arcivescovo della Chiesa armena negli Stati Uniti mi permette di confermare quanto sia importante coinvolgere i fedeli nelle iniziative ecumeniche fra varie chiese e confessioni cristiane come, ad esempio, preghiere, incontri e conferenze. La conoscenza ed il dialogo conducono alla stima delle reciproche differenze facendo crescere nella mente dei fedeli la consapevolezza che tutti siamo uniti dall’amore e dalla misericordia di Dio. Insomma, dobbiamo agire insieme in nome della comune fede.
La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che stiamo vivendo, secondo lei può essere anche una buona occasione per il cammino sinodale che ha anch’esso una spiccata connotazione ecumenica?
Certamente. Papa Francesco, nel suo discorso pronunciato