Bahrein, il Papa: la guerra è mostruosa, tacciano le armi ovunque

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Desidero indirizzare un pensiero amichevole e affettuoso a quanti abitano questo Paese: ad ogni credente, ad ogni persona e ad ogni famiglia, che la Costituzione del Bahrein definisce “pietra angolare della società”. A tutti esprimo la mia gioia per essere tra voi.

Sono le prime parole con cui, nella residenza del sovrano il Sakhir Royal Palace, Papa Francesco saluta sua maestà, il re del Bahrein Hamad bin Isa Al Khalifa, le autorità, il Corpo diplomatico e i rappresentanti della società civile nell’incontro che dà inizio al suo viaggio apostolico nella nazione del Golfo. Lo sguardo del Papa va a un Paese “dove le acque del mare circondano le sabbie del deserto e imponenti grattacieli affiancano i tradizionali mercati orientali”, dove “antichità e modernità convergono” e “genti di varie provenienze formano un originale mosaico di vita”.

L’albero della vita, emblema di vitalità del Bahrein

E c’è un simbolo che caratterizza il Bahrein, osserva Francesco, il cosiddetto “albero della vita”, una maestosa acacia che riesce a vivere in un’area desertica, fortemente arida, forse grazie alle radici che per la loro profondità, arrivano fino ai depositi acquiferi sotterranei. Così pensano alcuni e il Papa si sofferma sul tema delle radici per ricordare che nel Bahrein accorrevano, fin dai tempi antichi, popoli diversi attirati “dalla sua bellezza” e dalla presenza di “abbondanti sorgenti di acque dolci”. La sua “posizione geografica, la propensione e le capacità commerciali della gente”, dice ancora il Papa, hanno dato al Bahrein “l’opportunità di plasmarsi quale crocevia di mutuo arricchimento tra i popoli”. E proprio questo per Francesco, che costituisce la più grande ricchezza del regno: la “sua varietà etnica e culturale, nella convivenza pacifica e nella tradizionale accoglienza della popolazione.

Una diversità non omologante, ma includente, rappresenta il tesoro di ogni Paese veramente evoluto. E su queste isole si ammira una società composita, multietnica e multireligiosa, capace di superare il pericolo dell’isolamento. È tanto importante nel nostro tempo, in cui il ripiegamento esclusivo su sé stessi e sui propri interessi impedisce di cogliere l’importanza irrinunciabile dell’insieme. Invece, i molti gruppi nazionali, etnici e religiosi qui coesistenti testimoniano che si può e si deve convivere nel nostro mondo, diventato da decenni un villaggio globale nel quale, data per scontata la globalizzazione, è ancora per molti versi sconosciuto “lo spirito del villaggio”: l’ospitalità, la ricerca dell’altro, la fraternità.

Distribuire nel mondo l’acqua della fraternità

La realtà del nostro mondo fotografa tutt’altro, costata il Papa: in esso vediamo crescere “indifferenza e sospetto reciproco”, “rivalità e contrapposizioni”, “populismi, estremismi e imperialismi che mettono a repentaglio la sicurezza di tutti”. Più che di incontro si assiste a “scellerati atteggiamenti di scontro”. Papa Francesco ripropone l’esempio dell’albero della vita, ed esorta: “negli aridi deserti della convivenza umana distribuiamo l’acqua della fraternità”. E prosegue:

Non lasciamo evaporare la possibilità dell’incontro tra civiltà, religioni e culture, non permettiamo che secchino le radici dell’umano! Lavoriamo insieme, lavoriamo per l’insieme, per la speranza! Sono qui, nella terra dell’albero della vita, come seminatore di pace, per vivere giorni di incontro, per partecipare a un Forum di dialogo tra Oriente e Occidente per la pacifica convivenza umana.

Rispetto, tollerenza e libertà religiosa

Sarà questa “una tappa preziosa” del cammino di amicizia e fraternità avviato “con vari capi religiosi islamici” che vuol favorire la pace. Francesco esprime apprezzamento, quindi, per le opportunità di dialogo e di incontro che il Bahrein promuove mettendo al centro le questioni del rispetto, della tolleranza e della libertà religiosa. E commenta l’importanza della loro attuazione.

Sono temi essenziali, riconosciuti dalla Costituzione del Paese, la quale stabilisce che “non vi deve essere alcuna discriminazione in base al sesso, alla provenienza, alla lingua, alla religione o al credo” che “la libertà di coscienza è assoluta” e che “lo Stato tutela l’inviolabilità del culto”. Sono, soprattutto, impegni da tradurre costantemente in pratica, perché la libertà religiosa diventi piena e non si limiti alla libertà di culto; perché uguale dignità e pari opportunità siano concretamente riconosciute ad ogni gruppo e ad ogni persona; perché non vi siano discriminazioni e i diritti umani fondamentali non vengano violati, ma promossi. Penso anzitutto al diritto alla vita, alla necessità di garantirlo sempre, anche nei riguardi di chi viene punito, la cui esistenza non può essere eliminata.

La mancanza di lavoro e il lavoro che schiavizza

Papa Francesco ritorna all’immagine dell’albero della vita, ricco di rami di diverse dimensioni che col tempo sviluppano folte chiome, “accrescendone l’altezza e l’ampiezza”. E afferma che “è stato proprio il contributo di tante persone di popoli differenti a consentire un notevole sviluppo produttivo” nel Paese. L’immigrazione, “di cui il Regno del Bahrein vanta uno dei tassi più elevati al mondo”, ha portato a questa terra ricchezza e sviluppo attraverso il proprio lavoro, ma, fa notare il Papa, non dappertutto è così.

Non si può però dimenticare che nei nostri tempi c’è ancora troppa mancanza di lavoro, e troppo lavoro disumanizzante: ciò non comporta solo gravi rischi di instabilità sociale, ma rappresenta un attentato alla dignità umana. Il lavoro, infatti, non è solo necessario per guadagnarsi da vivere, è un diritto indispensabile per sviluppare integralmente sé stessi e per plasmare una società a misura d’uomo. Da questo Paese, attraente per le opportunità lavorative che offre, vorrei richiamare l’emergenza della crisi lavorativa mondiale: spesso il lavoro, prezioso come il pane, manca; sovente, è pane avvelenato, perché schiavizza.

Garantire condizioni eque di lavoro per tutti 

Spesso al centro del lavoro non c’è più la persona, prosegue il Papa, e lancia un appello affinché siano garantite ovunque “condizioni lavorative sicure e degne dell’uomo”, che non ne impediscano la vita spirituale e “promuovano la coesione sociale”. Il Bahrein può svolgere un ruolo in questo senso e dice:

Sia faro nel promuovere in tutta l’area diritti e condizioni eque e sempre migliori per i lavoratori, le donne e i giovani, garantendo in pari tempo rispetto e attenzione per quanti si sentono più ai margini della società, come gli emigrati e i detenuti: lo sviluppo vero, umano, integrale si misura soprattutto dall’attenzione nei loro riguardi.

L’urgente questione ambientale

Guardando ancora all’albero della vita, non si può non considerare la questione ambientale che interpella anzitutto chi governa e detiene “la responsabilità di servire il bene comune”. Le parole del Papa diventano un appello:

Non stanchiamoci di adoperarci per questa drammatica urgenza, ponendo in essere scelte concrete e lungimiranti, intraprese pensando alle giovani generazioni, prima che sia troppo tardi e si comprometta il loro futuro! La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27), che avrà luogo in Egitto tra pochi giorni, sia un passo in avanti in tal senso!

La guerra, realtà mostruosa e insensata

La seconda questione che nasce dall’osservazione dell’albero della vita che, attraverso le sue radici porta acqua al tronco e alle foglie, è la vocazione stessa dell’uomo, afferma il Papa: far prosperare la vita”, quando invece vediamo aumentare nel mondo “azioni e minacce di morte”.

Penso, in particolare, alla realtà mostruosa e insensata della guerra, che ovunque semina distruzione e sradica speranza. Nella guerra emerge il lato peggiore dell’uomo: egoismo, violenza e menzogna. Sì, perché la guerra, ogni guerra, rappresenta anche la morte della verità. Rifiutiamo la logica delle armi e invertiamo la rotta, tramutando le ingenti spese militari in investimenti per combattere la fame, la mancanza di cure sanitarie e di istruzione.

Limitandosi a guardare alla Penisola arabica, il Papa cita lo Yemen “martoriato da una guerra dimenticata” e rivolge alla sua popolazione un “pensiero speciale e accorato”. “Porto nella preghiera soprattutto i civili, i bambini, gli anziani, i malati e imploro: tacciano le armi, impegniamoci ovunque e davvero per la pace!”. Francesco ripete più volte: “tacciano le armi, tacciano le armi!”

Siamo chiamati ad un impegno serio per la pace

Ricordando che la Dichiarazione del Regno del Bahrein riconosce che la fede religiosa è il fondamento “per la pace nel mondo”, il Papa dice ancora:

Sono qui da credente, da cristiano, da uomo e pellegrino di pace, perché oggi come mai siamo chiamati, dappertutto, a impegnarci seriamente per la pace.

E conclude pronunciando un passaggio della stessa Dichiarazione che suona come un programma per questo viaggio e per il futuro: “Ci impegniamo a lavorare per un mondo dove le persone dal credo sincero si uniscono tra di loro per ripudiare ciò che ci divide ed avvicinare invece ciò che ci unisce”.