Azione Cattolica, Parolin: testimoniare il Vangelo, compito di una vita intera

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Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha presieduto ieri la Messa nella prima giornata dell’Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica: trasformate consuetudini, stili, orari, linguaggio e strutture associative in canali di evangelizzazione del mondo attuale

di Giovanni Zavatta

Formazione, missione, testimonianza, «per raggiungere quante più persone possibili e conquistarle in Cristo»: si è sviluppata attraverso questi tre capisaldi della fede l’omelia pronunciata ieri sera dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nella prima giornata della xviii Assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana (a Sacrofano dal 25 al 28 aprile). Partendo dal tema dell’incontro, Testimoni di tutte le cose da lui compiute, che riprende le parole di Pietro dopo la conversione del centurione Cornelio (in Atti degli apostoli, 10, 39), Parolin ha citato un’espressione di Paolo vi — sulla «mai compiuta formazione all’intelligenza del Vangelo» — per ribadire che questo «è un compito che non finisce, che dura tutta la vita e sul quale bisogna investire in continuazione senza stancarsi, senza rinunciare». Ma la formazione «non è un puro esercizio intellettuale»: abbraccia tutta la persona e per questo è necessario lo studio con accanto «le altre dimensioni di un’esperienza che deve coinvolgere tutta la vita del credente».

Altro elemento fondamentale dell’identità dell’Azione cattolica è la missione. Evangelii gaudium, 27, di Papa Francesco, sulla necessità di riformare gli organismi ecclesiali in un senso sempre più missionario, serve al cardinale segretario di Stato per esortare il movimento a «trasformare consuetudini, stili, orari, linguaggio, strutture associative in canali di evangelizzazione del mondo attuale». Infine la testimonianza ovvero la modalità con cui realizzare l’evangelizzazione. Per farlo — ha osservato Parolin nell’omelia della messa — occorrono le parole giuste: «È l’eterno problema del linguaggio che oggi diventa particolarmente cruciale di fronte all’affermarsi della nuova cultura individualista e tecnologica; la gente non ci capisce più, non ci capiscono più soprattutto i giovani. Dobbiamo fare lo sforzo, per essere testimoni credibili, di trovare il modo di annunciare il Vangelo nelle modalità più comprensibili ai nostri contemporanei e quindi più efficaci». E se l’obiettivo è quello di essere “testimoni di tutte le cose da lui compiute”, il porporato, richiamando il magistero di Papa Francesco, sottolinea che per la Chiesa testimoniare il Vangelo oggi significa essere capace di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli attraverso la vicinanza e la prossimità, «significa portare con sé la guarigione che è anzitutto una guarigione interiore: la capacità di aprire sentieri di speranza per coloro che non trovano più posto in questo mondo, che non hanno più un senso nella vita, che non sanno più chi sono».

Dopo l’incontro di ieri in piazza San Pietro con il Pontefice — «non possiamo separare l’abbraccio di Papa Francesco dai lavori di questa assemblea», ha detto monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica italiana — i mille delegati presenti hanno cominciato il confronto, guidati dal presidente nazionale Giuseppe Notarstefano: «Mi piace pensare che l’associazione possa essere un luogo dove le persone guardano al futuro con speranza. Al Paese vorremmo dare il nostro contributo, un messaggio di unità e democrazia nella prospettiva delle comunità». Poi un pensiero per Vittorio Bachelet (a lungo presidente di Azione cattolica): «Invito — ha dichiarato Notarstefano — a ripensare la nostra democrazia secondo lo spirito di dialogo di Bachelet. Oggi la realtà complessa in cui viviamo chiede una grande visione organica. Il rischio di approcciarsi alle riforme è quello di guardarle da una parte sola; noi vorremmo che questo cammino possa ispirarsi a tale spirito di dialogo e composizione dei diversi interessi in campo».

Il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, nell’omelia della messa celebrata questa mattina, ha esortato a non avere timore, a mostrare coraggio. «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me»: le parole di Gesù ai discepoli di ieri (in Giovanni, 14, 1) valgono anche per i discepoli di oggi. «Sono certo che tutti voi che appartenete all’Azione cattolica — ha spiegato Farrell — comprendete il senso spirituale delle parole di Gesù. Anche voi avete ricevuto il perdono e l’amore di Dio. Tante volte avete superato il turbamento del cuore grazie alla fede in Cristo risorto. Siete passati dalla paura all’amore filiale per Dio. Anche voi, col passare degli anni, avete cominciato a sentire la Chiesa come la vostra “casa” e avete ora la certezza che il Signore aveva preparato per voi una dimora sicura, felice, che vi aiutasse ad affrontare con speranza tutte le sfide dell’esistenza». Per questo far parte di Azione cattolica significa essere «continuatori» della testimonianza degli apostoli: «È la testimonianza della vostra vita cristiana quotidiana che manifesta la santità battesimale e laicale alla quale siete chiamati», ha concluso il porporato.