Lisa Zengarini – Città del Vaticano
L’Austria dia l’esempio accogliendo subito “senza se e senza ma” 100 famiglie rifugiate a Lesbo che hanno già avuto esito positivo alla richiesta di asilo, perché “il tempo dell’attesa paziente sta volgendo al termine”. È un appello fermo quello rivolto alle autorità austriache ed europee da monsignor Hermann Glettler, vescovo di Innsbruck, che ieri – riporta l’agenzia dei vescovi austriaci Kathpress – ha lanciato l’allarme sulla nuova emergenza umanitaria sull’isola greca colpita da un’ondata di freddo. Da una settimana l’affollato campo di Kara Tepe è sferzato da piogge persistenti e secondo le previsioni, le temperature durante la notte scenderanno a 5 gradi per almeno due settimane. Una situazione che, come quella nei vicini Balcani, è diventata ormai insostenibile per i rifugiati, e che, afferma monsignor Glettler, dovrebbe scuotere le famiglie austriache ma soprattutto il governo federale e l’Europa.
Indegne le condizioni di vita nel campo di Lesbo
Secondo il vescovo di Innsbruck, “parlare di ‘aiuti sul posto’ quale alternativa all’evacuazione del campo è cinico”, viste le temperature: “Dov’è l’aiuto sul posto se c’è acqua sui percorsi tra le tende di emergenza invase dall’umidità e dal freddo e si devono temere le peggiori malattie? Dov’è l’aiuto sul posto se più di 7mila persone devono ancora fare una doccia fredda con un secchio d’acqua perché le 37 (!) docce con l’acqua calda non sono sufficienti e quando un misero pasto al giorno non può saziare la fame delle persone?”, chiede il presule, ricordando che la “decenza umanitaria è un obbligo per aiutare rapidamente ed efficacemente in un’emergenza acuta”. Non si tratta quindi “di un dibattito sull’asilo, ma della necessità di dare un’accoglienza umanitaria immediata a persone bisognose”.
L’Europa ha il dovere dell’accoglienza
Monsignor Gettler chiama in causa le responsabilità di tutti i Paesi dell’UE, osservando che la situazione di Lesbo e delle altre isole greche che ospitano migranti è ormai “sinonimo del fallimento della politica europea in materia di rifugiati”. Questo “non è più scusabile – ribadisce – si tratta del destino di migliaia di persone” che non possono essere “un giocattolo della politica europea della deterrenza. Dopo l’esito positivo delle procedure di asilo, queste persone devono essere distribuite equamente in Europa”. In questo senso, secondo monsignor Glettler, accogliere in Austria 100 famiglie (delle almeno 250 già con il decreto di ammissione all’asilo) sarebbe “un segno chiaro che tutta l’Europa deve agire”.