Chiesa Cattolica – Italiana

Athletica Vaticana, lettera agli atleti: le Olimpiadi siano antidoto ai giochi di guerra

Alla vigilia del grande evento l’Associazione sportiva scrive a chi sarà in gara ai Giochi di Parigi 2024 e a fine agosto alle Paralimpiadi: vivete e aiutate a vivere un momento di passione ma anche di inclusione “al passo dell’ultimo”, dove oltre al “più veloce, più in alto, più forte” trovi posto il valore dell’essere “insieme”

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Ci sono tanti modi di giocare. Ci sono giochi di guerra che in tante, troppe, zone del pianeta sviluppano il loro “agonismo” ammazzando e distruggendo. E ci sono i Giochi con la maiuscola, quelli in cui un tempo le guerre si spegnevano, quelli per cui si spera avvenga lo stesso con la tregua olimpica invocata dal 13 gennaio scorso dal Papa, e adesso non solo da lui, in vista delle Olimpiadi di Parigi.

Sport, linguaggio di dialogo

Athletica Vaticana ricorda questo desiderio di Francesco in una lettera inviata alle atlete e agli atleti alla vigilia dell’apertura dei Giochi. Quelli che iniziano domani, 26 luglio – e le Paralimpiadi che partiranno il 28 prossimo – “sono anzitutto storie di donne e di uomini che oggi non riescono a fermare «la terza guerra mondiale a pezzi» (come la definisce Francesco), ma suggeriscono – si legge nella lettera – la possibilità di un’umanità più fraterna. Attraverso il linguaggio del dialogo sportivo, popolare e a tutti comprensibile”.

Grande staffetta

“Senza far mai ricorso scorciatoie e con lealtà”, scrive Athletica Vaticana, i Giochi  “possono essere opportunità di speranza, nelle piccole e nelle grandi questioni di ogni persone e dell’umanità. Sì, le Olimpiadi e le Paralimpiadi possono essere strategie di pace e antidoto ai giochi di guerra”. Ciò che importa è incarnare “i veri valori dello sport: passione, inclusione, fraternità, spirito di squadra, lealtà, riscatto, impegno e sacrificio”. Sapendo che “lo sport non è solo vittoria o sconfitta, lo sport è un viaggio nella vita che non si fa mai da soli”. È quella “grande “staffetta” nella “maratona della vita”, come scrive il Papa nel libro Giochi di pace. L’anima delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi.

Storie di riscatto

L’importante, prosegue la lettera, è che il testimone passi di mano in mano, “stando attenti che nessuno resti indietro da solo”, adeguando “il proprio passo al passo dell’ultimo”. La partecipazione alle Olimpiadi del Team dei rifugiati, sottolinea Athletica Vaticana, è assieme alla tregua olimpica una delle “proposte di pace che tutta la grande famiglia sportiva rilancia in un tempo buio per l’umanità”. C’è un abbraccio speciale, si afferma, che va a “tutti coloro che ogni giorno vivono – provando anche ad aggrapparsi alla speranza che dà lo sport – realtà difficili, tra guerre, povertà, ingiustizie, tensioni, paure. Confida Papa Francesco: proprio loro ci «raccontano storie di riscatto, speranza, inclusione»”.

Più vicini

L’augurio finale di Athletica Vaticana è che quelli di Parigi siano Giochi in cui la medaglia d’oro più brillante vada al valore della prossimità. Anche l’antico motto olimpico tre anni fa è stato aggiornato a Tokyo e a fianco di “più veloce, più in alto, più forte” è stata aggiunta la parola “insieme”. Sia questo stile – come suggerito dal “nostro ‘coach’ d’eccezione, Francesco” – a rendere le Olimpiadi, oltre alle emozioni belle di record e performance, uno spettacolo della “vicinanza”.

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