Assisi e Giovanni Brunner, un ebreo salvato da tutta una comunità

Vatican News

Eugenio Bonanata – Città del Vaticano

Una lettera ritrovata che parla di una luce negli anni bui della Seconda Guerra Mondiale. La firma è del signor Giovanni Brunner, un ebreo che ringrazia la famiglia Lolli di Assisi per averlo protetto dalla furia nazifascista. A scoprire il documento, in questi giorni, è stata Carla Lolli. “Una sorpresa”, dice. “Casualmente, una decina di giorni fa, mentre sistemavo delle vecchie carte in uno scatolone ho trovato una busta gialla che mi ha incuriosito. Aprendola mi sono resa conto che era una lettera”.

Persecuzione, confinamento e protezione

“Una testimonianza veramente commovente in alcuni suoi passaggi”, aggiunge la curatrice del Museo della Memoria Marina Rosati che ricorda il calendario di appuntamenti organizzati per il 27 gennaio. Al centro delle riflessioni c’è anche la missiva, spedita da Zagabria, che illustra il peregrinare di quest’uomo originario di Trieste: la persecuzione, il confinamento e l’arrivo ad Assisi. “Mio padre – racconta Carla Lolli – lo ha accompagnato al sicuro, in montagna, dove è rimasto per alcuni mesi”. In seguito, le condizioni climatiche proibitive lo hanno spinto a tornare in paese e a consegnare i suoi documenti alla famiglia Lolli. “Li hanno nascosti in casa – prosegue – in un armadio a muro di cui ho un vago ricordo”.

Il ruolo della Chiesa e della comunità

I documenti di identità falsi costituivano uno dei pilastri del sistema di protezione dei perseguitati basato in quel periodo ad Assisi sotto la regia della Curia. Il vescovo, monsignor Domenico Sorrentino, cita il suo predecessore, monsignor Nicolini: “In questa opera di accoglienza venne incoraggiato anche dalla Santa Sede”. Attorno a lui c’erano molte altre persone, non solo esponenti della Chiesa, tant’è che la cittadina è stata recentemente riconosciuta ‘Casa di Vita” dalla Fondazione internazionale Raul Wallenber.

“Un clima di solidarietà umana e cristiana”, chiosa monsignor Sorrentino che aggiunge come in quegli anni Assisi abbia mostrato il volto migliore di sé. “A raccontarlo alle nuove generazioni – dice – si vede quanto questo risulti una pagina di assoluta efficacia: abbiamo bisogno di restituire alla memoria il suo spazio, ma abbiamo bisogno soprattutto di costruire un futuro che sia degno di questa memoria”.

Tenere viva la memoria

Ed è proprio questa la missione del Museo della Memoria, sotto l’egida della Diocesi, che ha ormai compiuto 10 anni. “Stiamo cercando di metterci in contatto con il signor Giovanni Brunner, qualora fosse ancora in vita, o con i suoi familiari”, afferma Rosati lanciando un appello a chiunque possa facilitare questa ricerca che si concentra tra Trieste e la Croazia. “La famiglia Brunner ha molte ramificazioni”, precisa Lolli. Anche lei sta raccogliendo informazioni sul nucleo, spinta dalla volontà di far arrivare questa vicenda all’attenzione dei ragazzi di oggi. “Sono loro – conclude – che in futuro dovranno tenere viva la memoria di ciò che è accaduto”.