Chiesa Cattolica – Italiana

Ascolto e vicinanza del Papa agli indigeni delle First Nations

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

“Un clima di ascolto e di vicinanza” è quello che ha contraddistinto l’incontro di stamani, alle ore 10.30, tra Papa Francesco e un gruppo di circa 20 indigeni delle First Nations, dal Canada, accompagnato da alcuni vescovi canadesi. A riferirlo un comunicato della Sala Stampa Vaticana. Nella mattinata di domani, primo aprile, è prevista l’udienza del Pontefice con i tre gruppi: First Nations, Métis ed Inuit.

Al termine del colloquio con il Papa, il gruppo di indigeni, vestiti in costume tradizionale, ha incontrato la stampa fuori da piazza San Pietro per raccontare i dettagli della mattinata. “E’ un giorno speciale”: ha esordito Gerald Antonie, capo regionale degli indigeni delle First Nations, confermando che Papa Francesco ha ascoltato le loro parole. “Quanto accaduto non sarebbe dovuto succedere – ha proseguito – vogliamo raccontarvi la nostra verità”. Parole segnate anche dal dolore per il passato, per gli abusi avvenuti, per le tante vittime. Da qui la richiesta al Papa di perdono, di recarsi in Canada e la necessità di procedere su un percorso di riconciliazione avviato già a giugno scorso dopo l’immediato “mea culpa” dei vescovi canadesi, in seguito al ritrovamento di una fossa comune nella Kamloops Indian Residential School. Tra la fine dell’800 e gli ultimi decenni del ‘900, infatti, il governo canadese aveva istituito le scuole residenziali per assimilare culturalmente i bambini indigeni. Le scuole erano affidate alle Chiese cristiane locali, tra cui quella cattolica. In queste scuole, generalmente sottofinanziate, i bimbi subivano spesso maltrattamenti e abusi.

Nel corso del suo intervento, Gerald Antonie ha anche ricordato la speciale relazione che gli indigeni hann con la Madre Terra, “una Madre molto speciale, la Terra – ha spiegato – è la nostra casa”. Una casa da proteggere, come più volte ha sottolineato Papa Francesco, per questo è necessario “lavorare insieme perché non abbiamo più molto tempo”.

“Non è mai troppo tardi”

Lunedì scorso, il Papa, in due diverse udienze, aveva ricevuto i rappresentanti dei popoli originari Métis e Inuit che nell’incontro con la stampa, nella stessa modalità di oggi, avevano ribadito la necessità di “verità, giustizia, guarigione e riconciliazione”. “Il riconoscimento, le scuse, l’espiazione – aveva affermato Cassidy Caron, giovane presidente dei Métis – sono molto in ritardo, ma non è mai tardi per fare la cosa giusta”. Dalla delegazione Inuit, Martha Greig aveva confessato di avere detto al Papa che “la gente ha bisogno di guarire. L’ho invitato a venire in Canada, significherebbe molto per gli ex residenti e le loro famiglie”. Un viaggio annunciato ma non ancora confermato.

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