Chiesa Cattolica – Italiana

Armida Barelli, la vita a fumetti della cofondatrice dell’Università Cattolica

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Armida Barelli, Ida per i familiari e “sorella maggiore” per le ragazze della Gioventù Femminile, che interviene all’inaugurazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il 7 dicembre 1921, a Milano, nel palazzo di Luigi Canonica, in via Sant’Agnese 2, unica donna tra gli otto promotori della storica iniziativa del cattolicesimo italiano. Poi, in un flashback, Ida, ragazzina molto vivace, che manda a quel paese la suora francescana dell’Istituto di Santa Croce di Menzingen, in Svizzera, che la sveglia alle 4.15. E ancora: Armida che risponde con entusiasmo, dopo averlo inizialmente rifiutato, all’invito del suo arcivescovo, il cardinal Andrea Carlo Ferrari, e fonda la Gioventù Femminile nella diocesi di Milano.

Padre Gemelli: “Nulla sarebbe stato possibile senza di lei”

Non sono i capitoli di una nuova biografia di Armida Barelli, la fondatrice della Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica e grande ispiratrice della nascita dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che sarà beatificata il 30 aprile 2022 nel Duomo di Milano, ma le prime tavole a fumetti di una graphic novel. “Armida Barelli. Nulla sarebbe stato possibile senza di lei”, è la sua vita a disegni e nuvole parlanti, ideata e curata dalla giornalista e scrittrice Tiziana Ferrario, sceneggiata e illustrata da Pia Valentinis e Giancarlo Ascari, e pubblicata da Franco Cosimo Panini Editore, che viene presentata oggi pomeriggio, 22 ottobre, alle 16 nell’aula Pio XI dell’Università Cattolica a Milano.

Armida Barelli e padre Agostino Gemelli: dal loro sodalizio tante opere per il cattolicesimo italiano

Anche una mostra con foto d’epoca e tavole a fumetti

Dopo i saluti dell’arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Toniolo monsignor Mario Delpini, con un videomessaggio, della prorettrice Antonella Sciarrone Alibrandi, del cappellano fra Renato Delbono, minore francescano, e di Teresa Panini, per la Franco Cosimo Panini Editore, intervengono, tra gli altri, gli autori della graphic novel in 52 pagine tutte a colori, e Aldo Carera, direttore dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia “Mario Romani”. Carera, con lo storico Ernesto Preziosi, membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto per la Storia dell’Azione Cattolica e del Movimento Cattolico in Italia “Paolo VI”, ha curato una mostra collegata alla presentazione. Un mix di fotografie d’epoca e pannelli della graphic novel, che si potrà visitare fino al 9 novembre, nell’atrio dell’aula Pio XI, e che poi sarà portata anche al Policlinico Gemelli di Roma. In versione “light” sarà disponibile per le parrocchie che ne faranno richiesta, alla mail: pr.toniolo@istitutotoniolo.it .

I cento anni dell’Istituto Toniolo, nel 2020, e della Cattolica

La vita a fumetti della “signorina Barelli”, così la chiamava padre Agostino Gemelli, col quale strinse, già nel 1910, un sodalizio che tanto bene avrebbe fatto al cattolicesimo italiano, è un’innovativa iniziativa dell’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, per celebrare i due centenari di fondazione, 2020 per il Toniolo, 2021 per la Cattolica. Un progetto ambizioso e complesso che si è avvalso di un’approfondita ricostruzione storica, affidata ad Aldo Carera ed Ernesto Preziosi.

La foto degli otto componenti il comitato promotore dell’Università Cattolica

Gli otto sognatori che fondarono l’Università del Sacro Cuore 

“Niente sarebbe nato né fiorito senza lo zelo, la pietà, l’intelligenza e la vita soprannaturalmente ispirata della signorina Barelli”, le parole di padre Gemelli riportate nella quarta di copertina del libro, sotto i volti degli otto “sognatori” che diedero vita alla “Cattolica”, sognata per primo da Toniolo, che scomparve nel 1918: la Barelli, padre Gemelli, che ne fu il primo rettore, don Francesco Olgiati, prete e filosofo, il medico e compagno di studi di padre Gemelli Ludovico Necchi, il cardinale Achille Ratti, allora arcivescovo di Milano, futuro Pio XI, don Luigi Sturzo, il fondatore del Partito Popolare, il cardinale Pietro Maffi, e il conte e imprenditore mecenate Ernesto Lombardo.

Ferrario: il suo grande contributo all’emancipazione femminile

Con la forza e l’immediatezza delle immagini, la graphic novel racconta la vita di Armida Barelli e i suoi straordinari incontri con questi e altri protagonisti del cattolicesimo italiano, fino ai pontefici Benedetto XV, Pio XI e infine Pio XII, che nel 1952 benedisse la gola di Ida, affetta dalla sclerosi bulbare che la porterà alla morte, nella cornice di oltre mezzo secolo di storia italiana. Con il libro e la mostra, spiega Tiziana Ferrario, già conduttrice del TgUno Rai e oggi nel Comitato d’indirizzo dell’Istituto Toniolo, “abbiamo voluto favorire la conoscenza di una figura di primo piano, che ha dato un contributo prezioso non solo alla fondazione dell’Ateneo cattolico, ma anche all’emancipazione delle donne del nostro Paese, riunite a migliaia per realizzare progetti ambiziosi. Riconosciuta beata dalla Chiesa, la sua figura affascina anche le giovani e i giovani di oggi, per la sua determinazione e la sua capacità di fare impresa”.

La copertina della graphic novel sulla vita di Armida Barelli

Concreta e determinata, trova i soldi per aprire l’Ateneo

“Se avessi scritto un saggio – ha confidato la Ferrario in un’intervista – i 40 mila giovani dell’Università Cattolica non l’avrebbero mai letto. Volevo arrivare a loro con il loro linguaggio”. E a Vatican News ricorda che Armida Barelli fu la prima a portare in Italia “i collegi per le studentesse fuori sede, un’idea rivoluzionaria per quegli anni”. La giornalista la definisce “l’amministratore delegato” del Sacro Cuore di Gesù, al quale era molto devota, perché degli otto sognatori “lei era quella concreta, la più determinata”, capace di trovare i soldi per aprire l’Ateneo e poi quelli per mantenerlo aperto, convincendo Pio XI ad istituire al “Giornata dell’Università Cattolica” per raccogliere le offerte nelle parrocchie di tutta Italia.

Menzione speciale del Premio Fede a Strisce 2021

“Per raccontare Armida abbiamo scelto il linguaggio del fumetto che parla sia ai ragazzi che agli adulti” le fa eco l’editore Teresa Panini, che ricorda come la graphic novel abbia ricevuto la menzione speciale nel premio Fede a Strisce “Roberto Ramberti” 2021, “unico in Italia dedicato alla nona arte con elementi religiosi”, che ha il patrocinio della Fisc, la Federazione dei settimanali cattolici. Nelle motivazioni del premio si legge che “La figura austera di Armida Barelli rivive attraverso un medium che la rende più facilmente divulgabile. Attraverso una storia godibile e fruibile, si recupera – o si fa la conoscenza per la prima volta – di una figura di primo piano” del cattolicesimo italiano.

Alcune tavole a fumetti della graphic novel su Armida Barelli

L’Istituto secolare delle Missionarie della regalità di Cristo

Nel suo intervento all’inaugurazione della Cattolica, raffigurato nel libro, Armida sottolinea che “anche la nostra cara Università, questa Maria così intellettuale e spirituale, ha bisogno delle sue Marte”, riferendosi ai cattolici italiani (ma soprattutto al conte Lombardo, che grazie all’insistenza della Barelli, donò il milione di lire indispensabile per comprare il palazzo che fu la prima sede) che offrirono i fondi per concretizzare il sogno, e indirettamente anche a se stessa. Ma Armida, si legge ancora nel libro, “nella sua vita sarà sia l’operosa Marta, sia la contemplativa Maria”. Infatti, nonostante fosse nata in una famiglia della buona borghesia milanese indifferente alla religione, diede vita insieme a padre Gemelli, nel 1919, ad Assisi, all’Istituto secolare delle Missionarie della regalità di Cristo, un sodalizio di laiche “consacrate nel mondo” come lei. Nel 1923, in Cina (lo trovate nelle tavole di chiusura del libro) fonda L’Istituto delle Suore Cinesi Francescane del Sacro Cuore di Gesù, “che oggi è la casa madre di centinaia di suore sparse in tutta la Cina”.

Il video di presentazione della graphic novel su Armida Barelli

“Una donna straordinaria, da conoscere e riscoprire”

Con Tiziana Ferrario, che per tre anni, prima di entrare in Rai, è stata studentessa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ricostruiamo, in quest’intervista, i momenti più importanti della vita di questa donna straordinaria, “ma poco conosciuta al grande pubblico, che merita di essere riscoperta”.

Ascolta l’intervista a Tiziana Ferrario

Tiziana Ferrario, come descriveresti Armida Barelli ai lettori, soprattutto i più giovani, della graphic novel che avete realizzato?

Armida Barelli è stata una donna con grandi intuizioni. Oggi diremmo una donna dotata di grande leadership. Infatti è riuscita a creare istituzioni che tuttora vivono, all’inizio del 1900, quando le donne avevano pochissime opportunità: o stavano a casa, aspettando di fidanzarsi, diventare mogli e poi madri, oppure avevano la fortuna come Armida Barelli di nascere in una famiglia benestante milanese e quindi poter studiare. E lei ha studiato nelle migliori scuole, in un collegio in Svizzera e quindi ha imparato le lingue, era una donna dalla mente aperta. Ma soprattutto era una donna dalla grande determinazione e volontà. Tutto quello che ha fatto, lo ha fatto il nome della fede e nel nome del Sacro Cuore di Gesù, però l’ha fatto da grande manager. È stata l’”amministratore delegato” di questo Sacro Cuore e quindi è stato molto interessante andare a frugare tra le tue carte e riuscire a ricostruire la storia di questa donna che ha fatto tanto per le donne cattoliche.

Una fotografia di Armida Barelli (1872 – 1952)

Hai già detto molto, ma che cosa ti ha colpita di più, facendo questo lavoro di divulgazione, della sua vita e delle sue tante opere?

Intanto mi ha colpito il fatto che fosse l’unica donna in mezzo a tanti uomini: padre Gemelli, Toniolo. Lei è l’unica in mezzo a questo club di sognatori che avevano l’ideale di formare una classe dirigente cattolica. Lei però è quella concreta, che trova i soldi per trasformare questo sogno in realtà. Trova i soldi all’inizio per aprire l’Ateneo e trova il modo poi di mantenerlo aperto, perché bisogna pagare le spese, gli stipendi. Quindi lei si inventa la giornata dell’Università Cattolica, il momento in cui tutte le parrocchie si fa la raccolta delle offerte per l’Università Cattolica. Mi hanno raccontato che sono stati anni in cui questa offerte riuscivano a pagare il 80 per cento dei costi dell’Ateneo. Era una donna con una visione concreta e pratica, dei problemi. Poi, l’altro aspetto che mi ha colpito, è che è riuscita a mobilitare un milione di donne. Quando lei fonda la Gioventù Femminile, prima a Milano e poi il Papa le chiede di farla in tutta Italia, alla fine lei riesce a mobilitare un milione di donne, in anno in cui le donne stavano dentro casa, non avevano la possibilità di viaggiare da sole nel nostro Paese. Eppure lei le porta a fare pellegrinaggi, ritiri spirituali, ad Assisi, a Roma, a Lourdes. In questo modo, senza rendersene conto, aiuta l’emancipazione anche delle donne cattoliche. Incominciano a conoscersi e a girare da una regione all’altra, a superare anche quei pregiudizi che esistono tra la cultura e le tradizioni culturali di una regione e l’altra. Dobbiamo pensare che siamo agli inizi del 1900 e quindi ha fatto tantissimo Armida Barelli ed è giusto che oggi, in occasione del centenario dell’Università Cattolica, ci si ricordi lei. Perché va riscoperta anche la storia di questa donna, poco conosciuta al grande pubblico, e che invece merita di essere riscoperta.

Il ritratto di Armida Barelli sulla copertina della graphic novel. Sullo sfondo, l’Università Cattolica

Nel libro mettete in luce la grande forza d’animo di Armida, ma anche la sua umiltà. All’inizio di ogni nuova impresa non si sente mai degna, e spesso rifiuta, per poi cambiare idea. Era così Armida Barelli?

Io direi che sono così un pò tutte le donne, che hanno sempre paura di non essere all’altezza. Ma questo fa parte di una tradizione, di un modello culturale che ci viene da molto molto lontano, ancora prima di arrivare ad Armida Barelli. Noi non siamo come gli uomini, ci chiediamo sempre: “Siamo in grado di fare questa cosa?”. Gli uomini invece si buttano, anche se magari non hanno le qualità giuste per accettare magari il lavoro che gli stanno offrendo. Le donne se lo chiedono sempre, e così fa anche Armida Barelli. Poi mostra di saperlo fare, e infatti ogni volta le chiedono di raddoppiare. È un po’ un limite che abbiamo noi donne, e che aveva anche Armida che ha fatto imprese che esistono tutt’oggi, a partire dall’ Università Cattolica, al Policlinico Gemelli. Pensiamo anche ai collegi per le studentesse fuori sede: allora fu un’idea rivoluzionaria. Oggi è normale anche studiare lontano da casa, ma all’inizio del Novecento, l’Università Cattolica nasce nel 1921, in quegli anni non era per niente normale che le ragazze andassero da sole lontano da casa a farsi un’istruzione. E lei capisce che è quella invece la strada per dare un’istruzione alle ragazze. Capisce che è l’istruzione che le fa crescere e fa costruire un futuro alle ragazze. Quindi ha avuto delle grandissime intuizioni.

Tutte queste opere, Armida Barelli le ha fatte in nome della fede, in Gesù e nel suo Sacro Cuore al quale era tanto devota. È per questo che il 30 Aprile del prossimo anno sarà beata?

Armida nasce in una famiglia laica e non praticante, ed è interessante questo suo percorso. Lei scopre la fede in Svizzera, mentre sta studiando in questo collegio di suore ed è divertente, perché quando lei comunica alla famiglia che in realtà vuole diventare suora, non vuole comunque sposarsi e seguire un suo percorso di fede, la famiglia la porta a divertirsi, a teatro, le fa conoscere dei ragazzi. Armida ad un certo punto si fidanza anche, e poi però capisce che il suo percorso è quello di impegnarsi in nome della fede e del Sacro Cuore. Quindi prende questo anello di fidanzamento, e la da’ alle due sorelle che aspettavano che lei si sposasse per poter finalmente anche loro fidanzarsi e sposarsi. Lei dice: “A me non serve questo anello, ho altro da fare”. Quindi lei diventa beata perché ha veramente dedicato la sua vita fare delle opere molto importanti, Il Covid ha ritardato la cerimonia, ma finalmente speriamo che la prossima primavera questa cerimonia ci possa essere.

La tomba di Armida Barelli, nella cappella dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

In conclusione, quanto devono a lei le donne italiane di oggi?

Io penso che le donne cattoliche le debbano molto, perché Armida ha lasciato un grande segno. La sua storia va ricordata e se per caso uno si ritrova a Milano e fa una visita all’Università Cattolica, beh, io direi che è giunto il momento di portare anche un mazzo di fiori ad Armida, che è sepolta nella cappella all’ingresso dell’Università Cattolica, c’è una piccola cappella a destra, dove sono sepolti anche gli altri fondatori da padre Gemelli a Toniolo, e quindi adesso è venuto il momento di portarle un fiore di dire grazie, perché ha veramente fatto tanto per l’istruzione e l’emancipazione delle donne cattoliche.

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