Chiesa Cattolica – Italiana

Antitrust

Nel Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa, Michele Grillo ne spiega il significato in un percorso che arriva alla condanna della logica dello scarto da parte della Chiesa

Michele Grillo*

L’antitrust è un‘istituzione delle economie di mercato che definisce comportamenti illeciti la collusione e l’abuso del potere di mercato e sottopone le fusioni tra imprese a pubblica autorizzazione. Tradizionalmente l’antitrust ha collegato il potere di mercato alla concentrazione industriale. La scuola di Chicago critica però lo strutturalismo perché, nel privilegiare la dispersione, non coglie che le grandi dimensioni di impresa possono avere valenza concorrenziale. Per Chicago, l’obiettivo dell’antitrust è l’efficienza, misurata dal surplus del consumatore che è più elevato quando il prezzo è più basso. I comportamenti che riducono la dispersione di un’industria ma accrescono l’efficienza sono così considerati leciti. Inoltre, in concorrenza imperfetta, una stessa strategia di impresa può, a seconda dei casi, aumentare o ridurre complessivamente l’efficienza. Ciò sollecita il ricorso a “regole della ragione” più che a “regole per sé” ai fini dell’identificazione di un comportamento illecito.

L’approccio del surplus del consumatore ha goduto a lungo di consenso. Oggi la finalità di efficienza è però sottoposta a critica per almeno tre ragioni. Per i Neo-Brandeisiani, trascurare l’intreccio tra potere economico e politico pone problemi di democrazia anche se il potere di mercato si fonda su una maggiore efficienza. Valutare gli illeciti in base a un’analisi di efficienza a posteriori ignora poi che, seppure acquisito lecitamente, il potere di mercato indebolisce la concorrenza in un’ottica dinamica; e assumere l’efficienza oggi come segno dell’efficienza domani significa ignorare l’inatteso, l’impredicibile, cioè la ragione di fondo che dà valore sociale alla concorrenza. Infine, l’efficienza del singolo comportamento mette in ombra il mercato come un sistema sociale inclusivo, dove il vantaggio comparato di ciascuno contribuisce al benessere collettivo, ed esalta invece la concorrenza come un processo darwiniano dove un vincitore emerge dal fallimento di molti.

Anche se non tratta esplicitamente di antitrust, il Magistero offre un messaggio chiaro. Apprezzando il mercato come modo di organizzare l’attività economica “per collocare le risorse e rispondere efficacemente ai bisogni”, Centesimus annus implica un favore per un’istituzione preposta a evitare gli effetti del potere di mercato se la concorrenza è imperfetta. Quadragesimo Anno già avvertiva peraltro che la concorrenza non regolata può risolversi in una “concentrazione di forze e di potere” e che il monopolio economico può determinare “uno Stato nello Stato”. La riflessione sulla finalità antitrust è anche stimolata dalla condanna, in Evangelii Gaudium, di una “logica dello scarto” estesa agli esseri umani in un’economia dell’esclusione dove “tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte”, che implicitamente contrappone una visione della concorrenza come processo di selezione darwiniana a una visione del mercato come meccanismo inclusivo.

*Docente di Economia politica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore

Ascolta il podcast del Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/07/14/17/137226112_F137226112.mp3

Potete ascoltare qui la serie di podcast sulla Dottrina sociale della Chiesa. La puntata è di Michele Grillo, curatore della voce “Antitrust” del Dizionario di Dottrina sociale.

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