Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
L’Antartide è la regione meno conosciuta del mondo. Fa registrare temperature medie inferiori a −30 o −40 °C ed ha una superficie di oltre 14 milioni di chilometri quadrati. Le prime scoperte certe di questo Continente, che si estende intorno al Polo Sud, risalgono al 1820. Solo l’1% del territorio, nella Penisola Antartica, non è sempre ricoperto dal ghiaccio. Il panorama è dominato da distese bianche.
Il ghiaccio non ricopre solo la terra, ma anche il mare circostante. Proprio in mare si staccano, a volte, immensi iceberg. Molti ghiacciai, in Antartide, stanno subendo pesantemente l’impatto dell’aumento delle temperature. Questa emergenza, che ha ripercussioni globali, è stata ricordata anche durante la recente Conferenza sul clima, “Cop 26”, a Glasgow. L’Antartide è anche uno scrigno prezioso. Nel Continente australe, dove la neve si accumula da milioni di anni, si trova il 70% dell’acqua dolce esistente sulla Terra. La vegetazione è costituita da muschi e licheni. La fauna marina comprende numerose specie di pesci, uccelli, foche, otarie e pinguini. In Antartide vivono in modo permanente un migliaio di persone di nazionalità diverse. La popolazione è costituita, quasi esclusivamente, da ricercatori scientifici.
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Ricerche ed esplorazioni scientifiche
L’Antartide è forse l’ambiente più ostile del mondo, in alcuni casi le temperature arrivano a -80 °C. Ed è il più grande deserto del mondo, un ambiente inospitale ma ricco comunque di risorse, dove comunque operano molte basi scientifiche. Alessandro Guarasci ha intervistato Carlo Barbante, direttore dell’istituto scienze polari del Cnr.
Molte basi scientifiche si trovano nella Penisola Antartica che è il prolungamento, di fatto, della catena andina. Altre si trovano sull’altra costa: quella indiana, atlantica e pacifica. Le basi permanenti sono tre. L’Italia ha due stazioni, una estiva e l’altra permanente, dove vengono svolte ricerche, ad esempio, sull’adattamento a condizioni estreme. È difficile pensare, spiega Carlo Barbante, ad una colonizzazione dell’Antartide. Le uniche risorse disponili sono strettamente connesse al mare. L’Antartide, sottolinea il direttore dell’istituto scienze polari del Cnr, è un continente da preservare: nel Mare di Ross si estende la più grande area marina protetta del mondo. Tra gli ospiti della puntata di Doppio Click anche Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord che, al microfono di Andrea De Angelis, insiste sull’urgenza di misure volte a contrastare lo scioglimento dei ghiacciai e, più in generale, l’impatto che i cambiamenti climatici stanno avendo sull’Antartide. Non solo, dunque, timori per il futuro, ma un bilancio drammatico già relativo al presente. “L’Antartide – spiega – è il più grande regolatore climatico sulla Terra e va preservato senza indugi”.
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Francesco: “io sono del Sud, vicino all’Antartide”
Per Papa Francesco l’Antartide non è un mondo molto distante. Sono “solo” 6500 i chilometri che separano l’Antartide dall’Argentina. Nel suo primo saluto dopo l’elezione il Pontefice argentino pronuncia queste parole: “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”. L’Antartide è anche sullo sfondo di alcuni momenti del Pontificato. Il 5 luglio del 2014 Francesco incontra a Campobasso il mondo del lavoro e dell’industria nell’aula magna dell’Università degli Studi del Molise. Conclude il proprio discorso aggiungendo ai saluti queste parole:
E vorrei aggiungere un fatto storico, che mi è successo. Quando io ero Provinciale dei Gesuiti, c’era bisogno di inviare in Antartide, a vivere lì 10 mesi l’anno, un cappellano. Ho pensato, ed è andato uno, padre Bonaventura De Filippis. Ma, sapete, era nato a Campobasso, era di qua!
Pagine di vita missionaria che Papa Francesco rievoca anche all’udienza generale del 20 febbraio del 2019 salutando pellegrini provenienti dal Molise.
E a voi di Campobasso vorrei ricordare una curiosità storica, ma tocca voi. Io sono del Sud, vicino all’Antartide. Voi sapete che il primo cappellano che è andato in Antartide era un concittadino vostro, uno nato a Campobasso. Complimenti per questo onore!
All’udienza generale del 16 settembre 2020, Papa Francesco si sofferma sulla necessità di “riequilibrare il nostro rapporto di esseri umani con il creato”. L’uomo, aggiunge, non può sfruttare il creato a proprio vantaggio.
Non dimentichiamo che questo si paga caro; non dimentichiamo quel detto spagnolo: “Dio perdona sempre; noi perdoniamo a volte; la natura non perdona mai”. Oggi leggevo sul giornale di quei due grandi ghiacciai dell’Antartide, vicino al Mare di Amundsen: stanno per cadere. Sarà terribile, perché il livello del mare crescerà e questo porterà tante, tante difficoltà e tanto male. E perché? Per il surriscaldamento, per non curare l’ambiente, per non curare la casa comune.
Giovanni Paolo II e “gli illimitati spazi dell’Antartide”
Anche Giovanni Paolo II ribadisce, in più occasioni, l’urgenza di difendere l’ambiente. Durante il viaggio apostolico in Uruguay, in Cile e in Argentina nel 1987 Papa Wojtyla sottolinea che “il progresso tecnico non deve assumere la caratteristica di dominare l’uomo e di distruggere la natura”.
Dinanzi a questo grave problema dell’umanità di oggi, da questo angolo sud del continente americano e di fronte agli illimitati spazi dell’Antartide, lancio un appello a tutti i responsabili del nostro pianeta perché proteggano e conservino la natura creata da Dio: non permettiamo che il nostro mondo sia una terra sempre più degradata e degradante; impegniamoci tutti nel conservarla e perfezionarla per la gloria di Dio e il bene dell’uomo. Faccio voti perché lo spirito di solidarietà che regna oggi nel territorio antartico – nel quadro delle norme internazionali vigenti – ispiri anche nel futuro le iniziative dell’uomo nel sesto continente.
Missionari in Antartide
Il primo missionario a mettere piede in una base Antartica fu un gesuita che, a bordo di una nave, arrivò all’Osservatorio meteorologico delle isole Orcadas del Sud, sotto sovranità argentina. Piantò, tra i ghiacci, una croce di legno alta 8 metri e costruita nel collegio gesuita di Buenos Aires. Questo stesso sacerdote celebrò la prima messa il 20 febbraio del 1946 su un altare posto davanti all’equipaggio di una nave. Qualche anno dopo un salesiano, Juan Monicelli, inaugurò a 187 chilometri dal circolo polare antartico la postazione Generale San Martin. Si sono recati in Antartide anche un gesuita italiano (come citava Papa Francesco) padre Buonaventura de Filippis di Campobasso, e un religioso scalabriniano Tarcisio Rubín, dichiarato Servo di Dio. Cappelle, croci e immagini della Beata Vergine Maria sono disseminate in varie zone della regione antaritica.
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Una Porta Santa in Antartide
Nell’area della base “Esperanza”, una base antartica permanente gestita dall’esercito argentino, è stata costruita, tra i ghiacci, la prima cappella cattolica. È stata dedicata a San Francesco di Assisi. Nel 2016, in occasione del Giubileo della Misericordia, padre Leonidas Adrian Torres, ha aperto in questo luogo, dove il vento gelido arriva a soffiare a 200 chilometri all’ora, una immaginaria porta della misericordia. “Magari la Porta Santa è immaginaria – ha detto – ma la misericordia è reale. E produce molto frutto”.
Il Continente australe nella letteratura
Nel mondo della letteratura non mancano scrittori rimasti particolarmente meravigliati dal fascino del Continente ghiacciato tanto da ambientarvi racconti, saggi e romanzi, contribuendo così a costruirne l’immagine di un “non luogo” pieno di insidie, pericolo e misteri.
Edgard Allan Poe scrisse tra il 1837 ed il 1838 “Le Avventure di Arthur Gordon Pym”. Il tema della novella è quello di un lungo viaggio per mare che culmina tra i ghiacci dell’Antartide, dove i viaggiatori si imbattono in indigeni dalla pelle scura che non hanno mai visto l’uomo bianco. Il paesaggio antartico fa da sfondo al racconto con il suo colore bianco che domina tutto la narrazione: il bianco dell’Antartide inteso come il non- colore, il non manifesto, l’indecifrabile che terrorizza gli indigeni e che getta come un velo ad occultare un terribile mistero. Lo scrittore Jules Verne si propone con la stesura della “Sfinge dei ghiacci” nel 1897 di fare il sequel di questo precedente racconto. Dopo aver condotto una serie di studi su di un arcipelago a largo dell’Antartide, il protagonista di questa storia, cerca di far ritorno in patria a bordo della Nave Halbrane e ben presto si troverà a veleggiare verso il Polo sud alla ricerca dei sopravvissuti della precedente spedizione di Gordon Pym. Nel 1931 Howard Philippe Lovecraft scrive “La Montagna della follia”. Il romanzo tratta le avventure di una spedizione scientifica in Antartide. Nell’immaginario di Lovecraft l’Antartide sarebbe, con i suoi oscuri meandri, la sede che antiche divinità, scese dal cielo sulla terra, avrebbero scelto come loro prima base. Più della narrazione colpisce l’atmosfera di terrore evocata dal paesaggio antartico: il suono del vento, la solitudine, l’odore e gli abitanti di questo deserto porteranno gli esploratori alla follia.
La puntata numero 86 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Alessandro Guarasci e Amedeo Lomonaco.