Gabriella Ceraso e Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Dialogo con i talebani e mantenimento dei flussi di aiuto in Afghanistan per evitare “un tracollo economico” che potrebbe comportare milioni di morti. E’ la linea tenuta dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in una intervista alla France Press, mentre è in corso il Consiglio di sicurezza. “Poiché la situazione è imprevedibile – ha precisato Guterres – bisogna impegnarsi nei colloqui in modo che l’Afghanistan non sia un centro del terrorismo e i diritti acquisiti dalle donne non vadano perduti per sempre”. Operativa su questo fronte la Russia che per ora sta negoziando con i talebani per l’evacuazione di cittadini di Paesi terzi, ma che non parteciperà alla cerimonia d’inaugurazione del nuovo governo afghano. “In molti ci hanno chiesto di aiutarli a evacuare cittadini di Paesi terzi o persini alcuni afghani dal territorio di quel Paese”, ha riferito il presidente Putin, “non lo stiamo facendo sotto banco, stiamo trattando per raggiungere un accordo con i talebani su alcune categorie di cittadini”. Anche la Turchia rilancia il tema del dialogo e della trattativa.”Crediamo che un impegno graduale con i Talebani sia il giusto approccio. Abbiamo bisogno di dialogare con loro per vedere se mantengono le promesse. Devono guadagnare la nostra fiducia trasformando le loro parole in azioni”. Così il rappresentante permanente della Turchia all’Onu, intervenendo alla sessione dedicata all’Afghanistan al Consiglio di sicurezza.”Il governo ad interim è ben consapevole che sarà ritenuto responsabile delle violazioni dei diritti umani, specialmente se violano i diritti delle donne e delle ragazze. Dobbiamo monitorare da vicino gli sviluppi in questo contesto”, ha aggiunto il rappresentante di Ankara.
Proteste e violenze
Nuove proteste hanno intanto avuto luogo ieri, nonostante il divieto a manifestare sancito dai talebani che a Kabul hanno aperto il fuoco nel tentativo di disperdere la folla. L’Onu denuncia “accuse credibili di uccisioni per rappresaglia” . Riflessi anche sull’attività dei giornalisti sul campo che hanno documentato la rivolta delle donne che chiedevano il diritto al lavoro e all’istruzione e sono stati picchiati e detenuti per ore dai combattenti talebani per aver svolto il proprio lavoro.
Oggi intanto nuovo volo d’evacuazione dal Paese, dopo il primo dal ritiro delle truppe Usa, ieri, di circa 200 cittadini stranieri – compresi alcuni con doppia cittadinanza. L’aeroporto di Kabul è “pienamente operativo” e “funzionante” ha affermato l’inviato del Qatar, Mutlaq al Qahtani. E dagli Stati Uniti arriva il riconoscimento dell’atteggiamento collaborativo da parte delle autorità afghane, definito “professionale e flessibile”, dalla portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale statunitense. Sul fronte interno l’insediamento del governo transitorio avverrà proprio l’11 settembre, nel giorno del ventesimo anniversario dell’attentato agli Stati Uniti che costò la vita a 3mila persone e che diede poi vita alla risposta americana in Afghanistan, ma sul terreno nulla è pacificato a partire dal Panshir. Stando infatti alle dichiarazioni di Wali Massoud, fratello del ‘leone’ del Panshir e nipote di Ahmad Massoud,attuale leader dell’Alleanza del Nord, la roccaforte di resistenza anti-talebana, non è perduta. “Il Panshir non è caduto”, “è falso”, rimarca. “Chi conosce la valle del Panshir sa che controllare la piccola strada che corre nel fondo valle non significa prendere il Panshir”, spiega in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ in cui lancia dure accuse sia agli Stati Uniti sia all’ex presidente afghano.