Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Aumenta il flusso dei profughi che lasciano l’Ucraina per fuggire dalla violenza della guerra. Si tratta per lo più di donne e minori, dato che gli uomini sono costretti a rimanere nel Paese per fronteggiare l’avanzata russa. Inizialmente accolti nelle nazioni confinanti, ora l’accoglienza viene offerta anche più lontano, come l’Italia. Bella e toccante l’esperienza del comune abruzzese di Cerchio, nella Marsica. Circa 1600 gli abitanti che si sono messi a disposizione dell’amministrazione locale per ospitare oltre 50 ucraini, per lo più ragazzi dagli 11 ai 14 anni. A loro sono stati dati alloggio, beni di prima necessità, cure e anche quei beni immateriali come la vicinanza e l’affetto, fondamentali per quietare le paure e le ansie di chi è fuggito dall’orrore dei bombardamenti. Il sindaco di Cerchio, Gianfranco Tedeschi, nell’intervista concessa a Radio Vaticana – Vatican News, ha sottolineato la necessità di fare insieme un percorso di inserimento, che per i ragazzi vuol dire anche garantire il diritto all’istruzione.
Sindaco Gianfranco Tedeschi, come è stato possibile realizzare l’accoglienza di alcune decine di bambini ucraini, un’iniziativa che dà merito chiaramente alla vostra cittadina, ma anche all’intero Abruzzo e all’Italia?
Possiamo dire che abbiamo ospitato in tutto 52 ucraini, di cui 45 bambini, alcuni purtroppo non accompagnati, quindi senza genitori. Stiamo affrontando tutti i non semplici aspetti burocratici per poter mettere in regola queste procedure di accoglienza. Ieri sera abbiamo completato le pratiche con la Questura dell’Aquila, con il dirigente dell’Ufficio immigrazione per l’identificazione di tutte le persone, e credo che ora possa partire lo smistamento di questi ospiti, cioè aiutare le famiglie, che si sono organizzate in autonomia, a raggiungere amici e parenti che si trovano in Italia, e per chi non è organizzato in tal senso abbiamo una solidarietà, devo dire, di tutti gli amministratori e i sindaci della Marsica finalizzata ad un’accoglienza anche di lunga durata. Questo per dare loro un alloggio e una prospettiva di vita. Diciamo che l’Italia, l’Abruzzo, la provincia dell’Aquila, che è stata fortemente colpita da diverse calamità, hanno mostrano e mostrano sensibilità enorme. La cittadina di Cerchio ha messo a disposizione le strutture, ma devo dire che tutto quello che stiamo facendo lo possiamo portare avanti solo ed esclusivamente grazie all’aiuto di tutto il territorio, delle persone, degli amministratori e di tutti quelli che ci sono vicino.
Sindaco Tedeschi, che cosa si legge nei volti di queste persone, nei loro occhi, soprattutto dei bambini?
Si legge tristezza, distanza. Alcuni, uno in particolare, mi chiede sempre dei suoi genitori che non ci sono, purtroppo non ci sono più. E questo rende il clima della situazione particolarmente attento ai bisogni di queste persone. Per questo ci sono i volontari e tutti quelli che stanno collaborando. In particolare nei giorni scorsi abbiamo festeggiato il compleanno di questo ragazzo che ha compiuto 11 anni e che ha anche problemi di salute. Ed è stato contento, aveva gli occhi che brillavano, ha visto la torta. Sono intervenuti i ragazzi del paese, ha partecipato il nostro parroco insieme con tutta la comunità della Chiesa. Insomma è stata una bella festa, che ha dato un po’ di gioia, un po’ di speranza a questi ragazzi. Io faccio l’amministratore dal 1993 e, devo essere sincero, mi sento orgoglioso e posso dire che questa è la cosa più bella che ho fatto, perché ho visto nel sorriso che abbiamo ridato a qualche ragazzo una speranza che fino adesso non avevo mai visto nella mia attività amministrativa.
Quanto è importante che si riescano a ritrovare i momenti più spensierati, anche se sullo sfondo il pensiero va sempre al proprio Paese che sta soffrendo per la guerra?
La maggior parte dei nostri ospiti ha un’età che va dagli 11 ai 14 anni. Diciamo che, soprattutto per i più piccoli, lo svago diventa fondamentale, così come la possibilità di integrarsi, di stare insieme agli altri e anche di riprendere la normalità per quanto riguarda l’istruzione. Adesso stiamo vedendo come poter partire per rimettere i ragazzi in carreggiata per lo studio, perché questo è un diritto che a loro spetta. Sono solo vittime innocenti di un qualcosa di più grande, di cui non si capisce il motivo, e che è la guerra che sta distruggendo, purtroppo, la vita di tante persone, ma soprattutto di queste persone innocenti, che non hanno nessuna colpa.
Quando si parla di accoglienza, soprattutto in situazioni del genere, si pensa sempre a grandi organizzazioni, invece è importante che l’accoglienza avvenga anche capillarmente, così come sta facendo il comune di Cerchio?
Assolutamente sì. Io però aggiungerei qualcosa, nel senso che bisogna far migliorare gli strumenti legislativi che regolano la materia, soprattutto quando l’accoglienza viene fatta nei confronti di profughi che si lasciano alle spalle situazioni come può essere la guerra o altre cose simili. La nostra è una legislazione meravigliosa, però c’è molta burocrazia. Per rendere meglio l’idea, l’attività che sta facendo il comune di Cerchio, qualora andasse a incidere sui fondi municipali, andrebbe vista come un’impropria spesa e quindi sarebbe soggetta al controllo e alla valutazione di altre autorità. Fortunatamente noi non stiamo spendendo nulla, perché c’è una sensibilità del territorio che è straordinaria. Cioè, qui non manca nulla. Abbiamo l’opportunità di ospitare per un medio periodo già da subito, dando la garanzia di offrire tutto quello che è necessario, però dobbiamo fare un piccolo confronto per far migliorare qualcosa e per rendere le norme un poco più flessibili e adatte a quelli che sono realmente e non fittiziamente le urgenze.
E’ importante che un comune come Cerchio faccia, per così dire, da apripista in queste iniziative. Ecco, che lei sappia, ci sono altri comuni d’Abruzzo, ma anche di altre regioni che stanno cercando di imitarvi?
Assolutamente sì. L’Italia, l’Abruzzo sono solidali e ci saranno sicuramente molte zone che stanno cercando pure loro di fare il proprio, di imitarci e magari anche di migliorare in confronto a noi. Da un certo punto di vista, noi abbiamo fatto poco accogliendo solo 50 persone, ma quelle che arriveranno sono molte, molte di più. Quindi speriamo che le istituzioni, a partire dai territori, possano trovare dei punti di incontro, di miglioramento soprattutto organizzativo per poter garantire l’ospitalità a queste persone che ne hanno diritto ed è un nostro dovere garantirlo, perché questo significa rispettare la vita umana, rispettare le persone e soprattutto rispettare l’infanzia che è una cosa sacra.
Sindaco Tedeschi, un episodio, un qualcosa che l’ha emozionata in modo particolare?
Sì, questo bambino che ha compiuto gli anni, quando ha visto arrivare il maresciallo dei Carabinieri in divisa e con una pistola, gli è corso incontro e lo ha abbracciato. Cioè voleva sicurezza, cercava sicurezza e vedeva in questa divisa qui in Italia quella sicurezza.