Debora Donnini – Città del Vaticano
Trent’anni fa Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, lanciava l’Economia di Comunione per “portare un pezzo di cielo dentro le imprese”, riuscendo così, grazie a vocazioni di imprenditori, ad aiutare decine e decine di migliaia di poveri e a far studiare migliaia di ragazzi. A ricordare il panorama in cui nasce questa esperienza è oggi un incontro che si tiene a Loppiano, trasmesso anche in diretta streaming, con tantissimi collegamenti da diverse parti del mondo, proprio a 30 anni dalla nascita. Momenti di dialogo, storie, arte e la partecipazione del Gen Verde, animano l’evento. Il progetto ha origine a San Paolo nel 1991 grazie all’intuizione di Chiara rimasta colpita dai contrasti economici del Brasile. Così dal primo Polo “Spartaco Lucarini”, nato nel Paese sudamericano, si arriva all’ultimo Polo “Giosi Guella”, inaugurato nel 2010 in Portogallo, e i Poli continuano ad alimentare la vita dell’Economia di Comunione, centrata sulla cultura del “dare” quale antidoto al consumismo dell’”avere”. Per rendere un tale progetto possibile, l’Economia di Comunione lavora ad un vasto impegno formativo in questo senso, attraverso scuole, incontri, eventi, rivolti a giovani, lavoratori, imprenditori, cittadini.
Semi piantati che portano frutto
A impegnarvisi fin da ragazzo è Luigino Bruni, promotore e cofondatore della SEC – Scuola di Economia Civile – e storico del pensiero economico con un particolare profilo di interesse per l’Economia civile, sociale e di comunione. Professore Ordinario presso l’Università Lumsa di Roma, è coordinatore del progetto Economia di Comunione, consultore del Dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita, editorialista di Avvenire e direttore scientifico dell’evento “The Economy of Francesco”.
“Siamo ancora nella fase dei semi, perché queste esperienze che nascono dalla spiritualità, dai carismi della Chiesa, hanno dei tempi lunghi”, spiega Bruni nell’intervista, ricordando come “Chiara Lubich nel ‘91 iniziò questa esperienza che nasceva solo e soltanto dall’amore evangelico”. Lei non era né economista né imprenditrice: era una donna che aveva fondato un movimento spirituale, i Focolari. E, quando vide la povertà in Brasile, pensò di dover fare qualcosa. Un progetto che ha sempre attratto persone fortemente motivate, con grandi idealità, spiega Bruni, sottolineando come sia cresciuto “nel sottobosco”, non sui grandi media. Si tratta, dunque, di “semi” che continuano a essere piantati, tanto che oggi si sono collegati in centinaia da tutto il mondo: tantissimi dall’Africa, dall’Asia, dal Sud America, dall’Australia. E ci sono tantissimi giovani.
Un progetto generativo
Loppiano, spiega poi Bruni, nasce, come esperienza, prima dell’Economia di Comunione, come una città sul monte per mostrare “un brano di convivenza ispirato al Vangelo”. L’Economia di Comunione nasce dopo e chiaramente non è rivolta solo a esperienze pilota come può essere Loppiano, ma “a tutte le imprese che vogliono vivere la propria attività economica come luogo di vita buona, di condivisione, di comunione e di apertura verso le povertà di vario genere”. A Loppiano c’è, ad esempio, la scuola di economia civile, la scuola di economia di comunione. C’è l’Università Sofia dove c’è un dipartimento che studia e insegna l’economia di comunione, che però appunto è sparsa in tutto il mondo, nella vita di migliaia di imprese che cercano di ispirarsi ai suoi principi nella prassi normale degli affari.
Imprese che cercano di produrre ricchezza in un modo corretto, etico, equo, e poi, una volta che hanno degli utili, li condividono e li mettono in comunione con tre scopi: “le povertà, l’investimento nei giovani che possono studiare e formarsi con una mentalità diversa e poi una parte rimane nell’impresa, perché possa crescere, possa andare avanti”. Dall’Economia di Comunione sono, poi, nate altre esperienze. Tra l’altro, ricorda Bruni, è uno dei “genitori” di The Economy of Francesco, che il Papa ha lanciato due anni fa e che ha fra i promotori proprio l’Economia di Comunione, insieme anche alla Città di Assisi. Come l’Economia di Comunione si sia irradiata in varie parti del mondo emerge anche dai tanti collegamenti all’incontro on line di oggi: con la Corea, con le Filippine, con il Benin. “Abbiamo scelto come immagine i semi, la generatività, i fiori, le piante – conclude Bruni – perché è la grande immagine del progetto, che è un progetto generativo”.