Michele Raviart – Città del Vaticano
Il “grido della pace” per l’Ucraina e per gli altri conflitti nel mondo risuonerà questo pomeriggio nel centro di Roma, con la preghiera di Papa Francesco al Colosseo nell’appuntamento organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. “La preghiera è la forza della pace. Preghiamo, continuiamo a pregare per l’Ucraina così martoriata”, aveva detto lo stesso Pontefice all’Angelus di domenica scorsa, annunciando la sua partecipazione all’evento di oggi ed invitando i fedeli ad unirsi spiritualmente a questa grande invocazione a Dio”. Saranno infatti in migliaia, collegati online in tutti, a seguire questo 36 esimo incontro internazionale per la pace della Comunità di Sant’Egidio nato per celebrare lo spirito dello storico evento interreligioso di Assisi del 1986.
Il programma di oggi
Alle ore 16.30 Francesco pregherà all’interno del Colosseo alla presenza dei rappresentanti delle Chiese e delle Comunità cristiane, mentre i rappresentanti delle altre religioni si riuniranno in preghiera in diversi luoghi della città. Poi, tutti insieme, parteciperanno alla cerimonia finale e, dopo i discorsi conclusivi si terrà un minuto di silenzio in memoria delle vittime della guerra e un appello alla pace in tutto il mondo.
Sako: il mondo deve essere solidale come durante la pandemia
Tra i leader cristiani presenti oggi pomeriggio anche il cardinale Louis Raphaël I Sako, patriarca dei Caldei, che ha partecipato a uno dei forum preparativi all’incontro di preghiera, che si sono svolti da domenica scorsa a questa mattina al centro congressi “la Nuvola” di Roma. “Vivere insieme. La lezione della pandemia”, il tema dell’incontro. “Oggi c’è questo grido della pace, della speranza dell’umanità intera per la pace. Oggi non possiamo sopportare guerre che sono una cosa assurda”, ha sottolineato a Vatican News e “tutti siamo chiamati ad essere solidali come lo eravamo durante la pandemia”. Oggi, ribadisce, “c’è un’altra pandemia che è questa guerra tra l’Ucraina e la Russia e tutti siamo preoccupati di cosa succederà, se saranno utilizzate le armi nucleari o meno”.
Il desiderio di pace dell’Iraq
Per la sua terra, l’Iraq, la guerra è da sempre spesso la quotidianità. “Nella liturgia caldea il diacono invita sempre la gente a pregare per la pace”, spiega il patriarca dei Caldei, “Almeno una decina di volte dice: ‘preghiamo perché la pace sia con noi’, perché questa Chiesa è stata sempre perseguitata. Noi abbiamo sperimentato guerre, conflitti e famiglie sfollate e rifugiate e noi siamo molto sensibili alla pace e abbiamo una reazione molto forte contro tutto ciò che è guerra e armi”.“Tutti questi conflitti e tensioni”, sottolinea, “rovinano la società. I rapporti. L’economia, anche. L’ecologia, tutto. Perché non trovare una riconciliazione o negoziare per risolvere i problemi tramite un dialogo coraggioso e una soluzione politica e diplomatica invece di usare le armi?”
Zuppi: il Mediterraneo sia un laboratorio dell’incontro
Il grido della pace, ha affermato questa mattina il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, è anche “un grido che sale dal Mediterraneo” e “che non dobbiamo dimenticare”. “La pace comincia nel salvare la vita e la speranza e se muore la speranza muore anche la persona” e per questo il tema dell’immigrazione non deve essere affrontato in termini di sicurezza, ma di umanesimo e umanità. L’Europa, afferma Zuppi, ha bisogno di una visione e di fare del Mediterraneo “un laboratorio dell’incontro”.