Alessandro Di Bussolo e Marine Henriot – Città del Vaticano
I numeri della crisi economica del Libano sono drammatici, con il prodotto interno lordo che dopo l’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020, che ha aggravato una situazione già molto difficile, è crollato del 39 per cento. Al secondo posto nelle grandi crisi economiche della storia dopo quella del Cile del 1926, che perse il 47 per cento del Pil. Tra le cause, anche la pandemia e il conflitto mai sopito tra Hezbollah, il movimento islamista sciita, e milizie cristiane. Ma i numeri della crisi delle scuole cattoliche nel Paese dei cedri non sono da meno, e sono stati ricordati da padre Youssef Nasr, religioso basiliano, segretario generale delle Scuole Cattoliche in Libano, nel corso di una conferenza online organizzata dalla fondazione pontificia internazionale Aid to the Church in Need (Aiuto alla Chiesa che Soffre).
In questi primi mesi di scuola, perso il 20% dei docenti
“in questi primi mesi del nuovo anno scolastico abbiamo perso il 20 per cento degli insegnanti – ha spiegato – che sono emigrati o hanno cambiato lavoro, a causa degli stipendi troppo bassi per mantenere le loro famiglie. Il 40 per cento del budget delle nostre 320 scuole viene usato per l’elettricità, perché quella pubblica non è più garantita e dobbiamo arrangiarci con costosi ed energivori generatori privati”. Padre Nasr, per rispondere alla domanda della conferenza “Perché dobbiamo agire ora?” ha ricordato che 50 scuole cattoliche di Beirut sono state danneggiate dall’esplosione al porto, e che ci sono anche i bambini di 2 milioni di profughi siriani che hanno bisogno di istruzione.
Fuga degli studenti dalle scuole pubbliche, chiuse per sciopero
In questo momento, poi le scuole cattoliche libanesi stanno accogliendo studenti in fuga dagli istituti pubblici, bloccati dai continui scioperi degli insegnanti sottopagati o che non ricevono lo stipendio da mesi. Grave è anche la situazione delle 90 scuole semi-private, che vivono anche del sostegno pubblico, e che sono frequentate dagli studenti più bisognosi. Lo Stato in bolletta non garantisce più questo sostegno “e se non arrivano aiuti e donazioni private rischiano di chiudere”.
Acs Libano e Siria: serve un milione di dollari per gli stipendi
In questo quadro a tinte nerissime Xavier Stephen Bisits, responsabile per ACN International dei progetti in Libano e Siria, ha comunicato la stima di quanto servirebbe alle scuole cattoliche libanesi per garantire questo anno scolastico. Un milione di dollari per gli stipendi degli insegnanti, 700mila per gli aiuti alle famiglie degli studenti che non riescono a pagare la retta, 200 mila per i pannelli solari, in modo da garantirsi una autosufficienza energetica, e 200 mila per libri e materiale.
A rischio la presenza dei cristiani in molti villaggi
Ancora padre Youssef ha sottolineato che è a rischio il libano multireligioso, perché da molti villaggi, dove libanesi cristiani vivono insieme e in pace, i cristiani dovranno partire se chiudono le scuole cristiane locali, per cercare una nuova scuola per i loro figli. In tutto questo anche la situazione psicologica e le motivazioni degli studenti e degli insegnanti sono davvero in crisi. Le scuole cattoliche in Libano sopravvivono grazie alle donazioni dall’estero e ai grandi sacrifici degli insegnanti, che “accettano stipendi bassi e solo il moneta libanese” ha ricordato padre Nasr. Per questo noi vorremmo che vivessero dignitosamente”. Un altro dato drammatico per gli insegnanti è l’aumento di costi dei trasporti: del 300 per cento la benzina, passata da 20 pounds libanesi a 80 al litro. “Anche le famiglie stanno facendo grandi sacrifici – ha aggiunto il segretario generale delle Scuole cattoliche libanesi – rinunciando a tutto ma non all’educazione dei figli”.
L’insegnante: costretta a fare un altro lavoro nel pomeriggio
Drammatica ma anche piena di dignità la testimonianza dell’insegnante Jessy Abi Khalili Msanne, che dopo 13 anni dietro la cattedra, da quest’anno è direttrice di istituto. “Qui parliamo di sopravvivenza, ormai. Il nostro non è un lavoro, è una missione. Ma oggi è difficile portare avanti questa missione”. Ed ha elencato sei grandi problemi: “Con il blocco dei conti correnti, facciamo più lavori, io ho 3 figli da mantenere, e non posso più essere solo un’insegnante, nel pomeriggio facci altri lavori e questo richiede tempo, non posso più preparare le lezioni e pensare a nuovi progetti”. Gli studenti oggi sono molto più instabili, non sono più sostenuti anche psicologicamente dai genitori. “I costi dei trasporti sono improponibili: per fare 20 chilometri spendo 2 dollari al giorno”. Senza elettricità, “non possiamo più fare attività extracurriculari nel pomeriggio”. E poi c’è il problema della migrazione degli insegnanti: “Quelli più competenti se ne stanno andando, per far sopravvivere le famiglie”, e per sostituirli “dobbiamo formare 50 nuovi insegnanti all’anno. Questo ha dei costi”. Infine le scuole cattoliche non possono più mantenere l’alto livello di istruzione che avevano prima: “Non più visite al Museo o qualsiasi attività extra curriculare”. Tutto il nostro sistema educativo, ha concluso Msanne, “va sostenuto per non crollare”
Suor Mirna: le nostre scuole, sorgente di dialogo tra le fedi
Su questa crisi, la collega della redazione francese Marine Henriot ha raccolto la testimonianza di suor Mirna Farah, delle Suore della Carità di Roma, religiosa libanese, direttrice della scuola cattolica Besançon di Beirut, in Libano:
La situazione delle scuole cattoliche in Libano è drammatica perché c’è tanta domanda da parte soprattutto delle famiglie che avevano i loro bambini nelle scuole statali. Con la svalutazione della moneta libanese gli insegnanti delle scuole pubbliche, non vanno più a scuola, fanno sciopero per quello ci sono tanti bambini che sono stati accolti nelle scuole cattoliche private. Ma abbiamo sempre lo stesso problema, cioè come pagare anche gli insegnanti delle scuole private..
Qual’era prima della crisi il ruolo delle scuole cattoliche nel Libano. E qual è il loro messaggio nell’ambito del dialogo interreligioso?
Da sempre la scuola cattolica in Libano, è stata una scuola cattolica, nel senso di scuola universale, aperta a tutti. Da sempre la scuola cattolica ha accolto i musulmani come gli altri cristiani, i drusi come gli ortodossi e come tutti gli altri, ed ha contribuito in modo particolare a creare una società libanese più pacifica, dove musulmani e cristiani potessero vivere insieme nella pace. E questa era una particolarità del nostro Paese, dovuta il maggior parte alla scuola cristiana, non soltanto la scuola cattolica ma a quella cristiana.
Come si possono aiutare, oggi, le scuole cattoliche del Libano?
Per prima cosa con la preghiera, perché crediamo in modo fortissimo nel potere dello Spirito Santo. E infatti oggi tutti i libanesi pregano, perché Dio faccia un miracolo, perché non ci non ci sono altre possibilità per adesso. La gente da tre anni soffre tantissimo, a causa della svalutazione della moneta, non ha possibilità di avere i suoi beni delle banche, il blocco economico… ci sono tante, tante sofferenze. Come seconda cosa, le persone che possono aiutare, mandino i soldi alle scuole. Io incoraggerò ogni persona a farlo, perché è il momento di aiutare queste persone, questi bambini, perché non cadano nella violenza e dell’ignoranza.
Cosa vi aspettate dal Papa e da Vaticano, in questa situazione?
Noi sappiamo che la nostra situazione è anche dovuta ai gravi problemi a livello geopolitico del Medio Oriente. È vero che la diplomazia del Vaticano, non soltanto il Papa, sta facendo tanto per il Libano. E io ringrazio a nome della nostra Chiesa il Papa per il suo impegno per aiutare il Libano. Speriamo che tutta la comunità internazionale sostenga un po’di più il Libano, i libanesi, almeno. Adesso che abbiamo trovato nuove fonti di gas, forse per il Libano c’è un nuovo interesse, ma penso che abbiamo tanto bisogno di un sostegno morale, di un sostegno politico, ma soprattutto di un sostegno materiale adesso, con i soldi e il sostegno dell’amicizia e della preghiera.