Chiesa Cattolica – Italiana

Aiutare i genitori a crescere i figli per creare una società migliore

Marina Tomarro – Città del Vaticano

Il mestiere di genitore è da sempre un dono di Dio e un privilegio, ma richiede anche un grosso impegno, oggi probabilmente ancora più profondo. Infatti, la comunicazione e l’incontro tra generazioni differenti è sempre più complicato, con i ragazzi sempre più attratti da mondi virtuali, dove coltivano amicizie ed interessi. Le difficoltà economiche e i disagi connessi al lockdown hanno poi acuito ancora di più queste fratture tra genitori e figli aumentando, in molti casi, i fenomeni di malessere giovanile. Eppure, nonostante le difficoltà, i genitori devono continuare a rappresentare una guida per i loro figli, aiutandoli nel delicato passaggio della crescita, e formandoli ad essere adulti consapevoli.

Aiuti continuativi e mirati alle famiglie

“Non è un caso che queste due Giornate, quella dei genitori e quella dedicata ai bambini, si celebrino nella stessa data – spiega Rosaria D’Anna presidente nazionale dell’Age, l’Associazione italiana genitori – perché sono strettamente collegate tra loro. Ai genitori è affidata la cura e la crescita dei figli, non solo fisica, ma anche dal punto di vista culturale e relazionale, perché loro saranno poi gli uomini di domani. È una Giornata che ci invita ad una profonda riflessione, in un momento in cui non sempre la famiglia viene sostenuta come dovrebbe essere”. E infatti troppo spesso i nuclei familiari si trovano ad affrontare le difficoltà da soli, non sapendo a chi rivolgersi “La famiglia va sostenuta con interventi seri, sapendo tutta la fatica della realtà quotidiana – continua la presidente D’Anna – a partire dall’educazione dei ragazzi, il lavoro dei genitori, quelli che sono i bisogni essenziali. Se ne parla tanto, ma poi mancano gli interventi concreti che vadano a sostenere questi nuclei, perché non basta dare sostegni e sussidi, la famiglia deve essere accompagnata nella sua quotidianità, non solo ogni tanto, e anche gli interventi devono essere fatti seguendo quelle che sono le priorità. Ad esempio si è parlato molto del calo della natalità, ma manca una vera conciliazione tra vita familiare  e lavoro, o degli aiuti per le neomamme, e tutto questo va a riflettere poi sulla decisione di mettere al mondo un figlio e potergli assicurare tutto ciò che è necessario per la sua crescita”

Ascolta l’intervista a Rosaria D’Anna

La solitudine nella pandemia

Inoltre l’arrivo della pandemia, ha peggiorato la situazione di molte famiglie, che si sono ritrovate sole, con bambini che non sempre sono riusciti ad accettare di dover cambiare all’improvviso le loro abitudini, e di non poter più vedere i propri amici, se non attraverso uno schermo. “Come associazione, siamo in contatto con tante famiglie – sottolinea la presidente Age – e la situazione che si è creata con la pandemia, ha destato una forte preoccupazione. Questo nuovo modo di fare la scuola attraverso la Dad, con i bambini a casa isolati, che non avevano più quei sani stimoli di socializzazione tra loro, e dall’altra parte anche la difficoltà dei genitori che non sempre riuscivano a seguirli da vicino, perché non tutti erano potuti andare in smart working. Abbiamo visto persone scoraggiate da questa situazione, e famiglie in gravi difficoltà, perché la pandemia ha significato anche la perdita del lavoro per molte persone, con questi piccoli che si sono ritrovati a vivere tensioni a casa che non fanno bene alla loro crescita. In questo caso diventa perciò importate aiuti mirati e continuativi, perché solo così i bambini di oggi abbiano la serenità di poter crescere e diventare costruttori di un mondo migliore un domani”.   

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