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Papa Francesco ci ha dimostrato l’importanza della comunicazione quando interagiamo e discutiamo di questioni ambientali. Il ruolo della comunicazione è cruciale nel costruire, o nel distruggere, una coscienza responsabile. “La comunicazione può contribuire alla fioritura di una cittadinanza ecologica globale”. È quanto ha affermato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, intervenendo alla 20.ma plenaria dell’Amecea (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell’Africa orientale) a Dar es Salaam, in Tanzania. Nel suo discorso, il prefetto ha indicato alcuni passaggi dell’enciclica Laudato si’: “All’origine di molte difficoltà del mondo attuale vi è anzitutto la tendenza, non sempre cosciente, a impostare la metodologia e gli obiettivi della tecnoscienza secondo un paradigma di comprensione che condiziona la vita delle persone e il funzionamento della società”. “Occorre riconoscere che i prodotti della tecnica non sono neutri – si legge ancora nel documento – perché creano una trama che finisce per condizionare gli stili di vita e orientano le possibilità sociali nella direzione degli interessi di determinati gruppi di potere. Certe scelte che sembrano puramente strumentali, in realtà sono scelte attinenti al tipo di vita sociale che si intende sviluppare”.
Prestiamo attenzione a cosa ascoltiamo
Un aspetto centrale della comunicazione è l’ascolto. Ricordando che recentemente si è celebrata la 56.ma
Amecea
L’Assemblea plenaria dell’Amecea, in programma fino al 18 luglio, si tiene presso il Centro Congressi Internazionale Julius Nyerere ed incentrata sul tema “L’impatto ambientale sullo sviluppo umano integrale”. L’Amecea è un’istituzione regionale che riunisce ii vescovi cattolici dell’Africa orientale. Sono nove i Paesi membri: Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi, Sudan, Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia. Fin dalla sua nascita, nel 1961, il contributo distintivo dell’Amecea si lega quello della solidarietà pastorale.