In corso a Kampala, in Uganda, il workshop promosso da SIGNIS sul tema “Reporting on migrants and refugees” rivolto agli operatori dei media cattolici africani. Obiettivo è la ricerca di un linguaggio comune per parlare della realtà di migranti e rifugiati, passando dagli stereotipi ad una narrazione giornalistica più rispettosa della verità. Il prefetto della Comunicazione Ruffini: “Le narrazioni della Chiesa africana possono aiutare a far luce sul nostro cammino comune”
Paul Samasumo – Kampala
La Conferenza degli operatori dei media cattolici africani che si tiene presso il Saint Mary’s Seminary a Kampala, in Uganda, dal 10 al 16 luglio, si è aperta con un messaggio del prefetto del Dicastero della Comunicazione Paolo Ruffini indirizzato al professor Walter Ihejirika, presidente di SIGNIS Africa, la rete di professionisti dei media cattolici che promuove il workshop insieme al Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale. Tema dei lavori “Reporting su migranti e rifugiati”.
Ruffini: sfidare l’indifferenza frutto di disinformazione
Nel messaggio letto ai 50 partecipanti provenienti da vari Paesi africani, Ruffini ricorda la visita del Papa a Lampedusa, dieci anni fa, in cui Francesco “ha voluto scuotere le coscienze del mondo” e portare a riflettere “verso un concreto cambiamento del cuore”. “Mentre migliaia di uomini, donne e bambini disperati fuggono da conflitti e disastri naturali in cerca di un luogo di rifugio – scrive il prefetto – l’Uganda ha sempre aperto le sue porte per accogliere un enorme numero di fratelli e sorelle”. Nel quadro di questo fenomeno migratorio Ruffini ritiene di notevole interesse il progetto di formazione di SIGNIS Africa rivolto agli operatori della comunicazione cattolici e non, con la pubblicazione di linee guida per raccontare le questioni relative ai migranti e ai rifugiati. Cita il messaggio per la 57ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali in cui Papa Francesco invita a purificare i cuori per comunicare la verità con carità, sfidando radicalmente le inclinazioni verso l’indifferenza “a volte anche sulla base di una disinformazione che falsifica e strumentalizza la verità”.
Occorrono media che sappiano costruire ponti
Il prefetto evidenzia inoltre l’importanza del legame tra Roma e le Chiese locali riguardo alla comunicazione che si fa testimonianza di solidarietà. “Le narrazioni della Chiesa africana – scrive – possono aiutare a far luce sul nostro cammino comune. Attraverso il Progetto Pentecoste del Dicastero per la Comunicazione, i media vaticani stanno già condividendo storie di religiose dell’Africa e altrove, come testimoni delle ‘grandi opere di Dio’. Allo stesso modo, prosegue Ruffini, “nell’ambito del progetto Voci dei Migranti condividiamo gli sforzi dei missionari per promuovere l’inclusione delle persone migranti nel mondo del lavoro”. Il prefetto sottolinea quindi la necessità di mezzi di comunicazione “che costruiscano ponti e abbattano muri, lavorando per la coesione sociale”, auspicando che la Conferenza in corso “possa contribuire a costruire un modo diverso di fare informazione e generare più interrelazioni per un senso di maggiore responsabilità tra tutti gli attori della comunicazione”.
La lunga tradizione di ospitalità dell’Uganda
Intervenendo all’incontro, il vescovo Joseph Anthony Zziwa, presidente della Conferenza episcopale dell’Uganda e vescovo della diocesi di Kiyinda-Mityana, ha detto ai partecipanti che la migrazione non è un fenomeno nuovo. Ha raccontato di come gli israeliti abbiano vissuto in Egitto come migranti e schiavi, finché non sono stati liberati dal Signore attraverso Mosè. Monsignor Zziwa ha quindi incoraggiato i media cattolici africani a svolgere un ruolo costruttivo per la pace e la riconciliazione nella società. Da parte sua, il ministro ugandese Kenneth Ogalo Obote ha parlato della lunga storia di ospitalità dell’Uganda, iniziata tra il 1942 e il 1944, quando 7000 rifugiati polacchi, soprattutto donne e bambini, trovarono rifugio nel Paese durante la seconda guerra mondiale. L’Uganda è oggi il più grande Paese ospitante di rifugiati in Africa e il quarto Paese più accogliente al mondo, grazie alle sue politiche nei confronti dei rifugiati. Durante la cerimonia di apertura sono intervenuti anche il professor Walter Ihejirika, presidente di SIGNIS Africa, e la presidente mondiale di SIGNIS, Helen Osman.