Si terrà a Nairobi, in Kenya, il prossimo 3 settembre, l’incontro tra ministri, donatori africani e l’organizzazione non governativa internazionale sui devastanti effetti che il clima sta causando in Africa e nel resto del mondo. “È la più grande minaccia sanitaria dell’umanità, per trovare una soluzione dobbiamo agire oggi” dichiara nell’intervista Roberta Rughetti, vicedirettrice e responsabile dei programmi di Amref Health Africa-Italia
Camilla Dionisi – Città del Vaticano
L’allarme riguarda l’intero pianeta. A lanciarlo è Amref, l’ong che lavora in 35 Paesi africani per aumentare e rendere sostenibile l’accesso alla salute per le comunità del continente. A Nairobi, il 3 settembre prossimo si terrà l’incontro tra i vertici dell’organizzazione, i ministri dell’ambiente e della salute e i donatori africani, al fine di costruire una più forte collaborazione per affrontare i preoccupanti effetti del cambiamento climatico e la sfida sanitaria che ne deriva. L’iniziativa anticipa il primo vertice sul clima in Africa, in programma sempre a Nairobi fino all’8 settembre: un evento di cruciale importanza che mira a unificare la posizione del continente sulle questioni chiave legate al cambiamento del clima in previsione dei negoziati della COP28 programmata dal 30 novembre al 12 dicembre di quest’anno a Dubai. Al microfono di Vatican News, Roberta Rughetti, vicedirettrice e responsabile dei programmi di Amref Health Africa-Italia, spiega i contenuti dell’incontro del 3 settembre.
I punti all’ordine del giorno
Al centro del dialogo ci sarà l’intersezione tra salute e cambiamento climatico in Africa, ma anche le possibili contromisure per fare in modo che se ne possano mitigare gli effetti nel continente e nel resto del pianeta. “La situazione è complessa – spiega Roberta Rughetti – perché a contesti di povertà, di fragilità e instabilità politica si va ad aggiungere un impatto del mutamento del clima superiore rispetto a quello che registriamo negli altri Paesi o nel nostro continente”. “È un impatto che colpisce la salute, l’agricoltura, la sicurezza, le abitazioni e il lavoro. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità – prosegue la vicedirettrice – considera il cambiamento climatico la più grande minaccia sanitaria dell’umanità. Le stime non sono affatto incoraggianti perché si pensa che dal 2030 al 2050 dovremo affrontare circa 250.000 morti in più ogni anno a causa dei suoi effetti: parliamo di malnutrizione, malaria ed esposizioni a notevoli ondate di calore”.
Le categorie più colpite
Amref dichiara la necessità di essere in grado di fornire alle comunità africane un sostegno sia riguardo i servizi che riguardo la formazione. “Gli effetti dei cambiamenti climatici si manifestano in maniera evidente soprattutto sui gruppi più vulnerabili, in particolare donne, bambini, anziani e disabili” spiega Rughetti. “Gli interventi da mettere in campo sono quelli che possono tutelare questi gruppi. Noi abbiamo investito a lungo e quello che stiamo notando è che i progressi che nel passato abbiamo raggiunto, grazie agli sforzi in termini di salute materna e infantile, servizi e cure, possono essere messi a dura prova dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Un esempio per tutti è l’accesso all’acqua potabile. Le donne sono le principali responsabili dell’approvvigionamento idrico ed è chiaro che durante i periodi di siccità sono costrette a impiegare più tempo per raccogliere l’acqua a discapito della cura della famiglia”.
Progetti e speranze per il futuro
Secondo Roberta Rughetti, la situazione è preoccupante e per trovare delle soluzioni occorre agire oggi sia con gli interventi della cooperazione internazionale, sia anche a livello di scelte politiche. “Dobbiamo agire con dei servizi adeguati – sostiene – andando anche a potenziarli laddove siano stati indeboliti dagli effetti dei cambiamenti climatici. È necessario – conclude – continuare con il progetto di formazione e di sensibilizzazione perché le comunità devono essere le protagoniste di questo lavoro”.