Afghanistan, uccise perché vaccinavano contro la polio

Vatican News

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Erano in prima linea contro la polio in Afghanistan, le tre operatrici sanitarie impegnate nella vaccinazione e uccise in meno di un’ora in due diversi attacchi al confine con il Pakistan, a Jalalabad nella parte orientale del Paese, per mano sconosciuta, non è infatti ancora chiaro chi ci sia dietro agli attentati che, per il momento, non sono stati rivendicati. Gli omicidi sono avvenuti il giorno dopo l’avvio della campagna da parte delle autorità di una campagna di immunizzazione, poiché, mentre il virus della polio è stato eradicato nel resto del mondo, rimane presente in Afghanistan e Pakistan, gli unici due Paesi dove la malattia è ancora endemica e dove le vaccinazioni, soprattutto nel primo, sono spesso viste con sospetto dai talebani, che continuano a bloccarle, anche con la violenza, nelle aree sotto il loro controllo, definendole un complotto occidentale per sterilizzare i bambini musulmani.

Gli omicidi continuano contro le donne

In Afghanistan, tuttavia, soprattutto le donne continuano ad essere nel mirino della violenza, le professioniste di qualunque ramo, dalle giornaliste, alle attiviste per i diritti umani, alle operatrici sanitarie, appunto. L’Unicef sottolinea la sua indignazione tramite il direttore generale, Henrietta Fore, che esprime dolore per l’uccisione di “coraggiose vaccinatrici che erano in prima linea per combattere la diffusione della polio e mantenere i bambini dell’Afghanistan al sicuro da questa malattia invalidante”. La Fore poi ribadisce come “gli operatori sanitari non dovrebbero mai essere un bersaglio di violenza, ma essere in grado di svolgere le loro attività salvavita in un contesto sicuro e protetto”. Amnesty International, che definisce “atto codardo” quanto avvenuto, sollecita le autorità afghane ad indagare sull’accaduto e ad adottare tutte le misure necessarie per proteggere le operatrici e gli operatori sanitari durante la campagna vaccinale.

I negoziati non fermano la violenza

Nonostante l’apertura dei colloqui di pace tra i talebani ed il governo, lo scorso settembre a Doha, la violenza continua, con attentati e uccisioni mirate, di operatori dell’informazione, di giudici, medici, figure politiche e religiose nonché attivisti dei diritti. Omicidi che vengono attributi i per lo più ai talebani, nonostante questi ultimi continuino a smentire di prendere di mira i civili.