Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“Tre afghani su quattro sono già costretti a prendere il cibo a credito, mangiano il cibo meno nutriente, rinunciando a carne, latticini e verdure. Riducono le porzioni e molti genitori saltano i pasti per far mangiare i figli. Quindi, in pratica, quasi tutti sono sull’orlo di una fame disperata”. E’ la drammatica testimonianza da Kabul di Mary-Ellen McGroarty, direttore nazionale del Programma Alimentare Mondiale (Pam-Wfp) in Afghanistan, proprio mentre sono ripresi, dal 12 settembre, i voli umanitari verso l’aeroporto della capitale afghana.
Raggiunta non solo Kabul, ma anche Kandahar e Herat
I voli del Servizio Aereo Umanitario delle Nazioni Unite (Unhas), gestito dal World Food Programme, verso l’Afghanistan, dopo il ritiro delle forze straniere e la presa di potere dei talebani il 15 agosto, erano ripresi in realtà dal 29 agosto collegando Islamabad in Pakistan con le città afghane di Mazar-i-Sharif, Kandahar e Herat. Questo permette agli operatori umanitari e ai beni di soccorso più urgenti di raggiungere in diverse località del Paese tantissimi afghani disperati. Beni anche non alimentari, come rifornimenti medici e altri beni di emergenza, per conto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
La crisi legata ai disordini politici, siccità e inflazione
Secondo l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, Premio Nobel per la pace 2020, il 93 per cento delle famiglie afghane fatica ad avere cibo sufficiente, a causa della grave recessione economica provocata dai disordini politici, la siccità, l’aumento vertiginoso dei prezzi del carburante e del cibo, la mancanza di contanti nelle banche e il crollo della valuta. Il Pam-Wfp e altre agenzie stanno mobilitandosi per rispondere ai grandissimi bisogni della popolazione prima che sia troppo tardi, con l’inverno che si avvicina e che renderà irraggiungibili parti del Paese, lasciando milioni di persone vulnerabili con molto poco per sopravvivere.
Appello ai donatori: 200 milioni di dollari per salvare il Paese
Al World Food Programme servono 30 milioni di dollari dai donatori per mantenere attivo questo fondamentale servizio aereo, in aggiunta ai 200 milioni di dollari indispensabili per rifornire gli stock e trasportare cibo nel Paese prima dell’inverno. Attraverso i suoi sei uffici nel paese, il Pam-Wfp sta potenziando i suoi interventi: con i suoi convogli di cibo, solo nel mese di agosto, nonostante la difficile situazione politica, oltre 400 mila persone hanno ricevuto assistenza. Ma serve molto di più per evitare una catastrofe umanitaria. L’agenzia umanitaria deve raggiungere 9 milioni di persone al mese entro novembre per raggiungere l’obiettivo programmato di 14 milioni per la fine dell’anno.
Più di cento squadre mobili sanitarie del Wfp-Pam
Dall’inizio del 2021, il Pam-Wfp ha assistito oltre 6,4 milioni di persone, inclusi 470 mila sfollati causato dal conflitto tra il governo e i talebani. Tra loro, anche 170 mila donne incinte e che allattano e 750 mila bambini che hanno bisogno di cure per la malnutrizione o che rischiano una grave malnutrizione. E continuerà a consegnare assistenza nutrizionale, aumentando le unità di cliniche mobili della salute per rispondere alle difficoltà per donne e bambini di raggiungere gli ospedali. Dall’inizio di agosto, il Wfp ha messo in campo 34 squadre mobili sanitarie, per un totale di 117 squadre. In previsione di ulteriori bisogni alimentari e nuove difficoltà nelle catene di rifornimento, l’agenzia delle Nazioni Unite sta posizionando cibo e altri beni di soccorso in punti strategici ai confini con il Pakistan, il Tajikistan e l’Uzbekistan. Un hub logistico di 5 mila metri quadrati è in fase di completamento a Termez, in Uzbekistan.