Fausta Speranza – Città del Vaticano
A poche ore di distanza, dopo Kunduz, anche la città di Sar-e-Pul, nel nordovest dell’Afghanistan, è caduta oggi nelle mani dei talebani, che hanno conquistato così quattro capoluoghi di provincia in tre giorni. Venerdì scorso i talebani hanno conquistato la prima città capoluogo provinciale dal 2016. La città, caduta senza particolari resistenze da parte dell’esercito afghano, è Zaranj, e si trova nella provincia di Nimruz, vicino al confine afghano-iraniano. Sabato, poi, i talebani hanno preso il controllo di una prigione a Sheberghan, nel nord del Paese, vicino al confine col Turkmenistan, liberando centinaia di detenuti. Secondo i media internazionali la città, a sua volta capoluogo, è ora interamente controllata dai talebani.
La conquista di Kunduz rappresenta un importante obiettivo per i talebani, che prima nel 2015 e poi nel 2016 avevano invaso brevemente la città, ma senza riuscire a controllarla a lungo. “I talebani – ha riferito un consigliere provinciale di kunduz, Mohammad Hussein Mujahidzada – hanno circondato un battaglione dell’esercito alla periferia della città. Ora l’intera città è sotto il controllo dei talebani, dopo intensi combattimenti tra gli insorti e le forze locali. L’emittente Tolo News riferisce di decine di negozi ed edifici che si trovano vicino all’aeroporto di Kunduz e al quartier generale della polizia colpiti dalle fiamme nella notte a causa dei combattimenti. Da parte sua il ministero della Difesa di Kabul spiega che l’esercito è impegnato nel tentativo di riconquistare terreno.
Paura nel sud
Dalla città di Lashkar Gah, che si trova nella provincia meridionale di Helmand, arrivano accorati allarmi. Nella zona la presenza degli insorti era già molto forte prima dell’ultima grande offensiva militare, iniziata un anno fa. Le testimonianze da Lashkar Gah raccontano di persone che hanno lasciato le proprie case, dell’ospedale cittadino sotto pressione e di truppe governative male equipaggiate.
Dopo una guerra di 20 anni
Il gruppo estremista ha controllato il Paese tra il 1996 e il 2001, fino all’invasione statunitense decisa a seguito degli attacchi terroristici a New York e Washington dell’11 settembre 2001. Si voleva scovare i vertici di al Qaeda, gruppo ritenuto responsabile al quali i talebani offrivano protezione. In Afghanistan dunque gli Stati Uniti hanno combattuto una guerra di 20 anni, iniziata proprio con il rovesciamento del regime talebano, nell’ottobre del 2001.
Nell’ultimo anno, dopo che il governo statunitense aveva annunciato il ritiro delle proprie truppe dal Paese, i talebani sono riusciti a prendere il controllo di circa la metà dei 400 distretti in cui è diviso l’Afghanistan, consolidando la propria presenza soprattutto nelle zone rurali. Ora hanno iniziato a puntare anche alle città: hanno aumentato la pressione su Herat, nell’ovest, su Kandahar, nel sud, e su Mazar-i-Sharif, nel nord, dove fino a non molto tempo fa era impensabile una presenza così forte da parte dei talebani. E hanno iniziato diverse offensive attorno alla provincia di Kabul, la capitale, che si teme possa trovarsi presto assediata dagli insorti con l’obiettivo di costringere il governo afghano alla resa.
Sullo sfondo il ritiro degli Stati Uniti
Il ritiro delle truppe statunitensi è certamente in relazione con l’avanzata talebana. L’accordo sul ritiro e’ stato raggiunto nel febbraio dello scorso anno, dopo estenuanti trattative tra talebani e l’amministrazione statunitense dell’allora presidente Trump. Il governo afghano non è stato coinvolto in quelle trattative. Poi il presidente Joe Biden ha annunciato che sarà completato entro l’11 settembre 2021.